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“Audrey Hepburn : la grazia di un ‘eterna adolescente”In evidenza

“Nulla è più poetico , nella freschezza delle sue passioni ,che un cuore di sedici anni : il mattino della vita è come il mattino del giorno , pieno di purezza , d’immagini e d’armonie “ . Così, lo scrittore francese Francois Renè de Chateaubriand si pronuncia sull’ adolescenza , riuscendo a delimitare, con straordinaria esattezza , attraverso una manciata di parole , una condizione umana , uno stato d’animo , un’ età della vita. L’adolescenza è una terra di mezzo : un limbo dove risiedono ,temporaneamente, creature sospese a metà tra l’innocenza dell’ infanzia perduta e la corruzione di una giovinezza da poco acquisita, che scopre la malizia del peccato e la vergogna della colpa . Tra queste anime irrisolte, in un giorno piovoso di dicembre , all’ ingresso di un negozio d’abbigliamento, in coda per accedere a un camerino/ prova , incontro una ragazzina paffuta che fissa con perplessità un paio di pantaloni all’ultima moda : di quelli , talmente aderenti , da sembrare guaine. D’un tratto , alza lo sguardo accorgendosi della mia presenza ; mi scruta imbarazzata e, mentre arrossisce , si giustifica : “ Tanto , lo so che questi jeans non mi entreranno mai ! ; faccio solo un tentativo! . Del resto, è appena un mese che sono a dieta e avrò perso sì e no un chilo !. Ma io non mi rassegno! ; entro i prossimi tre mesi , se mi impegno sul serio, calerò di almeno sette chili ! “ . Mi chiedo, le chiedo : “Perché dovresti perdere altri chili ? “ . Lei mi risponde : “ Perchè sono una taglia quarantaquattro , un elefante sgraziato , un essere inguardabile , che non si avvicina minimamente all’idea di femminilità ! . E poi, il mio mito è Audrey Hapburn ! , non so se la conosci ; era un ‘attrice del cinema americano degli anni Cinquanta. Lei sì , che era una vera donna ……. elegante , sofisticata!. Se fossi come lei , il mondo si accorgerebbe che esisto e non sarei più infelice !”. Dopo qualche secondo , il camerino –prova si libera e la ragazzina entra , ma , ad un certo punto , il quieto silenzio viene interrotto da un adirato : “ Uffa!”. Allora ,esce , abbandonando l’angusto ambiente con gli occhi spenti da una speranza disillusa e , con foga, corre via come fosse una criminale sulla cui testa penda una condanna per il terribile reato di obesità. Tornata a casa , cerco di saperne di più : chi era davvero Audrey Hapburn e , cosa rappresenta oggi ? . Soltanto un’ icona di stile , un oggetto di emulazione/ ammirazione per fanciulle in erba e madri attempate ?. Audrey Kathleen Ruston Hepburn nacque a Bruxelles il 4 maggio del 1929 ; il padre, l’inglese Joseph Anthony Ruston Hepburn, lavorava in una compagnia di assicurazioni britannica e, con la sua famiglia, era costretto a frequenti spostamenti tra il Belgio , il Regno Unito e i Paesi Bassi . La madre, Ella van Heemstra , era una baronessa olandese al suo secondo matrimonio ( dalla precedente unione con un aristocratico, Hendrik Gustaaf Adolf van Ufford , aveva avuto già due figli ) . La Hepburn trascorse l’ infanzia circondata dagli agi di una discendenza blasonata ( tra i suoi avi si annovererebbe addirittura il Re d’Inghilterra Edoardo Terzo). Nel 1935 , però, i genitori divorziarono : il padre si trasferì in Germania dove entrò nelle fila del partito nazionalsocialista di Hitler e , la madre ritornò con i figli, stabilmente , in Olanda , nella cittadina di Arnhem che credeva sicura dagli attacchi del regime nazista. Qui ,Audrey , frequentò il Conservatorio studiando canto e danza fino al 1945 nonostante i disagi causati dall’ invasione tedesca del 1940 . Nel 1944 , dunque, esordì come ballerina in spettacoli organizzati con lo scopo di raccogliere fondi a favore di un movimento di opposizione alla dittatura hitleriana , esperienza che commentò anni dopo , dicendo : “ Il miglior pubblico che io abbia mai avuto! ; non faceva alcun rumore alla fine della mia esibizione”. Tuttavia , a seguito dello sbarco in Normandia delle forze alleate, la situazione nei Paesi Bassi , sotto gli occupanti, peggiorò : il Fuher ordinò di confiscare agli abitanti cibo e carburante ,determinando la morte per la fame e il freddo di milioni di persone : anche la Hepburn sviluppò diversi problemi di salute dovuti alla prolungata malnutrizione . Il 4 maggio del 1945 , nel giorno del suo sedicesimo compleanno , l’ Olanda venne liberata ; tale avvenimento venne così descritto dall’ attrice ,nella sua biografia : “L’incredibile sensazione di conforto nel ritrovarsi liberi , è una cosa difficile da esprimere a parole . La libertà è qualcosa che si sente nell’aria . Per me , è stato il sentire i soldati parlare inglese , invece che tedesco e l’odore di tabacco che veniva dalle loro sigarette”. Dopo una permanenza di tre anni ad Amsterdam dove approfondì gli studi di danza , nel 1948 , si spostò a Londra per seguire le lezioni di Marie Rambert , insegnante che tra i suoi allievi vantava il famoso ballerino : Vaclav Nizinskij . La Rambert , presto, le spiegò crudelmente che a causa dell’ altezza ( 1 metro e 70) e dell’esilità del suo fisico , non sarebbe potuta diventare una prima ballerina e ,la Hepburn lasciò il balletto , optando per la carriera di attrice . Negli anni a venire , la stessa insensibile maestra intervistata dalla rivista TIME , avrebbe dichiarato : “ Era un ‘allieva meravigliosa ; se avesse perseverato , sarebbe diventata un ‘incredibile ballerina “ . Nel 1948, quindi, debuttò sia nel cinema ,con un documentario : “ L’olandese in sette lezioni “ , che in teatro , recitando in disparati musical . Infatti , la scrittrice francese Colette , autrice del romanzo best-seller “Gigi” , avendo collaborato alla trasposizione in commedia musicale del suo testo, la scelse come protagonista . Lo spettacolo andò in scena a Broadway ,il 25 novembre del 1951 e riscosse un successo di pubblico e di critica tale che le repliche si protrassero per sei mesi e l’attrice vinse il premio : “ Theatre World Award “. Nel cinema ,il primo ruolo di spessore arrivò nel 1952 , nella pellicola : “ The secret people “ in cui interpretò una ballerina , cosa che le permise di tornare alla danza e di sbarcare ad Hollywood dove fu chiamata a sostenere un provino come protagonista del nuovo film del regista statunitense William Wyler : “ Vacanze romane “ . La casa di produzione del film , la Paramount Pictures , aveva già scritturato la più matura Elizabeth Taylor , ma Wayler impose ai produttori che fosse la semi-sconosciuta Hepburn a prestare il suo volto ad Anna , principessa annoiata in cerca di novità e di libertà tra i vicoli della Capitale e, del provino raccontò : “ All’inizio , recitò la scena del copione , poi si sentì qualcuno gridare –Taglia!- , ma le riprese, in realtà, continuarono. Lei si alzò e chiese – Com’era, sono andata bene ?- . Si accorse che tutti erano silenziosi e che le luci erano ancora accese . Improvvisamente , si rese conto che la cinepresa stava ancora girando … . Aveva tutto quello che stavo cercando , fascino , innocenza e talento . Inoltre era molto divertente . Era assolutamente incantevole e ci dicemmo – E’ lei!- . Le riprese iniziarono nell’estate del 1952, a Roma ; il coprotagonista maschile , Gregory Peck , entusiasta della sua collega , telefonò subito ai giornalisti del Entertainement Weekly , sostenendo : “ Sono abbastanza intelligente da capire che questa ragazza vincerà l’Oscar e sembrerò uno sciocco se il suo nome non è in cima ai giornali , insieme al mio!” . E così fu : nel 1954 , la Hepburn ritirò l’ambita statuetta ,indossando alla cerimonia di premiazione un abito bianco a fiori che la consacrò “Musa della moda ; bellezza sottile , elfica , malinconica , al tempo stesso regale nel suo profondo apprezzare i semplici piaceri e l’amore “ . Il grande riscontro di pubblico indusse la Paramount ad offrirle un contratto per realizzare altri sette film ,con una pausa tra l’uno e l’altro di dodici mesi per consentirle di dedicarsi al teatro . Nell’ordine girò : “Sabrina” (1954) ,del regista Billy Wilder, accanto ad Humphrey Bogart e William Holden ( storia della figlia di un autista che con