
In questi giorni di vacanze i dialoghi tra le persone, specialmente sulle spiagge, sono un modo per passare un po’ di tempo. Il sentimento unanime che si evidenzia nelle chiacchierate marine, si concentra inevitabilmente sul lavoro. La questione lavoro è delicata da Nord a Sud, ma al Sud la situazione è degenerativa e presenta problemi insormontabili.
Nei vari dialoghi emerge un altro fattore penalizzante che riguarda il meridione. A raccontarlo sono i giovani. Emerge un’ulteriore divisione tra nord e sud per quanto concerne le retribuzioni. Nei ragazzi meridionali si legge una rassegnazione che pone degli interrogativi.
Innanzitutto, il fattore abbandono della propria terra per trovare una sistemazione rimane al primo posto. Tutti vogliono sistemarsi per uscire dallo schiavismo autorizzato che si vive al sud. Nessuno deve torcere il naso, perché è la pura verità. I ragazzi raccontavano che una stessa azienda, al nord paga stipendi regolari, 1200/1300 mensili più bonus e provvigioni varie, al sud, lo stesso marchio, retribuiscono stipendi da 500/800 mensili senza bonus e provvigioni. Com’è possibile che la stessa azienda al nord abbia un tipo di retribuzioni e al sud un altro? Eppure è così.
Si registra un vero vizio di forma, dove chi chiede lavoro e lo ottiene deve attenersi a delle regole ben precise. È come se il sud fosse una terra di conquiste, e dove tutto è concesso in nome del lavoro, anzi, per disperazione lavorativa.
Già da questo si può capire come tutti vogliono usare e approfittare del sud. Non solo i politici, ma anche chi crea lavoro o i grandi gruppi industriali e commerciali, chiedono al sud quello che non chiedono al nord. Non è solo la criminalità a non rispettare le leggi, ma sono proprio tutti a non rispettarle. Il sud sembra essere una terra di conquista per tutti. A farne le spese sono ancora i cittadini, che pur di lavorare, si accontentano di tutto e subiscono ricatti. Non hanno altre alternative.
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