
MAARCIANISE- I militari della guardia di finanza di Marcianise e quelli dello SCICO di Roma, hanno dato esecuzione alla custodia cautelare in carcere emessa dal Gip presso il tribunale di Napoli, nei confronti di due soggetti.
L’attività di indagine coordinata dalla direzione distrettuale antimafia di Napoli, è stata tesa disarticolare il clan Belforte, in particolare i soggetti che hanno reinvestito i proventi di attività illecite in usura i proventi dell’organizzazione criminosa. Le indagini hanno ad acquisire gravi indizi nei confronti degli indagati: concorso esterno in associazione mafiosa ed usura aggravata dall’utilizzazione del metodo camorristico, posti in essere ai danni di vari imprenditori locali (molti attivi nelle vendite di auto usate).
Nei confronti di questi gli indagati compivano azioni intimidatorie tese a indurli in paure e totale soggezione. A causa di minacce e ritorsioni da parte degli indagati, gli imprenditori, a fronte di prestiti ricevuti, dovevano corrispondere interessi elevatissimi in una spirale perversa che li ha portati in una grave situazione di grave dissesto finanziario e sul ciglio del fallimento. Le vittime non hanno mai denunciato, ma di fronte alle indagini condotte dalla guardia di finanza, gli imprenditori hanno confessato di essere da decenni vittime di ricatti da parte dei due indagati, insieme ad altre persone anch’esse indagate.
I finanzieri di Marcianise insieme a quelli di Roma, attraverso perquisizioni, sequestri, intercettazioni telefoniche e ambientali, appostamenti e pedinamenti, sono state raccolte plurime risultanze probatorie attestanti i rapporti esistenti tra le vittime ed i loro oppressi. Queste indagini hanno quindi il “giro d’affari” della consorteria criminosa. In alcuni casi gli interessi hanno raggiunto la soglia del 60%-70% mensili.
L’ordinanza ricostruisce le vicissitudini subite da alcuni imprenditori operanti nella provincia di Caserta che da anni erano nel vortice della banda di usurai. In particolare è stato scoperto che avvalendosi di società di rivendita di auto usate, i sodali obbligavano le loro vittime (altri imprenditori in difficoltà economiche operanti nel medesimo settore) ad acquistare autovetture ad un prezzo doppio rispetto a quello di mercato, costringendoli costringendoli a corrispondere mensilmente delle quote. Questo allo scopo di dissimulare l’esistenza degli interessi da usura celati dietro la compravendita. In alcuni casi, quando le vetture non riuscivano a corrispondere il denaro richiesto, rivendevano a prezzi bassissimi, le auto in precedenza acquistate ai medesimi usurai. Sulla base di quanto sopra, l’autorità giudiziaria ha predisposto il sequestro preventivo nei confronti degli indagati, di soggetti appartenenti al loro nucleo familiare e di prestanome, di immobili, disponibilità finanziarie, quote societarie beni mobili per un valore complessivo di 4.000.00di euro. Ai fini della confisca, sono stati quindi sottoposti a vincolo cautelare 20 appartamenti, 6 terreni, e la somma di € 294.000.
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