
La fase due è caratterizzata da una serie di incongruenze, ma le proteste in questo momento inscenate da politici, aziende e imprese, sembrano un tantino esagerate. Si protesta in un momento tragico, dove ogni giorno continuano a morire 400/500 persone. Ogni dieci giorni scompare un paese di 4000/5000 abitanti. Finora sono più di 27mila i morti per questa infame epidemia. Il numero è tristemente destinato a salire. Gli unici che non possono protestare, come stanno facendo politici, aziende e imprese, sono proprio questi ventimila soggetti che hanno perso la vita. Se ne sono andati in piena solitudine senza più vicino gli affetti.
Quello che sta succedendo in queste ore è una mancanza di rispetto per tutti questi morti, e anche una mancanza di rispetto per tutti quelli che si avviano alla morte. In questo tragico momento si lotta per salvare vite umane, invece una consistente parte da importanza solo all’economia. Nessuno dice che l’economia non è importante, per carità, ma una economia si può costruire dopo le tempeste, ma le vite umane che sono andate via non si possono più costruire. Bisogna prendere atto che abbiamo costruito un mondo volgare e irrispettoso nei confronti della vita. È sotto gli occhi di tutto l’atteggiamento popolaresco di alcuni politici seguiti a ruota da chi crede che può esserci una economia senza la vita. La politica è caduta in basso, anche davanti alla morte pensa al potere economico.
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