Mar. Mar 19th, 2024

ROMA -Si discute molti in queste ore del disegno di legge che il governo si appresta a presentare in parlamento in materia di lavoro. Il decreto punta molto sulla stabilizzazione del lavoro, cosa di cui il paese ha bisogno. Ci sono diverse incongruenze all’interno del disegno di legge, anche se Di Maio ha annunciato incentivi per chi assume a tempo indeterminato.

Ma il pomo della discussione non sale mai sul carro della ragione. Da un lato troviamo chi dice che con la nuova legge si perdono 80mila posti di lavoro, chi sostiene diversamente e si da più certezza ai giovani. Questo è quanto si sta consumando sul lavoro in queste ore.

Ma torniamo indietro. Finora ogni governo ha fatto una riforma sul lavoro, ma mai si è tentato di discutere su una riforma capace di dare benefici a chi lavora e a chi produce lavoro. Ogni strumento è stato studiato linearmente, e alla fine non ha portato nessun beneficio a nessuno dei due attori. Anche il decreto del governo Renzi si è poi rivelato un flop, poiché ha creato solo lavoro a tempo e nessuna certezza per il futuro. Il decreto di Di Maio cambia rotta perché descrive alcuni parametri che finora hanno beneficiato solo gli imprenditori. Ma dal canto suo il provvedimento non chiarisce come deve fare l’imprenditore per mantenere poi quel posto di lavoro per sempre.

Ed ecco che Di Maio, sullo stile M5S, grida al «complotto» sull’iter del decreto dignità nelle commissioni Finanze e Lavoro della Camera. È ora che il Movimento la smetta di gridare sempre al vaffa o complotti vari, ora governa. Scrivere una legge non è facile, ma è anche semplice scriverla guardando direttamente alla pancia del problema. Per ogni legge ci vogliono le coperture, e poiché per colpa del PD il paese è fallito, bisogna trovare una strada che convenga a tutti senza creare danni a nessuno. Il decreto può anche andare bene perché elimina un po’ di precariato, ma è altrettanto vero che quel posto stabilizzato non duri meno di un contratto a tempo poiché l’azienda chiude per fallimento, quindi ci vogliono strumenti nuovi per chi fa impresa al fine di non fallire prima di iniziare.