Ginevra , Svizzera . Notte di fine inverno . Nel buio di una stanza , una donna , sdraiata sul proprio letto foderato di piume , si rigira spasmodicamente senza riuscire a prendere sonno . Prima , si volta su un fianco , cercando di addomesticare l’inquetudine , poi, fallito il tentativo , si accascia sfinita , sull ‘altro . Intanto , la stagione del freddo , intenzionata a protrarsi , bussa insistente, con un vento gelido, alle finestre della sua casa , distribuendo sul tetto silenziosi fiocchi di neve . La snella figura femminile , infastidita dal sibilo acuto della tramontana , sbarrati gli occhi , in precedenza chiusi per simulare un dormiveglia , allunga la mano verso l’interruttore di un raffinato abatjour . La luce , mettendo in fuga i mostri dell’oscurità e dell’angoscia , le ridona coraggio e , indossata la vestaglia di seta , si precipita di corsa in salotto . Ella, raggiunta la piccola sala , si porta verso un mobiletto in legno di noce e , aprendone le ante , ne costata il vuoto : ” Che strano , eppure credevo di averli qui , con me , i miei diari! ” . Dopo aver preso un taccuino e una penna dal cassetto della scrivania posta in un angolo , si lascia ricadere su una poltrona dinanzi al camino e , accarezzandone i braccioli , sussurra : “Ah , la poltrona di Carlo ! ” . Sciolta la chioma ramata , inizia a scrivere sull’ approssimativo blocco di fogli : ” Caro diario , chi intinge la stilografica nell’inchiosatro e lo fissa sulla carta per raccontarti di sè come faceva da ragazzina : è la tua Sofia , Sofia Scicolone da Pozzuoli ; non la Loren , non la diva delle copertine patinate e del jet-set . Sono le tre di notte ; il sonno non si è presentato all’appuntamento e , in sua vece , ha mandato i ricordi . Sarà l’ ottantesimo compleanno che si avvicina ?, sarà la lontananza dei miei figli , l’assenza di mio marito ? , ma sento il bisogno di riaprire i cassetti della mia infanzia e della mia giovinezza . L’italia mi manca : mi mancano Napoli , Pozzuoli e Roma , dove la mia favola di moderna Cenerentola ebbe inizio , in quel 20 settembre del 1934 . La mia era una famiglia povera , anzi poverissima : pasti frugali ( quando c’erano ! ) . Da bambina , vestivo di stracci ; ero sempre spettinata , arruffata come una selvaggia ; magrissima , ero lo zimbello dei compagni di scuola e dei monelli puteolani che mi apostrofavano a turno : ” Mazz’ e scopa! ” , ” Stuzzicadenti ! ” . Negli anni difficili del Dopoguerra , mia madre , Romilda Villani , si privò del pane per darlo a me e a mia sorella Maria . Era una donna bella , bellissima , al punto che i registi la scritturavano come sosia di Greta Garbo …… ; suonava il pianoforte divinamente ! ……sarebbe diventata un ‘ottima concertista , se non avesse incontrato mio padre Riccardo . Di lui non ricordo molto ; con il tempo il rancore si è trasformato in oblio ! . Una cosa , però , me la ricordo bene : ci abbandonò , rifiutando persino di riconoscere Maria , perchè riteneva che non fosse sua figlia . Da quel giorno , mia madre ebbe un unico scopo : farmi raggiungere la celebrità da lei vagheggiata . Così , nel settembre del 1949 , mi iscrisse al concorso di bellezza : “La Regina del mare ” , che si svolgeva al Circolo dellla Stampa di Napoli . Avevo quindici anni e , un membro della giuria , esaminati i miei documenti , sentenziò che non avrei potuto partecipare , perchè minorenne : il trucco suggeritomi da mia madre di pettinarmi i capelli all’insù per sembrare un ‘adulta , non aveva funzionato ! ; la carta d’identità parlava chiaro e , fui eliminata . Mi feci da parte , lacrimando e mia madre , lì presente , tanto fece , tanto brigò che convinse i giudici a inserirmi tra le aspiranti “Regine” . Non vinsi quel titolo , ma fui eletta : “Principessa ” , almeno ! . Fu in quella occasione , tra lustrini , sfarzo e flash dei fotografi che dissi a me stessa : ” Se saprai essere forte e perseverare , potrai cambiare radicalmente il corso della tua vita ! ” . Nei mesi successivi , con l’aiuto di Pino Serpe , direttore di un centro cinematografico napoletano, mi stabilii con mia madre a Roma . Lasciare Pozzuoli , i miei nonni materni e mia sorella , non fu facile ! ; ma sopravvivere nella Capitale , in una modesta pensione , cucinando brodini e ragù in camera , di nascosto dalla proprietaria , fu ancora più difficile ! . Tuttavia , attingemmo forza l’una dall’ altra e , con un pizzico di fortuna, ci ritagliammo uno spazio nell’affollato mondo delle comparse di Cinecittà . La prima volta che vidi una macchina da presa provai un senso di sconcerto ! ; ero sul set del film : “Quo vadis ? ” , del regista americano Mervin Le Roy ; i figuranti facevano ressa ai cancelli dellla produzione . Spinta da mia madre , superai con spavalderia , il “comparsume” e , per ottenere il ruolo della schiava , finsi di conoscere la lingua inglese , ma quando il regista mi domandò : ” Do you speak english ? ” , persi automaticamente la parte . Nel 1950 , invece, fui bocciata alla passerrela finale del concorso di “Miss Italia ” , a Salsomaggiore . Sul momento , diedi l’impressione di essere sconfortata e i giurati , per consolarmi , crearono ,apposta per me , il titolo di : ” Miss Eleganza “. E pensare che , non potendo permettermi l’acquisto di un abito per quella serata , ne sfoggiai uno preso in prestito dal famoso sarto d’alta moda , Schubert ! . La notorietà arrivò con i fotoromanzi : ” Prigioniera di un sogno” , “Il giardino di Allah ” , “Principessa in esilio “, con cui avvinsi un seguito di garzoni e umili operai , in cerca di svago dalla fatica . Allora pronosticavo : ” Mi sposerò con un bravo ragazzo , anche povero , purchè sia alto come un corazziere ! ” . Per questo motivo Renato Rascel , incontrato nel 1951 , sul set del film “Io sono il Capataz ” , dopo una breve frequentazione , si congedò da me , con un simile discorso : ” Basta ! . Non usciremo più insieme . Se ti vedessi ancora m’innamorerei di te pazzamente. Ma tu…. tu sei troppo alta per me !” . Poi , praticando l’ippica , conobbi in un galoppattoio romano , Vittorio Gassman che mi invitò a telefonargli e , di fronte alla mia esitazione, non insistè , mostrandosi un perfetto gentiluomo . Nello stesso periodo , ad Ostia , fui notata da un intraprendente Ugo Tognazzi che , durante una gara di nuoto , mi chiese con tono da sbruffone : “Signorina , le piacerebbe fare del cinema ? ” ; inaspettata , gli giunse la mia risposta : “Ma , io , il cinema , lo faccio già ! ” . In realtà , io diffidavo di tutti : era stata mia madre a mettermi in guardia e a vietarmi le infatuazioni per attori che non avrebbero potuto far decollare la mia carriera . All’epoca , ero un ‘ingenua ! ; credevo che ,nel cinema , i baci fossero finti , quindi rimasi imbarazzata dal primo bacio cinematografico rubatomi da Walter Chiari , in una scena di : “Era lui …. sì , sì ! ” , pellicola del regista Marino Girolami . Io sono convinta che l’ arco di un ‘intera esistenza umana sia scandito da amicizie , amori , conoscenze necessarie, indispensabili , per compiere il proprio destino! . Carlo Ponti , marito attento , padre premuroso dei miei figli : Carlo jr ed Edoardo , pigmalione e produttore di talento : è stato il mio destino ! . Come , del resto, lo è stato Vittorio De Sica che , nel film a episodi : “L’oro di Napoli ” (1954 ) , tratto dall’omonimo libro di Giuseppe Marotta , mi volle “pizzaiola”, procace e sanguigna . Così , il 1955 , fu per me un anno di fantastica ascesa : non avevo più nemmeno la possibilità di desiderare che, quasi subito , ogni desiderio si realizzava ! . Lavoravo con i migliori registi ; l’obiettivo fotografico immortalava ogni mio spostamento ; non bastavano mia madre e mia sorella ad aiutarmi ad aprire le lettere degli ammiratori , lettere che leggevo , spesso , a danno delle ore di sonno ! . Cominciai a bruciare le tappe : il regista e scrittore Mario Soldati mi scelse per “La donna del fiume ” ; Blasetti , per ” La fatica di essere donna ” e “Peccato che sia una canaglia ” ; Dino Risi , per “Il segno di Venere ” e per ” Pane , amore e…. “. Non ancora paga , colsi al volo l’opportunità di esordire negli Stati Uniti con il film di Jean Nequlesco : “Il ragazzo sul delfino” , storia d’amore e archeologia , interpretata accanto all ‘attore hollywoodiano Alan Ladd che , basso com’era , per baciarmi , era costretto a salire su uno sgabello . Carlo , grazie ad un complesso gioco di coproduzioni ,alternate a lanci pubblicitari , tra il 1957 e il 1959 , mi spalancò le porte del cinema americano ; i produttori mi adulavano : ” Lei , vale tanto oro quanto pesa ! ” e mi affidavano il ruolo di eroina romantica , protagonista di vicende tumultuose e passionali ( “Orgoglio e passione ” , “Desiderio sotto gli olmi” , “Orchidea nera ” , ” La miliardaria” ) , consumate con divi acclamati quali : Clark Gable , Cary Grant , Frank Sinatra , Antony Perkins , Richard Burton e Peter Sellers . Tornata in Italia , nel 1960 , girai : ” La Ciociara ” , diretta dal maestro De Sica ; storia di una madre e di una figlia impegnate nella lotta per la sopravvivenza , in piena seconda guerra mondiale . Sul set ero tesa ; le chiacchere e i pettegolezzi mi infastidivano : la troupe insinuava che il mio ruolo fosse stato scritto per l’ attrice Anna Magni e che lei lo avesse rifiutato . Malgrado ciò , non dimenticherò mai l’emozione provata il giorno in cui appresi di aver vinto l ‘ Oscar : a venttotto anni ero entrata nella leggenda del cinema ! . Continuai il sodalizio con Vittorio De Sica nella pellicola a episodi “Ieri , oggi e dmani ” (1963) , in cui , al fianco di Marcello Mastroianni , raccontai le vicende di tre donne diverse : Adelina , madre fuorilegge costretta alla maternità per evitare il carcere ; Anna , ricca e annoiata signora snob e , Mara , prostituta disposta a redimere un giovane seminarista in crisi di vocazione . Ritrovai Marcello e Vittorio De Sica in : ” Matrimonio all’italiana ” (1964) , trasposizione del dramma eduardiano “Filumena Marturano” e ne ” I girasoli” (1969) , tragedia di due innamorati separati dalla guerra . Negli anni Sessanta trovai anche il tempo di interpretare : ” C’era una volta” ( 1967) , fiaba seicentesca del regista Francesco Rosi , interpretata accanto al fascinoso dottor Zivago (Omar Sharif ) , ” La contessa di Hong Kong ” ( 1967) , intrigo d’amore clandestino , ideato da Charlie Chaplin e “Questi fantasmi ” (1967) , commedia degli equivoci grotteschi , riadattata dal regista Renato Castellani , dall’omonima commedia di Eduardo De Filippo . Nel 1971 , io , amante , compagna clandestina di un uomo già sposato , scandalizzai l’Italia bigotta , ma in pieno fermento controculturale , con il film di Dino Risi : “La moglie del prete ” , in cui una ragazza emancipata seduceva un prete (Marcello Mastroianni) , sollevando il dibattito sulla possibilità di estendere il matrimonio agli uomini di Chiesa . Intensa fu l’esperienza di : “Una giornata particolare “(1977) , del regista Ettore Scola ; ancora una volta ,con Marcello , rappresentammo la solitudine di due personaggi ,una casalinga e un professore omosessuale , nel giorno della marcia su Roma. Negli anni Ottanta fui : “Mamma Lucia “e “Madre coraggio” e nel decennio dei Novanta , la moglie indispettita , in lite con il marito ,della commedia di Eduardo De Filippo “Sabato, domenica e lunedì ” e l’avvenente femme fatale di “Pret-a- porter “(1994) , del regista Robert Altman , ultimo film di Marcello . Nel 1991 , a cinquantasette anni , l’Academy di Los Angeles decise di attribuirmi l’Oscar alla carriera , premio che mi fu consegnato dall’attore Gregory Peck nel corso di una cerimonia ufficiale . Oggi , grata al grande schermo per il successo che mi ha regalato , mi divido tra la cura della mia famiglia e hobbies quali : la gastronomia e le buone letture , specie quelle di narrativa . Fedele alla memoria del mio Carlo , rivolgo un pensiero costante agli amici che non ci sono più e che hanno colorato delle tinte sfavillanti dell’amore la mia anima semplice di “lazzarella ” in trasferta a Hollywood . Parlo di persone come te , Marcello ! ; tu ed io abbiamo condiviso sentimenti che ci hanno nutrito riccamente . Immagina la banalità e lo squallore di chi non ritrova nel proprio passato un attimo di gioia , di stupore , di vittoria ! . Pensando al nostro lavoro comune di tanti anni , ti rinnovo la mia gratitudine per averti avuto compagno insostituibile in film che , lasciami essere presuntuosa , il pubblico non scorderà mai ! ” .
Ha scritto un autorevole critico : ” Se Carlo Ponti deve molto a Sophia Loren e Sophia Loren moltissimo a Carlo Ponti , poichè i fermenti napoletani di lei e il buon senso lombardo di lui , messi assieme , hanno dato frutti eccellenti , è anche vero che l’evoluzione della Loren è stata sorprendente . Da autodidatta è diventata una signora di classe , socialmente e intellettualmente matura, tanto da poter discutere di letteratura ,di musica , di pittura con chiunque in numerose lingue . “
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