
ROMA- Forse sarà perché il M5S sente odore di vittoria alle prossime politiche o, forse, il timore di andare a governare e non essere capaci di gestire quello che per il movimento è stato il cavallo di battaglia, ovvero l’uscita dall’euro. Un insieme di cose che sono racchiuse nelle parole del vice presidente della camera Luigi di Maio dette a cernobbio, e che portano il M5S a rinnegare le sue origini politiche per cui sono riusciti ad entrare in parlamento. Va anche detto il M5S è un incubatore di elettori di diverse visioni politiche, quindi questa marcia indietro può solo danneggiare e non aiutare.
“Io porto a questo tavolo l’idea di governo del M5S, fondata sulla innovazione tecnologica –ha detto Di Maio alla platea di cernobbio – Noi vogliamo una Italia smart nation, che investa nelle nuove tecnologie sia nel pubblico sia nel privato. Quindi che cominci a creare lavoro e valore. Il Movimento 5 stelle non vuole uscire dall’Unione Europea, e considera il referendum sull’uscita dell’euro una “extrema ratio” per avere più potere nel contrattare alcuni trattati come il fiscal compact. Sulla politica monetaria noi abbiamo avuto il merito di scatenare il dibattito e a questo è servito il tema che abbiamo posto del referendum sull’euro come peso contrattuale, come estrema ratio e via di uscita nel caso in cui i paesi del Mediterraneo non dovessero essere ascoltati, ma noi non siamo contro l’Ue“.
Parole che fanno riflettere, perché hanno un sapore di un cambiamento molto probabilmente dettato dalla consapevolezza acquisita in questi cinque anni vissuti nel parlamento italiano, coscienti che le difficoltà per guidare l’Italia sono tante. Difficoltà che fanno parte di un sistema che spesso è condizionato da quei poteri esterni che gestiscono le sorti dei singoli stati, e uno di questo è proprio l’Europa e il suo euro. Quindi Di Maio ha dettato nel corso del dibattito a Cernobbio, una nuova linea guida per il movimento in vista dell’impegnativo appuntamento elettorale del 2018.
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