
ROMA- Poverino: tutti ricordano i sorrisi e l’ottimismo alla Berlusconi lanicato durante la campagna per il referendum. Era convinto di poter essere l’uomo solo al comando di intera nazione sulla scia delle dittature più moderne. S’era costruito una legge elettorale a misura d’uomo capace di portarlo in parlamento con una maggioranza da lui costruita senza che nessuno potesse contrastarlo nelle decisione. Ha messo suoi uomini e donne nei posti chiave delle istituzioni per avere parola facile un po’ ovunque. Ora, però, per Renzi si avvia una fase che molto probabilmente potrebbe metterlo in un angolo.
La scissione all’interno del PD si fa sempre più concreta. D’alema, Bersani, Emiliano e altri uomini chiavi del PD, forti elettoralmente nei territori, sono pronti a rimettersi in gioco senza il PD. Non hanno altre alternative, poiché ora la situazione del PD, numericamente, è tutta a favore di Renzi. Nei territori però la cosa non è così. Nelle realtà locali Renzi è perdente, perché molti del PD non condividono le scelte politiche del partito guidato da Renzi, e sono pronti a voltargli le spalle stanchi dei suoi messaggi di ottimismo non realizzati.
Se la scissione fosse concretizzata, il PD si dividerebbe in due tronchi con uno, quello gestito da Renzi, che arriverebbe anche al 20%, un altro, quello gestito dagli scissionisti, che si attesterebbe intorno al 14%. È una nuova visione della politica dei partiti che ormai da forza e consistenza a partiti o movimenti che combattono questo modo di agire dei partiti italiani.
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