la sua dignitosa e incantevole vitalità conquista l’amore di un austero e scontroso ricco uomo d’affari) per il quale si aggiudicò una nuova nomination all’ Oscar, vinto ,però dall’attrice Grace Kelly . Nello stesso periodo, strinse un ‘amicizia e un sodalizio professionale con lo stilista francese Givenchy che ricorda con vivezza il loro incontro : “Le dissi , – Mademoiselle- , mi piacerebbe aiutarla , ma ho poche cucitrici e sto lavorando ad una collezione , non posso farle dei vestiti . Allora lei disse – Mi mostri quel che ha creato per la collezione – . Si provò i vestiti . – E’ esattamente ciò di cui ho bisogno !- , esclamò, e le stavano davvero bene . Sapeva perfettamente ciò che voleva “. Sempre nel 1954, ad una festa organizzata da Gregory Peck conobbe l’attore e regista Mel Ferrer di cui aveva apprezzato le doti recitative nel film : “Lili” e con il quale, in gennaio, portò sul palcoscenico la commedia “Ondine “ che le valse l’assegnazione del Tony Award . L’intesa tra i due culminò con il matrimonio celebrato il 24 settembre e con la nascita del figlio Sean ,nel 1960 . Nel 1957 ,fu al fianco di attori come Fred Astaire , Maurice Chevalier , Gary Cooper , Cary Grant in commedie quali : “ Cenerentola a Parigi “ di Stanley Donen e “ Arianna “ ,frutto di una rinnovata collaborazione con il regista Billy Wilder. Nel 1959 , invece, sorprese i critici con una recitazione intensa e drammatica in : “ La storia di una monaca “ del regista Fred Zinnemann , pellicola recensita dalla rivista cinematografica Films in Review : “La bravura dimostrata dalla Hepburn , ha chiuso la bocca per sempre a quelli che pensavano a lei più come ad un simbolo di donna sofisticata che come ad un ‘attrice . La sua interpretazione della sorella Luke è una delle migliori mai viste sul grande schermo “. Inaugurò, poi, il decennio Sessanta , impersonando l’eccentrica Holly Golightly, nel film : “Colazione da Tiffany “ (1961) diretto da Blake Edwards e tratto dal romanzo di Truman Capote nel quale si racconta la delicata storia di un amore sbocciato tra una stravagante ragazza di New York e uno scrittore di dubbie abilità , la cui protagonista fu meritevole di un David di Donatello come miglior attrice straniera e la cui colonna sonora ,di Henry Mancini , venne insignita di un Oscar . Ritrovò contemporaneamente il regista William Wyler con il quale girò la pellicola : “Quelle due” ispirata ad una pièce teatrale di Lillian Hellman che le diede la possibilità di confrontarsi con colleghe di valore quali : Shirley MacLaine , Miriam Hopkins e Fay Bainter. Nel 1963, nel film “ Sciarada “ di Stanley Donen duettò malvolentieri con l’attore Cary Grant : infatti , al termine delle riprese , pare che, quest’ ultimo ,avesse esclamato ironicamente : “ L’unico regalo che desidero per Natale è un altro film con Audrey Hepburn !” . Nel 1964 ,fu Eliza Doolittle , sorta di Cenerentola/ Piccola fiammiferaia in cerca di riscatto, nella versione cinematografica del musical “ My Fair Lady “ del regista George Cukor .Durante la lavorazione del film , scoprì di essere stata doppiata nei brani cantati e si allontanò, per qualche settimana dal set in segno di protesta ,salvo ritornare chiedendo scusa alla troupe per il suo comportamento bizzoso . Nonostante l’infelice prova canora , vinse il suo terzo David di Donatello . Nel 1966 , fu diretta un ‘ultima volta dal suo regista – pigmalione ,William Wyler nel film : “ Come rubare un milione di dollari e vivere felici “ , commedia poliziesca in cui vestì i panni della figlia di un eccentrico falsario ( Peter O’ Toole) . Nel 1967 , fu accanto ad Albert Finney nel film : “ Due per la strada “ di Stanley Donen , pellicola incentrata sulla tematica scottante ,per l’epoca, del divorzio. Il film successivo :“ Gli occhi della notte “ (1968) di Terence Young ,fu una dura prova per l’attrice chiamata a interpretare il personaggio di una donna cieca in una pellicola interamente finanziata da Mel Ferrer , ormai, suo ex marito ( i due avevano divorziato quell ‘ anno) . Proprio nel 1968, a bordo di una nave da crociera ,incontrò il