
ROMA- sarà di sicuro l’inchiesta della magistratura a fare chiarezza su quello che è successo prima che sull’albergo di Rigopiano cadesse la slavina. Ormai è chiaro un po’ a tutti che la macchina che doveva muoversi per far scendere i clienti dell’albergo non si è mossa, anzi, è stata ignorata e sottovalutata prendendola addirittura per una bufala.
È vero che ormai le bufale sono alla portata del giorno, specialmente sui social network, ma sottovalutare un allarme lanciato da chi aveva visto cadere una slavina sull’albergo ed aveva al suo intrappolati moglie e figli, è del tutto assurdo.
Ma ora tra le carte della procura ci sono diversi elementi che possono portare dritti a delle responsabilità. Agli atti ci sono le diverse registrazioni tra chi telefonava per chiedere aiuto, e ora, c’è anche un’email inviata dal proprietario dell’albergo che chiedeva aiuto poiché i clienti volevano andare via ma le strade erano sbarrate dalla neve. La donna che nel tardo pomeriggio di mercoledì rispose alla chiamata di Quintino Marcella al 113, bollando l’allarme come una bufala, sarebbe una dirigente della prefettura di Pescara. A identificarla sono stati i carabinieri. Fondamentale per ricostruire il flusso delle richieste di aiuto da Farindola e la risposta della macchina dei soccorsi sarà anche l’analisi dei cellulari dei clienti dell’albergo.
La prefettura chiarisce che le indagini vanno avanti, e se ci sono delle responsabilità saranno accertate e chi è responsabilità risponderà dell’innegligenza nell’aver sottovalutato la drammaticità delle ore successive alla tragedia della slavina. una dato è certo, i clienti dell’albergo volevano andare via dopo le scosse di terremoto che avevano interessato la zona, quindi tutti erano pronti per scendere a valle, soltanto che la slavina ha fermato tutto.
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