
ROMA – Ogni volta che il potere politico deve fare cassa o deve risparmiare, la prima cosa che fa strizza l’occhio alle pensioni. Ormai si parla di portare l’età pensionabile a 67 anni, ciò significa che bisogna lavorare molto più a lungo di prima, e se le forze non reggono, devi lavorare lo stesso. In questi giorni si parla dell’adeguamento delle pensioni. I pareri sono contrastanti, e non tutti sono d’accordo.
Il primo a mettere uno stop all’eventualità di adeguare le pensioni è il presidente dell’Inps, Tito Boeri, sottolinea: “E’ pericolosissimo toccare il meccanismo dell’adeguamento delle pensioni alle aspettative di vita. Tale operazione costerebbe allo Stato 141 miliardi di euro. Se uno percepisce la pensione più a lungo perché si vive più a lungo – spiega Boeri – è giusto anche che contribuisca più a lungo al sistema, altrimenti il sistema non riesce a reggere”.
C’è da dire che la situazione pensionistica in Italia è stata sempre complicata perché ci trasciniamo dietro politiche sbagliate che vengono dalla cosiddetta prima repubblica. Oggi paghiamo quelle leggerezze e ci stiamo spostando verso un lavoro a vita. Ogni volta si parla sempre di spostare l’età pensionabile, ciò vuol dire che lo stato incassa i contributi pensionistici e poi pagherebbe pochissimo in caso che la vita del contribuente durasse meno del previsto. Un gioco che per lo stato vale la candela, ma pone i cittadini in una condizione di difficoltà.
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