PD, le primarie bis dell’apparato, altri due euro da versareIn evidenza

ROMA-Come è successo con le primarie per scegliere il premier, dove l’apparato del partito ha messo in campo di tutto per far vincere Bersani contro l’unico e vero cambiamento della politica italiana: Matteo Renzi. Così anche le primarie tanto bandite come unica fonte di democrazia presentano troppi nei. Il primo, a scegliere i candidati sono le segreterie regionali e il partito centrale. Certo può candidarsi chiunque abbia la tessera di partito o la faccia, e che sia in grado di raccogliere 500 firme nella provincia di appartenenza. Ma il resto è storia vecchia e vecchissima, poiché chiunque scendesse in campo in questo momento, che non ha alle spalle una storia politica, sarà sicuramente oscurato dall’apparato che ha già deciso a chi dare la mano giusta per vincere le primarie. Nessuna novità in termini economici: il Pd ha già incassato sei milioni di euro, ora ne vuole incassare di più e chiede altri due euro per votare.
Spuntano anche le deroghe di chi ormai non vuole proprio andarsene dal parlamento, per questo si premeva tanto per far perdere Renzi il rottamatore. Le richieste di deroga dei parlamentari al limite dei 15 anni di mandato è stata chiesta senza una sorpresa da Rosy Bindi, Anna Finocchiaro, Cesare Marini, Franco Marini, Giorgio Merlo, Giuseppe Lumia, Mauro Agostini, Maria Pia Garavaglia, Beppe Fioroni e Gianclaudio Bressa. Non l’ha chiesta, invece, Marco Follini. Deroghe giù approvate quindi i dieci faranno le primarie, a meno che non entrino nel listino. Il listino dovrebbe, quindi, essere un po’ più consistente e prevedere 80-100 parlamentari scelti per competenza e ‘nome’, compresi i capilista.
Alla fine le primarie sono per pochi, proprio per dare il fumo negli occhi di una sana democrazia che non è altro la vecchia democrazia tutta italiana: dove a decidere sono sempre solo e soltanto le lobby dei partiti, che alla fine, con o senza il porcellum, scelgono i nomi da mettere in cima alla lista.