
Sappiamo che questa è una fase cruente che era prevedibile, ma le istituzioni l’hanno sottovalutata portando alla situazione attuale. La voglia di riaprire ha portato al donno attuale. Si doveva riaprire, per carità, una nazione non può stare ferma per un lungo tempo, ma bisognava tenere in piedi i controlli della prima ondata. Come bisognava capire dove c’erano i rischi di contagio. Niente di niente.
Sia nell’inferno della prima ondata, sia in questa attuale, oltre a tutti gli operatori sanitari negli ospedali, i medici di famiglia sono in trincea e in prima linea più di tutti i sanitari. Sono loro che stanno tentando di curare i pazienti che iniziano ad avere i primi sintomi da covid. Il problema che Il medico di famiglia attiva la procedura, ma per intere settimane l’Asl non si fa sentire. Si vive in quell’attesa incredibile di quella chiamata che non arriva mai. Una situazione che non può durare così a lungo lasciando le persone nell’incertezza, perché genera ansia, tensioni, attacchi di panico. La situazione è così in tutta Italia, da nord a sud le Asl non stanno funzionando bene. Cosa che non doveva succedere, poiché ci sono stati sei mesi per arginare tutte le mancanza che c’erano nel sistema sanitario nazionale e regionale.
I medici di base sono quelli che tentano l’approccio col paziente e lo curano con tachipirina in caso di temperatura elevata, un antibiotico e del cortisone in caso di difficoltà respiratoria. Ma il Tampone, che certifica la positività è la mancanza che in questo momento sta attanagliando le persone. Ai medici di famiglia andrebbe fatta una statua d’oro. Ai politici tutti, di governo e regione, una semplice medaglia di ferro arrugginito.
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