
ROMA- Numeri, sempre numeri, e solo numeri. Si parla di ottimismo quando una sola azienda su cento richiede lavoratori. Ma dove sta l’ottimismo se l’offerta è minore della richiesta? La platea di richieste comprende i settori dell’industria e dei servizi con almeno dieci dipendenti. Le imprese cercano personale che non trovano sul mercato del lavoro, perché magari le competenze richieste sono differenti da quelle disponibili. Ma nessuno dice la verità, come sempre. La crisi ha ‘prodotto’ 3 milioni di disoccupati dal 2008, tutti lavoratori che non trovano nessuna collocazione.
Ma andiamo per ordine. I numeri dettano un ottimismo inesistente, poiché, come sempre, la realtà è ben diversa. Può anche essere vero che ci sono aziende che cercano dipendenti, ma è altrettanto vero che le condizioni economiche offerte il più delle volte non permettono spostamenti per recarsi a lavoro. Mi spiego meglio: ammettiamo che una persona trova lavoro, oggi le retribuzioni sono bassissime e con l’euro sono addirittura peggiorate, quindi se un soggetto intende spostarsi non so dalla Calabria a Bologna perché c’è una richiesta di lavoro, succede che con quello che guadagna non riesce nemmeno a sostenersi da solo. Lo spostamento comporta l’affitto di una casa con tutti i nessi e connessi. Oggi un affitto non lo trovi inferiore a seicento euro per un monolocale, ciò significa che con uno stipendio di 1200-1300 euro non si può in nessun modo vivere, perché sottratto l’affitto e i nessi che derivano per mantenere una casa: luce, gas, condominio, tarsu, acqua, resterebbe meno della metà. Con il resto dei soldi devi spostarti per andare a lavoro, mangiare e fare tutto quello che occorre per vivere quotidianamente. Insomma, è impossibile, resta zero, anzi vai sotto. Così le persone ci pensano su e non accettano.
Va anche detto che il lavoro è diventato una schiavitù, specialmente nei servizi. C’è gente che deve lavorare 12 ore al giorno per guadagnare 20 euro al giorno. Non è una bugia, domandatelo ai tanti giovani che pure di non rimanere a spasso lavorano nei call center e nei locali come bar, ristoranti e pizzerie. Purtroppo nessuno ve lo dice, e la politica tenta di esultare quando legge dei numeri favorevoli del che sono sempre dello zero virgola. Balle.
Tutto bene, non proprio: male l’occupazione giovanile, che per lʼOcse, l’organismo internazionale per lo sviluppo e la cooperazione economica, in Italia è peggiorato il dato sulla disoccupazione giovanile. Il nostro Paese è in forte controtendenza rispetto al resto dell’europa (+0,6 punti, dal 35,1% di agosto al 35,7% di settembre). Peggio ha fatto solo il Portogallo (0,9 punti a 25,7%). Nella zona euro, il tasso di disoccupazione è invece calato di 0,1 punti, a 8.9%, nello stesso periodo. Le più notevoli riduzioni vengono segnalate in Lettonia (-0,3, a 7.9%) Belgio (-0,2, a 7,1%), Portogallo (-0,2, a 8,6%) e Repubblica slovacca (-0,2 a 7,2%). La Grecia resta il paese dell’area Ocse con un tasso piu’ alto di disoccupazione (al 21%), seguita dalla Spagna (16,7%), Turchia (11,3%) e Italia (11,1%). Tutti gli altri paesi, secondo i dati dell’organizzazione parigina, hanno tassi inferiori al 10%.
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