
Estate 1999. Napoli. In un famoso ristorante sul lungomare, l’attore Vincenzo Salemme , reduce dal successo del film “L’amico del cuore”, festeggia il compleanno con gli amici della compagnia “Chi è di scena”. Cenato in allegria, alla fine della serata, si allontana, spostandosi sulla terrazza del locale , dove viene raggiunto dal collega Nando Paone. “Oé , Vincè!, tu che fai qua solo solo?…” , domanda incuriosito l’attore. “Eh, che ci faccio, che ci faccio…lo sai meglio di me…alla fine di una festa , a me, m’assale sempre la malinconia!…”, replica Salemme, continuando, “E mò so’ quarantadue…quarantadue anni… ci pensi Nandu’…E strano sai ?, di colpo, realizzi che non sei più un ragazzo…sei diventato un uomo…sì, è vero, di cose ne hai fatte, importanti , meno importanti…ma tutto sembra niente di fronte all’idea che è giunto il momento di affrontare la vita…eh, mò non si può più scherzare, non ci si può più sottrarre con la scusa che è presto, che è meglio giocare ancora…questo è il tempo di capire…comprendere, comprendersi, Nandu’!…Qualche anno fa , scrissi una commedia : “Di mamma ce n’è una sola”…era il 1991 e non appena la terminai , pensai : “questo è un testo che potrò rappresentare solo tra qualche anno”…E infatti!…Sentivo che la commedia aveva bisogno di “riposo” , di sedimentazione. Avevo bisogno di digerirla, prima di tutto perché è una commedia piena di umori ,che avrei potuto gestire solo con maggiore maturità , sia artistica che umana, e poi perché è una commedia sugli anziani , sulla incapacità di sopportare i dolori, gli addii, la solitudine!…” . “Uà , Vince’, bellissimooo!…”, esclama Paone, aggiungendo, “E raccontami, jà, raccontami la trama!…” . “Tutto ruota apparentemente intorno a “Chiara” , la matriarca di una famiglia piccolo borghese di provincia che decide per le sorti di tutti i suoi parenti , dal marito “Benedetto”, professore di Latino e Greco, al figlio “Franco”, un impiegato statale psicolabile , che lei ama definire : “sensibile”…In realtà è lui il vero protagonista, perché un bel giorno a Franco muore l’amata cagnetta “Ofelia” e questo accadimento lo mette dinanzi al fatto compiuto che,prima o poi , anche i suoi cari, che sono tutti anziani, se ne andranno, lasciando in lui la stessa tristezza e lo stesso senso di vuoto…Così , per non soffrire, decide di architettare una beffa ai danni della morte, assoldando dei sostituti , degli attori che,scomparsi i familiari, ne prendano il posto…Naturalmente , quando Franco comunica il suo piano alla famiglia, vi getta un vero e proprio scompiglio, minandone ogni equilibrio e soprattutto il potere esercitato su di essa dalla madre Chiara…”. “Uà , Vince’, bello , bellissimo, non vedo l’ora…quando la proviamo?…”, lo interrompe entusiasta il collega; “E quando la proviamo , Nandu’? …quando il produttore, a cui ho già inviato il copione, darà il suo ok!…che te lo devo spiegare io come vanno queste cose?…”, replica l’attore, concludendo , “Piuttosto , Nandu’, la vedi quant’è bella Napoli stasera!…Oddio, è sempre bella ‘sta città , ma stasera!…forse vorrà farmi gli auguri pure lei, mostrandosi al meglio?…Eh , Napoli…Napoli è Grecia , è Spagna , è Francia , è una cacofonia armoniosa di suoni e voci , di paura e nobiltà borbona, ricchezza polverosa, astuzia senza luce. Non la capisco ,Napoli, la perdo tutti i giorni e la ritrovo in sogno che vive calma , immersa nel suo mare che frena i colpi di chi le spara al cuore!…”
