Per William Shakespeare, drammaturgo inglese di epoca moderna : “ Tutto il mondo è un teatro e tutti gli uomini e le donne nient’altro che attori ; la fantasia, spesso supera la realtà in una commistione dove vero e verosimile si sovrappongono , lasciando l’ individuo sospeso , in bilico sulla corda del dubbio “ . Finzione , recitazione o vita autentica ? : questo un quesito di ardua soluzione , poiché il confine tra le due cose non è sempre netto e distinguibile . Periodi storici come la Controriforma (1559-1690), comprovano il bisogno dell’animo umano , di fronte alle asperità, di rifugiarsi in un mondo incantato , dove l’unico dettame vigente sia : annientare il disagio , sovvertendo le gerarchie della società . L’Italia dei Principati e delle Signorie , delle corti e dei cortigiani “dal vivere civile” , dopo un ‘estenuante guerra tra le monarchie più consolidate d’ Europa (Francia, Spagna , Austria e Inghilterra ) , perso ogni riferimento politico, religioso e culturale , vide sbarcare sulle proprie coste il dominatore ispanico , vincitore dell’ esacerbato conflitto , subito, disposto a siglare la disfatta avversaria con una pace proficua e duratura (Cateau-Cambresis -1559) . La Chiesa cattolica , esempio turpe di corruzione, avidità e sordido intrigo, guidata, negli anni , da Papi guerrieri sensibili al richiamo di sirene mondane e di lauti bottini territoriali , avendo appreso e contestato la lezione della Riforma luterana , gettò le basi per l’ edificazione di una nuova spiritualità , solida e rigorosa, scandita da rituali e da preghiere certe . L’eresia venne bandita, epurata e punita da “Congregazioni” e “Tribunali speciali “; la Fede venne difesa con la predicazione e gli strumenti della tortura e della censura proibizionista manovrati da un manipolo di Gesuiti , accoliti della neonata : “Compagnia di Gesù” . La profanità del corpo , l’ impertinenza dell’ istinto, l’anarchia morale e spirituale , vennero additate ,da pie e timorate tonache, come emblemi del peccato , cui opporre ,per lavarne la colpa, la confessione e l’ espiazione penitenziale. Pedagogia, filosofia, teologia , furono le dottrine giuste per un’ educazione all’ insegna della regolarità e dell’ ufficialità , in grado di condurre l’individuo alla probità e alla rettitudine. La letteratura e la poesia , rifugiatesi nelle corti e nelle accademie , si offrirono ad un pubblico di signori, scrittori, intellettuali . Il teatro , dotato di spazi , di scenografie , di fondali e quinte meccaniche , fuori e dentro i “palazzi del potere” , si ispirò , come pure aveva fatto nel Quattrocento umanista, alla commedia e alla tragedia classiche , dando luogo ad una “commedia della parola” interpretata da attori-oratori “dilettanti” , alla maniera di un vuoto esercizio retorico. A questo classicismo equilibrato , rispettoso e obbediente , si contrappose , però, un anticlassicismo irregolare, inquieto, informe che prese il nome di “Barocco”( dal portoghese” barroco” , sostantivo che allude ad una perla dalla forma insolita e bizzarra) e si strutturò in un movimento culturale e letterario che disdegnava la pedanteria della normalità , i mezzi toni e la ritrosia di un ‘arte pudica , optando per la vivace stravaganza , i toni alti e l’esibizionismo intraprendente di un’arte sfrontata. I maestri delle arti figurative non poterono sottrarsi alla sua influenza e non poterono farlo nemmeno gli attori e gli autori di teatro : infatti , fra la metà del Cinquecento la metà del Settecento , nel lombardo- veneto e nel napoletano, fiorì e prosperò : la Commedia dell’arte . Il termine Commedia dell’arte deriva dalla duplice concezione del guitto,(rozzo artigiano appartenente ad una corporazione e , al tempo stesso sublime artista ) , elaborata dai teorici del Novecento ; a cui essi hanno apposto le definizioni di : “Commedia mercenaria “, “Commedia all’ improvviso” e “Commedia degli Zanni” . Gli attori coinvolti in questo genere di spettacolo , si riunivano in compagnie itineranti riconosciute da un atto notarile (il primo , attestato a Padova , risale al 1545 ) che ne stabiliva la durata e le condizioni della retribuzione : 1)° Un membro della compagnia poteva assentarsi solo per ragioni di salute ; la pena prevista per una defezione immotivata consisteva in un ‘ammenda pecuniaria , 2)° Il denaro guadagnato nel corso della tournèe , riposto in una cassetta di sicurezza, le cui chiavi erano affidate al capo-comico , doveva essere diviso, in parti uguali ,tra tutti i membri . Una volta ufficializzata e regolarizzata , la “ Fraternal cooperativa” , iniziava il suo viaggio attraverso le regioni d’Italia e d’ Europa ; all’ arrivo nelle varie città , gli attori , solevano “far mostra di sè” , sfilando nelle piazze per presentarsi al pubblico , variamente composto : da sapienti letterati a contadini analfabeti . Essi impostavano la recitazione sul gesto e le movenze del corpo , trascurando la voce e la dizione e , cosa che scandalizzava non poco le autorità ecclesiastiche della Controriforma , condividevano il palcoscenico insieme con delle donne ; ecco come Francesco Maria del Monaco , filosofo e teologo vissuto fra il 1593 e il 1651 , giudicava il fenomeno in uno scritto del 1621 : “Gli istrioni , poiché fanno tutto per denaro e tutto misurano sul denaro , non tralasciano nulla per timore di Dio , purchè porti un guadagno . Perciò vanno alla ricerca delle donne più belle, le ricoprono di belle vesti , le dipingono col belletto di antinomio e di rosso carico , congegnano le loro parole per dare una sensazione di mollezza , i loro gesti per produrre lascivia , i cenni per renderle impudenti, le danze e i balli per dare l’impressione della lussuria , senza parole ; e tutto questo perché sanno che la folla incauta si lascia affascinare da tali espedienti. Infatti conoscono ogni modo adatto a far denaro e non ne trascurano nessuno pur di allettare gli adolescenti, di adescare gli adulti , di compiacere le donne, di rendere fiacchi i giovani, i pazzi e i vecchi” . Dunque, le donne, private della purezza e del ruolo, loro congenito, di vestali del focolare domestico , erano utilizzate dai comici soltanto per attirare il pubblico maschile, favorendo così , l’aumento degl’ introiti ( fatto , che ha dato origine all’uso ,presso gli studiosi , della definizione di “Commedia mercenaria” ). Tuttavia , la sgradevole” mercificazione” garantì alla donna l’acquisizione di un ruolo sociale , di una conseguente emancipazione economica dall’uomo e di una libertà emotiva e sessuale . Vediamo il commento del gesuita spagnolo Hurtado de Mendoza , in proposito : “ Le donne vivono promiscuamente con gli uomini e sono sempre o quasi spudorate. La coabitazione è libera , senza che esse stiano per conto loro in camere da letto separate ; perciò gli uomini le vedono di frequente vestirsi, spogliarsi , pettinarsi ; ora a letto , ora mezze nude e intente a parlare tra loro di cose lascive e, sulla scena, spesso si incontrano e l’uomo le spoglia e le veste , perché esse , senza perdere tempo, possano assumere nella commedia ruoli diversi”. Altri elementi di protesta, da parte dei coscritti della Santa Sede, furono : le maschere , con le quali gli attori coprivano le fattezze del volto “Date loro da Dio “ , abbinate ad un’ animalesca sfrenatezza, ad una oscenità provocatoria , ad una contestazione eversiva e ad una comicità demoniaca . Duri attacchi contro i “variopinti saltimbanchi”della Compagnia dei Gelosi ( fondata nel 1568 , in territorio veneto , da Francesco Andreini e dalla moglie Isabella ) furono sferrati dall’ arcivescovo di Milano : Carlo Borromeo che gli rivolse infuocate accuse di empietà , dalle quali si difesero , ribadendo la loro “onestà” e “convenienza morale” , ma ciò non bastò a salvarli dalla scomunica e dalla condanna alla sepoltura, post mortem, in terra sconsacrata. Ora , è giunto il momento di soffermarsi con attenzione sulle peculiarità tecniche della commedia dell’ arte : quest’ultima, a differenza della commedia tradizionale corredata di una suddivisione in scene e in dialoghi (battute) e di un apparato di didascalie , era costituita , soltanto, da un impianto generico detto “ Canovaccio “( ovvero , straccio malandato di canapa , a larghe maglie ) che individuava i personaggi , la trama e le