
Con onestà intellettuale dobbiamo riconoscere che ci vuole coraggio fare il sindaco di una comunità, piccola o grande che sia. I sindaci sono i veri eroi della Repubblica Italiana. Sono gli unici che fanno politica sul campo. Quotidianamente sono a contatto con i cittadini. Sono i primi che conoscono da vicino le difficoltà e le esigenze dei cittadini. Si prodigano per risolvere i problemi, a volte ci riescono, a volte è difficile risolverli.
Da quando è finita la prima Repubblica, i sindaci sono stati sommersi di responsabilità. Inoltre, sono stati privati delle risorse necessarie per affrontare il mandato amministrativo. Le competenze rilegate alle regioni, hanno causato più danni che benefici. Si sono formati due poteri incontrastabili: stato-regione, che impediscono ai sindaci di poter governare con tranquillità, poiché le risorse sono erogate col contagocce.
Negli ultimi anni i comuni sono piombati in enorme difficoltà, causa una crisi economica che impedisce ai cittadini di onorare le tasse comunale. Le difficoltà ci sono, e i sindaci sono gli unici che lo sanno, poiché toccano con mano l’inasprirsi della povertà che si diffonde nei propri territori. Chi governa lo stato o la regione, percepiscono sommariamente quella che è la situazione reale. Chi invece raccoglie le istanze dei cittadini sono proprio gli enti comunali che, spesso, non sanno come muoversi.
Ci sono tre classi dirigenti parallele, una è quella statale, nascosta nei palazzi dorati della Repubblica. L’altra è quella chiusa nelle stanze succulente delle regioni. Proprio nei confronti di quest’ultima i sindaci sono costretti a chiedere la carità per mandare avanti la loro comunità. Mentre la terza è la vera classe dirigente che fa politica. Proprio i sindaci e i consigli comunali vivono le pressioni dei cittadini, e diventano cavia preferite anche degli altri due poteri politici.
I sindaci vanno messi in condizione di lavorare serenamente. A loro devono essere concessi strumenti che snellisco e non sviliscono l’attività di giunta. Ma non è così. Nello specifico, i comuni devono risolvere i problemi che non riescono a risolvere né lo stato né le regioni. Sono continuamente soggetti a pressioni che giungono da tutte le parti. Chiaramente in questo “nauseante sistema” a farne le spese sono le comunità. Le stesse che poi sono oggetto di massima attenzione nei trenta giorni di campagna elettorale, quando bisogna rinnovare il parlamento o i consigli regionali, una volta presi i voti, tutto finisce nel dimenticatoio, lasciando in mano ai sindaci la patata bollente.
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