“Se il sogno diventa un bisogno, smette di essere sogno”. Con queste parole,l’attore Vincenzo Salemme descriveva , nel corso di un’intervista televisiva rilasciata qualche anno fa , la sua passione per il teatro. Nato a Bacoli (comune in provincia di Napoli) il 24 luglio del 1957, dopo il diploma di Liceo classico, conseguito presso l’ istituto Umberto I e l’iscrizione alla Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università Federico II, decide di intraprendere la carriera di attore, assecondando così la sua vera attitudine. Scritturato nel 1976 dal regista Tato Russo, debutta nella commedia “Ballata a morte di un capitano del popolo”, adattamento di un romanzo di Luigi Compagnone. Poi, trasferitosi a Roma, grazie all’amico e collega Sergio Sollima, entra a far parte della compagnia del drammaturgo partenopeo Eduardo De Filippo, partecipando , fra il 1978 e il 1979, a numerose pièce (“Quei figuri di tanti anni fa”, “Il cilindro”e “Il sindaco del rione Sanità”) trasmesse successivamente dalla Rai. Proseguita la sua collaborazione con i De Filippo sino al 1992, dà vita a una propria realtà teatrale : l’ “Associazione Culturale E.T.”, esordendo nella Capitale ,presso il Teatro dell’Orologio, con lo spettacolo “Sogni , Bisogni, Incubi e Risvegli” ,costituito da due atti unici “Buonanotte” e “Il Signor Colpodigenio”. Formata la compagnia professionale “Chi è di scena” con gli amici Carlo Buccirosso, Maurizio Casagrande e Nando Paone, riempie le platee con “A chi figli , a chi figliastri” , spettacolo contenente la triade “L’amico del cuore”, “Telefono azzurro” e “Passacantando”,monologo, quest’ultimo, desunto da una raccolta di storie al femminile. Fra il 1992 e il 1995 , riscosso largo consenso di pubblico portando in scena le commedie “Lo strano caso di Felice C.”, “La gente vuole ridere”, “La gente vuole ridere ancora”, “Passerotti o pipistrelli” ed “E fuori nevica”, si afferma come “autore rivelazione” del teatro italiano. Apprezzato da critici ,come il giornalista Paolo Petroni de “Il Corriere della Sera”, per la capacità di “porsi in continuità con la tradizione farsesca napoletana senza perdere di vista tematiche legate alla realtà quali il disagio umano, la disabilità e la difficoltà dei rapporti umani”, dal 1996 al 20012 inanella una serie di successi ( “Io & Lui” , testo scritto per Giobbe Covatta e Francesco Paolantoni, “Pazza d’amore”, interpretato da Marisa Laurito , “Premiata Pasticceria Bellavista” e “Di mamma ce n’è una sola” , grottesche rappresentazioni del perbenismo borghese , “Faccio a pezzi il teatro”, “Lo strano caso di Felice C.” , “Bello di papà” e “Il Diavolo Custode”). Ritornato sul set nella doppia veste di regista e attore del film “L’amico del cuore”, (desunto dalla sua omonima commedia) dopo un esordio nel decennio Ottanta in piccoli ruoli nelle pellicole di Nanni Moretti (“Sogni d’oro”, “Bianca”, “La messa è finita”), dal 2000 dirige e interpreta una serie di film sbanca botteghino (“Amore a prima vista”, “A ruota libera”, “Volesse il cielo!”, “Ho visto le stelle!”, “Cose da pazzi”, “SMS-Sotto mentite spoglie” , “No problem”, “E fuori nevica” e “Se mi lasci non vale”). Apparso in “cinepanettoni” e pellicole corali (“Olé”, “Mai Stati Uniti”, “Sapore di te” di Carlo Vanzina ed “Ex” ed “Ex-Amici come prima” di Fausto Brizzi) , si cimenta anche nella conduzione di programmi televisivi “Famiglia Salemme Show” e “Da Nord a Sud…e ho detto tutto!” e nella scrittura di canzoni “E femmene” e “Uocchie” , musicate dal maestro Antonio Boccia. In queste settimane nelle sale con la commedia di Carlo Vanzina “Caccia al tesoro” e con il film di genere impegnato diretto da Matteo Botrugno e da Daniele Coluccini “Il contagio” e in teatro con “Una festa esagerata”, riguardo i suoi progetti futuri, ha rivelato : “Quello che vorrei fare è portare il teatro al cinema , con tutto il mio modo di lavorare , fatto di poche persone , ma selezionate e attente al dettaglio ,fatto di passione , di interesse rivolto solo verso il pubblico per accontentarlo e assecondarlo. Senza nessun produttore grosso che ti condizioni le scelte e ti detti i tempi , vorrei fare la mia commedia per il cinema italiano…piccola, compatta, ricambiata dall’affetto della gente” .
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