PARETE- Si è svolto a Parete il 12° Simposio Letterario,nel corso del quale è stato presentato il libro di Pasquale Torellini dal titolo “Poema di letteratura popolare amena”.Allamanifestazione culturale hanno partecipato i simposiarchi, professori:Pasquale Giustiniani, prefatore dell’opera, ordinario di Filosofia teoretica nella Facoltà di Teologia dell’Italia Meridionale, lo storico di fama internazionaleNicola Terracciano,ing. Paolo Sangiuliano, caporedattore della “Rivista Tecnica” e il dottore Raffaele Tamburrino.
Il prof.Pasquale Giustiniani, prefatore dell’opera,prendendo spunto dai 70 racconti del libro, ha inteso evidenziare che gli scritti di Torellini ci conducono nel vivo della narrazione popolare aperta ad una visione generale dell’esistenza. Poesia e filosofia, insomma. Non si tratta del solo raccontare, peraltro avvincente e pieno di arguzie, in una trama di personaggi insieme concreti e tipizzati, quasi “maschere” della quotidianità meridionale. Nei racconti, mentre si favoleggia della venditrice della fortuna e dell’azzeccagarbugli, del cacciatore e del fattore, del buontempone e della massaia…, si offre insieme l’affresco “realistico” di un’intera popolazione meridionale, delle sue manie, e dei suoi scherzi, della sua ordinarietà serena che, particolarmente a tavola o negli incontri tra amici, manifesta al meglio la sua natura solare e rinvia al senso complessivo di una cultura e di un modo di stare al mondo. In questo senso, ogni parola scritta diviene davanti al lettore come un simbolo.
Il preside, prof. Nicola Terracciano, prefatore di alcuni libri di Torellini,nel suo articolato e qualificato intervento ha posto in evidenza che i racconti di Torellinisono impregnati di nostalgia di quel mondo calmo, silenzioso, non frenetico, quel mondo di silenzi per la mente e per il cuore, per sedimentare affetti, anche gelosie e presunzioni, ma profonde e controllate e fatte proprie, nella dovuta lentezza dei ritmi di vita. Nei racconti del Torellini c’è lo studio antropomorfo di una comunità rurale nel periodo postbellico, ove tutti cercavano di esorcizzare gli strascichi drammatici della guerra, la povertà e gli affanni quotidiani raccontando le vicende umane con il sorriso sulle labbra. Negli scritti di Torellini c’è il sapore di un’epoca, il senso reale dei valori, delle pene, delle miserie, delle chiusure, delle brutture, che vanno conosciute per sapere chi eravamo (questo vale a giustificare anche qualche racconto crudo e scurrile). Ma la verità era quella e bisognava, bisogna squadernarla tutta quanta, in uno sforzo di verità, per avere il senso della strada che, nel bene e nel male, abbiamo percorso, per avere il senso di ciò che era ed è da abbandonare, perché non degna della nostra umanità e della nostra libertà, e ciò che invece era ed è valido e va conservato e promosso. Nel suo intervento il prof. Terracciano ha infine tracciato una breve biografia del letterato prof. Vincenzo Palmiero, scomparso recentemente, autore di alcuni testi scolastici e prefatore di alcuni libri diTorellini.
L’ing.Paolo Sangiuliano,ha incentrato il suo intervento sull’effetto terapeutico che esercita il racconto popolareameno sui mali che affliggono ancora oggi l’uomo. Nella terra che fu del grande novelliere Gian Battista Basile, non poteva non attecchire il racconto popolare che da secoli ci viene tramandato di bocche ed orecchie dai menestrelli, giullari, aedi, teatranti, iacularese dai canuti saggi. La peculiarità di esaltare i valori classici della civiltà contadina,quale fonte di ricchezza spirituale ed economica delle popolazioni meridionali, fornisce al libro del Torelliniun valore culturale inestimabile ai fini dellaformazione, erudizione delle nuove generazioni, oggi purtroppo attratte più dalla cosmesi delle cose, da internet, telefoni cellulari, smartphone, elephone, tablet, strumenti questi che tendenzialmente disabilitano la condotta umana.
Il dott. Raffaele Tamburrino,nel suo intervento ha evidenziatoche gli scritti di Torellinihanno la nobile finalità di riaffermare i valori della grecità,di cui gli Italiani ed Europei ne dovrebbero essere fieri, perché costituiscono la loro identità culturale. Il dott. Tamburrino ha inoltre precisato che gli scritti di Torellini invogliano le nuove generazioni a fare tesoro degli insegnamenti degli uomini virtuosiin quanto,solo seguendo le orme deigrandi uomini, si amplia la visione sulfuturo. La virtù, infatti, è l’unica ad offrire l’opportunità all’uomo di dotarsi di quel metro logico frutto della ragione che è la sola in grado di elevarlo dalla materia bruta. Socrate definiva il concetto di virtù “Il giusto mezzo tra gli estremi” (In medio statvirtus). Il filosofo Albert Canus, sosteneva: “Perché un pensiero cambi il mondo, bisogna che cambi prima la vita di colui che lo esprime. Che cambi in meglio”.
Il Torellinifa capire nel suo libro chenon si può costruire il mondo che è stato, tuttavia grazia alla nostalgia si possono rivivere i sentimenti, le emozioni, gli umori, percepire gli odori e gustare financhei sapori delle squisite pietanze delle nonne. Nella terra paretana che fu del grande novelliere Gian Battista Basile, non poteva non attecchire il racconto popolare impregnato di sottile ironia e sagace umorismo. Il Torellini nei suoi scritti parte da un’osservazione pensosa e ben salda della realtà del suo paese e riesce a penetrare nell’animo umano con meticolosa, geniale maestria tanto da costituire un piccolo saggio antropologico ove emerge che i vecchi saggi, narrando con il riso sulle labbra la realtà cruda del loro tempo, ricalcano le orme dei giullari del Medioevo. Tenendo le dovute distanze, tali personaggi potrebbero appartenere alla scuola del grande Dario Fo (definito il giullare senza corte), il quale sosteneva che la sua formazione culturale era prosperata nel suo paesetto di poche anime ove tutti fabulavano, raccontando storie divertenti. Impegnato nella ricerca sulla cultura popolare,Dario Fo nel 1997 riceve il premio Nobel per la letteratura per avere emulato appunto i giullari del Medioevo.La Fondazione del premioNobelemetteva il seguente comunicato:“Con un misto di riso e serietà ci apre gli occhi sugli abusi e le ingiustizie della società, aiutandoci a collocarli in una prospettiva storica più ampia”. In questa sua ultima opera, che comprende ben 70 racconti che rappresentano realtà storiche e non invenzioni poetiche, l’autore tesse delle analogie tra le fiabe di Gian Battista Basile,le novelle del Boccaccio, i racconti del poeta, filologo e storicoGaetano Corrado ed adesso anche i suoi racconti,indicandonequali fattori comunil’umorismo e l’ironia.
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