
ROMA- Il censimento ufficiale, giunto alla settima edizione, che fotografa l’universo cancro in tempo reale grazie al lavoro dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM), dell’Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM) e della Fondazione AIOM, raccolto nel volume ‘I numeri del cancro in Italia 2017′, presentato al Ministero della Salute, evidenzia che nel 2017 i casi di tumori accertati sono stati 369mila.
Boom di cancro al polmone fra le donne. Sono indicative anche le differenze territoriali: al Nord ci si ammala di più ma al Sud si sopravvive di meno. Il dato positivo, tuttavia, è che grazie a terapie efficaci e campagne di prevenzione sono aumentate del 24% in 7 anni le persone vive dopo la scoperta della malattia. I casi stimati nel 2017 sono 192.000 fra i maschi e 177.000 fra le femmine, nel 2016 erano 365.800.
In aumento, come detto, c’è il cancro ai polmoni fra le donne: 13.600 nel 2017 (+49% in 10 anni). Crescono in entrambi i sessi anche quelli del pancreas, della tiroide e il melanoma; in calo, invece, le neoplasie allo stomaco e al colon-retto, grazie anche alla maggiore estensione dei programmi di screening. Ogni giorno in Italia si scoprono circa 1.000 nuovi casi di cancro. Nel solo 2017, in Italia, sono stati rilevati 13.600 nuovi casi di tumore al rene che si sommano agli oltre 130mila ammalati che sono già in cura. L’incidenza dei tumori al rene, negli ultimi otto anni è aumentata del 31% a livello nazionale.
“Emerge una forte difformità tra il numero di nuovi casi registrati al Nord rispetto al Centro e Sud sia negli uomini che nelle donne- ha spiegato Lucia Mangone, presidente Airtum durante la presentazione- In particolare, al Nord ci si ammala di più rispetto al Sud. Alla base di queste differenze vi sono fattori protettivi che ancora persistono al Sud, ma anche una minore esposizione a fattori cancerogeni. Per contro, al Sud si sopravvive di meno: nelle regioni meridionali, dove gli screening oncologici sono ancora poco diffusi, non si e’ osservata la riduzione della mortalità e dell’incidenza dei tumori della mammella, colon-retto e cervice uterina”.
Fin qui i numeri, ma il dato che più preoccupa del censimento, che non si può condividere per nulla, è il fatto che i fattori che alimentano i tumori, per il censimento, sono attribuibili allo stile di vita. Cosa alquanto assurda, poiché qui ci troviamo dinanzi ad un fenomeno in crescita che non può essere attribuibile allo stile di vita, bensì ai fattori veri che ne scatenano la malattia, ovvero l’inquinamento atmosferico e l’alimentazione. Avendo un’aria super inquinata è scontato che ci si ammala di molto di tumore ai polmoni. Come è scontato che i prodotti alimentari non presentano più la genuinità di un tempo e, quindi, sono un fattore scatenante per le malattie tumorali. Se i terreni sono inquinati, è logico che i prodotti seminati assorbano le materie inquinanti. Quindi il censimento appare alquanto impreciso sui motivi che producono i tumori. Inoltre non distingue le aree inquinate da quelle meno inquinate. I dati possono essere presi in considerazione per quanto riguarda le statistiche tumorali, ma non possono essere accettati per quanto riguarda la causa che scatena il tumore.
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