
Autunno 2014. Roma, quartiere Prati. Nei giardinetti prospicienti il palazzo della Cassazione, il giornalista e scrittore Roberto Gervaso, siede su di un panchina, per godersi il sole di una tipica “ottobrata romana”, quando la sua attenzione viene carpita dal rumore del motore di una Ape che, sfrecciando tra le alte palme che delimitano l’area verde, si ferma per far scendere il passeggero, un attempato giramondo.“Allora, ciao Mimì!…ci si vede al Tufello la prossima settimana…me raccomando, nun combina’ macelli, che poi me tocca venire a riprenderti!…”, urla dal finestrino il conducente, prima di dileguarsi. “Oh, non ce sta niente da fa’,! deve sempre strilla’…Che poi , che te strilli?… io so’ vecchio, ma ce sento ancora, mica so’ rintronato!…io, c’ho una capoccia e un udito che… modestamente!…”, commenta compiaciuto l’estroso senzatetto, rivolgendosi a Gervaso: “Ma lei lo sa che c’ha ‘na faccia conosciuta?…ma dica la verità : lei è un vips?…uno importante, uno famoso, insomma…no, perché c’ha ‘na certa fisionomia che…poi, co’ ‘sto papillion…lei… lei me sa che è ‘n’intellettuale…forse ‘n’poeta…no, uno scrittore!…sì!…lei è coso: Gervasio, Gervaso!, quello degli aforismi!…”. “Bravo!…lei è molto perspicace…oppure molto fisionomista!…”, esclama il giornalista, ripiegando le pagine di un quotidiano che, fino a quel momento, era intento a leggere. “Che, è il giornale di oggi ?…Dotto’, che me farebbe dare ‘na sbircitina?….”,domanda il giramondo, accompagnando la richiesta con un sorriso. “Sì, è di oggi, ma scusi, perché vuol sapere che cosa accade?…lei sta tanto bene così!…fossi io al posto suo!…niente scocciature, niente brutte notizie!…”, constata Gervaso, subito interrotto dal simpatico giramondo: “E soprattutto dotto’: nente tasse!…Ah sì, da ‘sto punto de vista , lo può di’ forte…la mia è proprio ‘na gran bella vita!…io poi sarei ‘n’artista, dotto’, ‘n’pittore… se figuri che ho girato il mondo, ho vissuto un po’ dovunque: Londra, Madrid, Parigi…diciamo pure che ho fatto quello che ho voluto…niente famiglia, niente figli…libero!…libero, dotto’, libero come ha detto lei: come il vento!…Qualcuno , quando me vede, quando vede uno come me , pensa: “Guarda quello là, poverino, che pena, com’è solo!”, ma solo de che?, aho!…guardate che io c’ho ‘n’sacco d’amici a Ponte Milvio, a Borgo Pio, ar Tufello… A dotto’ l’ha visto quello che m’accompagnato prima…quello è Mario, l’amico mio der Tufello!…La verità è che fa’ er giramondo è ‘na vocazione…ci si deve nascere ed io ce so’ nato e vivo benissimo così!…”. “Sì vede, sa?…glielo si legge in viso, basta guardarla!…”, concorda il giornalista e scrittore, “ed io la invidio molto…la invidio perché lei è sereno, lei è un uomo pieno di gioia, mentre io, io ho un cane nero, un cane nero dentro che ogni tanto torna a trovarmi e che mi divora il cuore…poi, io lo addomestico, lui diventa mansueto e si addormenta fino a scomparire , lasciandomi esausto… Allora e solo allora, una volta uccisa la belva feroce, nel buio che avvolge l’anima , si apre uno spuraglio e dalla finestra filtra un raggio di luce ed è l’inizio della rinascita…ma io non mi illudo, perché so che tornerà!…Del resto, cosa vuole, caro mio, con quel cane oscuro chiamato depressione, ci vuole pazienza, tanta pazienza!…”.
“Perché invidio l’ultimo vagabondo che incontro per strada , alla stazione, sui gradini di una chiesa? Il cane nero, il male oscuro , è un’ossessione senza fine, che non ti dà tregua, non si placa mai. Una lancia che ti si conficca nel costato , un coltello che ti scalca il cuore. Chi non conosce questo morso feroce ti esorta a farti coraggio. Ma come ti può comprendere chi non è mai entrato in questo antro infernale?”. Così, il giornalista e scrittore Roberto Gervaso, in un’intervista, a proposito della depressione da cui era affetto. Nato a Roma, il 9 luglio del 1937, si trasferiesce con i genitori a Torino, dove, si laurea in Lettere con una tesi sul filosofo Tommaso Campanella. Attratto sin dall’adolescenza dalla scrittura e dal Giornalismo, nel 1960, dopo un periodo di studi negli Stati Uniti, grazie al mentore Indro Montanelli, entra come redattore presso la sede milanese del Corriere della Sera. In seguito, spostatosi a Roma, prosegue la sua carriera, ottenendo fra gli anni Sessanta e Settanta una certa notorietà per la scrittura a quattro mani ,con lo stesso Montanelli ,di sei volumi, dal 3° all’8°, della “Storia d’Italia”, opera per la quale si aggiudica nel 1967 il Premio Bancarella. Poi, abbandonato il quotidiano di Via Solferino nel pieno degli anni Settanta, collabora con altri giornali e con nuovi media quali la radio e la televisione. Nel 1980, infatti, tiene una rubrica di interviste all’interno del programma di Pippo Baudo “DomenicaIn”, riproposta nel 1984-1985 nella trasmissione di Corrado ,”Buona domenica“. Passato sulle reti Fininvest, dal 1996 al 2006, conduce i programmi : “Peste e corna” e “Peste e corna e…Gocce di storia” , in onda tutte le mattine, alle 7:30 su Rete4. Penna arguta per “Il Mattino”, “Il Messaggero”, “Il Gazzettino” e “Il Giornale”, negli stessi anni non trascura di scrivere editoriali di politica e di costume , di tenere rubriche di caustici aforismi e di pubblicare per le case editrici Bompiani, Rizzoli e Mondadori, saggi storici (“Storia delle Crociate”, “Garibaldi, garibaldini e garibaldesi“, “I fratelli maledetti. Storia della Massoneria”, “Il tempo della tavola. Il rapporto uomo cibo dalle origini all’età contemporanea” e ” Lo stivale zoppo. Una storia d’Italia irriverente dal fascismo a oggi“), biografie ( “Cagliostro. Storia di Giuseppe Balsamo, mago e avventuriero”, con cui ottiene il secondo Premio Bancarella, “Casanova”, “I Borgia”, “Nerone”, “Claretta. La donna che morì per Mussolini” e “La bella Rosina. Amore e ragion di Stato in Casa Savoia“), ritratti (“La pulce nell’orecchio. Interviste famose” e “La mosca al naso. Interviste famose”, “A tu per tu con il passato. Interviste immaginarie”, “Sotto a chi tocca. Interviste famose”, volumi nei quali racchiude colloqui con personaggi del calibro di: George Simenon, Salvator Dalì, Arthur Miller, Andres Segovia,Lauren Bacall, Michail Gorba ciov e David Rockfeller),ritratti storici ( “I sinistri. Da Mussolini a Scalfaro”, “I destri. Da D’Annunzio a D’Alema” e “Ve li racconto io. A tu per tu con i protagonisti del Novecento“), storie d’amore (“Appassionate. Storie d’amore e di potere”, “Amanti. Storie di cuori e di potere), raccolte di aforismi (“Il grillo parlante“), romanzi e gialli storici ( “La monaca di Monza. Venere in convento” e “Scandalo a corte. La collana della regina“), galatei erotico-sentimentali (“La vita è troppo bella per viverla in due. Breve corso di educazione cinica”, “L’amore è eterno finché dura” e “Se vuoi che t’ami …Galateo erotico”)e saggi di vari tipo( “Di me, tutto. Lettera a mia madre”, “Peste e corna. La seconda Repubblica : due anni di politica-avanspettacolo”, “Italiani pecore anarchiche”, “Qualcosa non va”, Premio Cimitile nel 2005, “Io la penso così. Contro l’Italia dei disvalori”).Affetto da una depressione ciclica, nella sua esistenza conosce ben tre periodi bui, segnati dalla malattia: nel 1960, a soli 23 anni, nel 1980, a 43 anni, e nel 2008, a 71 anni, che sconfigge grazie alla passione per la scrittura e alla curiosità per la vita e per il mondo. Ancora di recente in libreria, compiuti e passati gli ottannt’anni , con i libri: “Ho ucciso il cane nero. Come ho sconfitto la depressione e riconquistato la vita” e “Le cose come stanno. L’Italia spiegata alle persone di buon senso”, si è spento lo scorso 2 giugno , in ospedale, a Milano, dopo una lunga malattia, circondato dall’affetto dei cari, la moglie Vittoria, la figlia Veronica, anch’essa giornalista, e i tre nipoti, e dagli amati libri di Seneca, che ha voluto leggere fino alla fine. I funerali, si sono tenuti sabato 6 giugno, a Roma, nella chiesa degli Artisti di piazza del Popolo. Numerosi, i messaggi di cordoglio inviati in occasione della sua scomparsa dalle più alte cariche dello Stato, come il Presidente della Repubblica Mattarella, che ha espresso alla famiglia le sue condoglianze “per la scomparsa di un uomo di finissima cultura , protagonista per lunghi anni del Giornalismo e della vita culturale del nostro Paese”. Ma a congedarsi dai suoi lettori e telespettatori è stato lui stesso, con un suo aforisma: “La vita è un’avventura con un inizio deciso da altri, una fine non voluta da noi, e tanti intermezzi scelti dal caso, a caso”.
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