dinamiche narrative di ciascun atto ( generalmente, tre) in cui era divisa . L’espediente del personaggio –tipo (il soldato, il parassita, il servo) , proprio della commedia classica, qui era ripreso ed estremizzato con l’ uso di maschere e di costumi di fogge diverse a seconda delle regioni , come pure diversa era la loro connotazione linguistica ( dialetti, lingue straniere e un italiano toscanizzato) ,che consentiva un incontro – scontro di fonemi variegati. I personaggi principali erano : due coppie di innamorati, Flaminia-Leandro , Isabella –Ortensio (gli unici a parlare in un perfetto italiano e a non indossare maschere e costumi) ; due anziani o “Magnifici” ,Pantalone ( un mercante veneziano ricco, avaro, dispotico, burbero e con l’ossessione per le giovani donne) e , Graziano o Balanzone ( giudice bolognese che esprimeva aforismi e sentenze sconclusionate in modo altisonante ); due Zinni ( dal vento “servi” ) Brighella (furbo e intelligente) e, Arlecchino , Mezzettino , Truffaldino , Pedrolino o Pulcinella ( sciocco e ingenuo ) ; un capitano ,Spaventa, Fracassa , Spezzaferro o Scaramuccia (soldato sbruffone , spaccone e tracotante, di nazionalità e lingua spagnole ) ; una servetta ( Colombina , Rosetta, Franceschina ) e un (Deus ex machina ) , figura di contorno risolutrice della vicenda. Le storie , catalogate dagli attori in appositi Scenari leggibili come commedie sintetiche e autosufficienti ( si veda il “Teatro delle favole rappresentative “ di Flaminio Scala , della Compagnia dei Gelosi ) , ruotavano intorno alle due coppie di innamorati il cui sentimento ,osteggiato e ostacolato da padri anziani o da militari fanfaroni , trovava compimento solo nel finale , grazie a l’ aiuto di un servo scaltro , autore di machiavellici intrighi , complicati da un altro servo distratto . L’attore , in realtà , non improvvisava in scena ,perché l’impostazione del carattere e la costruzione del personaggio da interpretare erano frutto di un lungo studio effettuato con l’ausilio di libri di retorica , disciplina , che gli consentiva di maturare invenzioni , battute e violente schermaglie a corpo a corpo (Generici e Lazzi ) , ispirate all’ arcaica Pantomima. Il tramonto della Commedia dell’ arte ( nel 1801 , un editto varato dalla Repubblica Cisalpina ne proibì le rappresentazioni) si registrò , quando non furono più gli attori a ideare i repertori di Generici e Lazzi , ma “poeti di compagnia ” appositamente incaricati di delineare tropi e stereotipi ripetitivi, di facile e sicura presa sul pubblico . Tuttavia , l’umanità , da millenni , riesce a sopravvivere alla precarietà , alla violenza, alle incertezze della storia , ad una vita che , come il teatro, è sogno, illusione , evanescenza ritrovando nell’ arte, l’ atavica energia e l’essenza primitiva e dionisiaca di una sfrenata irrazionalità , vincente sulla logica sovrastruttura apollinea della civiltà . Il filosofo tedesco Friedrich Nietzsche ha scritto in proposito : “ In contrasto con tutti coloro che si sforzano di derivare le arti da un unico principio ,io, come necessaria fonte vitale di ogni opera d’arte , tengo lo sguardo fisso alle due divinità artistiche dei greci, Apollo e Dioniso e riconosco in esse i rappresentanti vivi e significativi di due mondi artistici profondamente diversi nella loro più intima natura e nei loro più alti scopi. Alle loro due divinità , si riallaccia la nostra teoria , che nel mondo esiste un contrasto , enorme per l’origine e i fini , tra l’arte plastica , cioè apollinea e l’arte non plastica cioè la dionisiaca ; questi due istinti così diversi camminano l’uno accanto all’altro , per lo più in aperto dissidio , stimolandosi reciprocamente a sempre nuove e più gagliarde reazioni per perpetuare in sé incessantemente la lotta di quel contrasto , su cui la comune parola di Arte getta un ponte che è solo apparente , finchè in ultimo , riuniti insieme da un miracolo metafisico prodotto dalla volontà ellenica , essi appaiono finalmente in coppia e generano, in quest’accoppiamento, l’opera d’arte che è tanto dionisiaca quanto apollinea “.
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