ROMA-Bisogna andare indietro col tempo per capire lo scempio che ha causato l’attuale classe dirigente, specialmente tutti coloro che hanno superato le due legislature di permanenza nei palazzi del potere. Gente che è lì da una vita ed è artefice del disastro. A volte mi chiedo come hanno fatto i nostri nonni, i nostri padri, che seguendo un percorso semplice, non vincolato dalla repressione fiscale che c’è adesso, a costruire un futuro dignitoso per le generazioni successive. Noi oggi beneficiamo di quei sacrifici che, purtroppo, l’attuale sistema di questa finta democrazia, ci sta portando a disfarci dei beni perché non possiamo più pagare lo stato, e i beni dei nostri antenati sono pignorati dallo stato. Se non lo facciamo noi volontariamente a disfarci dei nostri beni, lo fa lo stato con atteggiamenti arroganti e forzosi che ledono la dignità del cittadino. Il problema di fondo è che in questo paese non è più immaginabile lavorare otto mesi per lo stato e 4 per noi. Il nodo sta proprio in questo: lo stato pone molte tasse ed esse sono diventate insolvibili dalla scarsa capacità economica dei cittadini. Eppure gli stessi politici che oggi chiedono, sono gli stessi che hanno distrutto le risorse economiche del paese attraverso sprechi economici che hanno fatto aumentare il debito pubblico. I nostri avi hanno costruito il paese con moneta contante. Hanno saputo fare i conti senza ricorrere a carte di credito o bancomat per fare acquisti. Non si sono limitati a fare debiti per acquistare qualcosa, hanno cercato in tutti i modi di incamerare risorse risparmiando e poi hanno speso. Insomma, hanno saputo fare sacrifici per accumulare ricchezza senza ricorrere a mezzi diversi come il forsennato debito al consumo che oggi sta distruggendo tutto e tutti. Oggi i nostri abili governati ci impongono di pagare solo con carte stracce come assegni, carte di credito e bancomat solo per favorire il sistema bancario di cui sono ostaggi. Infatti se tutti pagassero in contanti il meccanismo bancario s’incepperebbe causando un danno alle banche, dato che non possono più guadagnare sulle commesse e sugli interessi causati dal debito. Quindi è opportuno usare quel vecchio sistema che ha fatto grande l’Italia nella prima parte del dopoguerra, radicato poi con la seconda metà. Di conseguenza il ragionamento è molto lineare: per ritornare a crescere bisogna uscire dalle grinze delle banche, ritornando ad essere padroni assoluti dei nostri risparmi. Quello che fa lo stato sulla tracciabilità non si tratta di uno strumento per contrastare l’evasione, è solo una grande presa in giro, lo stato o chi per esso, sa benissimo che l’evasione sta in mano alla delinquenza mafiosa, che ha capitali che difficilmente sono raggiungibili anche se strumenti per attaccarli ci sono. I nostri nonni e i nostri padri senza questa grande repressione fiscale, forse lavorando pure a nero, hanno portato il paese ad essere uno dei primi al mondo come produttività, perché hanno saputo risparmiare e poi pagare in contanti. La nuova generazione di politici che negli ultimi 40 anni è stata seduta sui banchi delle due camere, attraverso nuove leggi, ha fatto sì che oggi la produzione in Italia è in via di estinzione, quindi l’unico strumento per andare avanti è fare debiti. Li fa lo stato, li fanno le imprese, li fa il cittadino, quindi, morale della favola, crediamo di andare avanti solamente con debiti, invece c’è uno solo modo per ritornare ad essere Italia: creare le opportunità di lavoro per tutti, quello che oggi manca in Italia.
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