suo secondo marito , lo psichiatra italiano Andrea Dotti da cui nel 1970 , dopo una gravidanza a rischio che la obbligò al riposo costante , ebbe il figlio Luca la cui nascita determinò una drastica riduzione dei suoi impegni artistici ,come da lei stessa sottolineto : “ Se fossi occupata a lavorare come attrice , mi sentirei come se stessi derubando la mia famiglia dell’ attenzione che dovrebbe ricevere “ . Da quel momento , tornò sporadicamente , sul grande schermo : nel 1976 , accanto a Sean Connery nel film “ Robin e Marian “ di Richard Lester e , nel 1981 , accanto a Ben Gazzara nella commedia “ …..E tutti risero “ di Peter Bogdanovich . La sua ultima apparizione fu nel 1988 nella pellicola : “Always –Per sempre” di Steven Spielberg in cui recitò il ruolo di un angelo di nome Hap. Tra la fine degli anni Ottanta e i primi anni Novanta, la Hapburn (che nel 1982 aveva divorziato anche dal secondo marito e si era trasferita a Tolochenaz , sul lago di Ginevra, in Svizzera , dove incontrò il compagno ,l’attore Robert Wolders ,con cui condivise l’impegno in cause umanitarie in veste di ambasciatrice dell’ Unicef ) intraprese numerosi viaggi nei Paesi in via di sviluppo : Africa , America del Sud e Centro America , per visitare orfanotrofi e aiutare le popolazioni locali, fornendo loro scorte di cibo e acqua immunizzata . All’indomani delle sue missioni in Bangladesh e in Somalia, rilasciò toccanti dichiarazioni : “ Mi si è spezzato il cuore . Non posso sopportare l’idea che milioni di persone stiano morendo di fame . Il termine Terzo mondo non mi piace perché siamo tutti parte di un mondo solo . Voglio che la gente sappia che la maggior parte degli esseri umani sta soffrendo. In Somalia , ci sono tombe ovunque . Lungo la strada , sulle rive dei fiumi , vicino ad ogni campo …. ci sono tombe ovunque” . Nel 1992, il presidente degli Stati Uniti , George H. W. Bush ,le conferì uno dei più importanti riconoscimenti attribuibili ad un civile americano : la Medaglia Presidenziale della Libertà. Il 20 gennaio del 1993 morì in Svizzera dove, tuttora ,riposano le sue spoglie , a causa di un cancro al colon , non tempestivamente diagnosticatole . Nel 2011, i figli Sean e Luca hanno promosso in Italia il club di donatori Unicef : “Amici di Audrey “ che sostiene il progetto per la lotta alla malnutrizione in Ciad , confessando : “ Dopo una vita vissuta in parte come una tortura e una lotta per riuscire ad avere una carriera indipendente e l’autonomia finanziaria per sé e per la sua famiglia , senza capire mai fino in fondo quello che la gente vedeva in lei ,quello che era il suo fascino , ha trovato nella missione per l’Unicef il modo di ringraziare il suo pubblico e chiudere il cerchio della sua esistenza così breve” . Ecco ,chi era davvero Audrey Hapburn ! : semplicemente una donna . Una donna che dissimulava sotto le apparenze di un armonico e incantevole portamento , sotto l’effigie di una perfezione e di un carisma estetico le sofferenze , le privazioni , gli orrori di una guerra che le aveva strappato la giovinezza , intrappolando il suo corpo , in un nostalgico rimpianto per ciò che era stato interrotto dalla folle barbarie del totalitarismo. Di questa “Eterna adolescente” , come viene definita , non possiamo mettere in risalto la bellezza esteriore e la raffinata magrezza senza esaltare insieme : la spontanea umanità e la determinazione con le quali si batteva , affinchè a ciascun essere della terra fosse garantito il diritto al sorriso e alla speranza di una vita sana . Perciò, vogliamo renderle omaggio , riportando i versi della poesia di Rabindranath Tagore che era solita decantare , a detta degl’ intimi, negl’ istanti più felici della sua esistenza : “Nella mia vita ho amato/ cuore ed anima / luci ed ombre della terra / Questo amore senza fine / ha fatto udire la voce della speranza / E rimarrà nella felicità e nel dolore più profondo / rimarrà in ogni gemma e in ogni fiore /nelle notti primaverili ed estive / Ho messo l’anello di nozze alla mano del futuro”.

Redazione

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