
Era il 1992-93 quando per la prima volta ho dovuto difendere la mia terra a chilometri di distanza. In queste settimane sono stato costretto a difenderla di nuovo e, guarda caso, nuovamente sulla questione rifiuti. Nauseato e schifato, ho gettato la spugna: “Ho detto avete ragione, in Campania facciamo schifo”.
Le strade sono di nuovo piene di rifiuti. Ma cosa sta succedendo? Ebbene la situazione peggiora perché al momento gli stir sono saturi, quindi per i comuni ci sono evidenti difficoltà di conferimento. La situazione è grave un po’ dappertutto, anche se non siamo in piena emergenza rifiuti. I comuni fanno salti mortali per garantire ai cittadini la pulizia delle strade, ma non sempre ci riescono. Ci sono comuni che prelevano i rifiuti, mettono i camion in aree di sosta, in alcuni casi nei campi sportivi, e sperano di poter conferire durante la giornata, per poter rifare il giorno dopo la raccolta. Tutto questo a causa della saturazione degli stir (gli stabilimenti di tritovagliatura e imballaggio dei rifiuti) che sono pieni e costringono i camion delle aziende comunali a lunghe attese con i rifiuti nel cassone. Una volta c’erano i consorzi, oggi ci sono gli ambiti, ma la musica non è cambiata per niente. Fa sorridere il fatto che le gare per smaltire quei rifiuti preparati negli stir vanno spesso deserte, per questo si sono accumulati e i camion restano in coda. I comuni cercano di porre rimedio a questo inconveniente, ma si trovano anche a dover combattere contro i prezzi di smaltimento. Infatti, molti comuni, lamentano che i prezzi sono lievitati di molto. Se prima si parlava di circa 170-90 euro a tonnellata, ora si dovrà firmare contratti da 250-300 euro. APPLAUSO!!! Chiaramente questi costi aggiuntivi devono pagarli i cittadini nelle prossima bolletta della “munnezza campana”.
Va detto che ormai la questione rifiuti è globale. L’Inghilterra, ad esempio, ha comprato quote di conferimento in Europa a prezzi altissimi, quindi va ad aumentare la concorrenza in termini di prezzi. I costi dello smaltimento ricadono sui cittadini.
La situazione potrebbe aggravarsi dal primo settembre in poi, quando per 35 giorni chiude il termovalorizzatore di Acerra e, quindi, i rifiuti vanno stoccati in siti di fortuna. La Regione sta monitorando il lavoro dei Comuni di tutta la regione per l’allestimento di aree di stoccaggio temporaneo. Per venerdì alle 11 il vicepresidente Fulvio Bonavitacola ha convocato una riunione con le 5 società provinciali di raccolta e i 7 enti d’ambito, per definire il programma degli interventi per lo stop di Acerra.
Ma il problema rimane a monte: in Campania non esiste al filiera dei rifiuti. Continuiamo a impacchettarli e spedirli altrove pagando ulteriori oneri. Non esiste il compostaggio. Non esistono gli inceneritori, insomma, in Campania non esiste nulla perché nulla si è costruito.
Anche la qualità della differenziata è calata di molto. Spesso l’umido viene rimandato indietro dagli impianti di compostaggio fuori regione. E qui entra in gioco l’inciviltà dei cittadini che non rispettano le regole adottate per la differenziata. In questo momento è in atto una crisi estiva dei rifiuti che abbraccia un po’ diverse città e comuni, ma tutto dipende da quello che sta succedendo negli Stir. Va evidenziato che lo stato, ancora una volta, è il super assente, perché la questione rifiuti, a questo punto, deve essere risolta dallo stato centrale, iniziando dai prezzi di conferimento, e non più dai singoli comuni. In Campania ci vuole qualcosa di forte per rompere l’infinita questione rifiuti, e lo stato è l’unico che può farlo. I cittadini, ancora una volta, silenti assistono alla rovina della loro vita. Mai si decidono, in massa, ma proprio tutti, a consegnare le schede elettorali, e dire noi non andiamo mai più a votare finché la Campania non rinasce.
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