
ROMA- I dati sulla violenza sulle donne sono sempre più sconcertanti: si è passati dal 24% rispetto al totale nel 2007, alla percentuale ben più grave del 37% nel 2016 (leggi qui tutti i dati). Numeri che la dicono lunga su come le politiche poste in essere siano efficienti in merito alla violenza sulle donne. C’è un altro dato che pone degli interrogativi, e si tratta degli investimenti pubblici che mirano ad eliminare la piaga della violenza. I piani antiviolenza per i prossimi tre anni, strategie concrete a 360 gradi, se vogliamo anche molto ambiziose, sono passati ad un fondo 33 milioni. Troppi soldi per prevenire la violenza sulle donne o magari questi soldi sono spesi male e non arrivano veramente al loro serio utilizzo.
Nel 2013 i centri antiviolenza erano 188 e 163 le Case rifugio, oggi sono passati i primi a 296 e le seconde a 258. Ma, ad oggi, non c’è una mappatura vera dei centri antiviolenza. Il problema nasce dalla prima intesa sui centri antiviolenza, stipulata nel 2014, dove gli standard dei centri antiviolenza e case rifugio erano molto generici, tanto che una marea di associazioni che fino a quel punto si erano occupate di altro, hanno modificato lo statuto e accedere ai fondi. Spero che avete capito perché la violenza sulle donne non diminuisce: i centri antiviolenza sono cresciuti come funghi nei boschi, ma la crescita al sostegno delle donne non è un reale beneficio che arriva dritto a sostegno delle donne.
E se parliamo dei fondi completiamo un quadro impietoso di come vengono spesi i soldi per aiutare le donne. Su questa questione è dovuta intervenire anche la corte dei conti a denunciare la cosa. Poiché le regione investono tanto in termini di risorse, ma non c’è molta trasparenza su come vengono utilizzati e quali sono i beneficiari e cosa fanno con quei soldi. Ad esempio, in Campania sono stati assegnati 1,2 milioni ma dal report le caselle relative ai beneficiari e i progetti finanziati sono vuote. Peggio ancora va in Sardegna. Risulta che la Regione abbia ricevuto 384mila euro dallo Stato. Ma dal monitoraggio risulta che i fondi nemmeno sono stati stanziati a centri o progetti.
Per concludere, si fa tanto paralare di violenza sulle donne, tante associazioni scendono in campo per sostenere le donne, i fondi cadono a piaggia, ma alla fine le forze dell’ordine diramano i numeri dove si capisce che qualcosa non funziona, poiché la violenza non è diminuita ma è aumentata. A questo punto c’è un fallimento che qualcuno vuole nascondere, perché se i numeri aumentano significa che le donne non stanno beneficiando a pieno delle risorse a loro destinate.
Ma come sempre non bisogna fare di tutta un’erba un fascio: ci sono tanti centri antiviolenza che lavorano con spirito di sacrificio, con il cuore, con passione e fanno il bene esclusivo delle donne. Però sono sopraffatti da chi usa la violenza solo per apparire e non fa il bene delle donne. È nostro compito combattere i secondi, perché le risorse devono essere spese esclusivamente per aiutare le donne ad uscire dal momento di disagio, come bisogna prevenire il reato alla fonte per evitare che i numeri salgono invece di diminuire.
Articoli simili: