ROMA-Alla vigilia del vertice europeo di primavera, il Parlamento europeo con decisione a larghissima maggioranza, come si sperava, ha bocciato il bilancio di previsione dell’U.E. per il periodo 2014 – 2020 concordato dai capi di governo nel febbraio scorso.
È la prima volta che accade grazie al Trattato di Lisbona che attribuisce all’Europarlamento un potere di veto sulle risorse europee. L’assemblea di Strasburgo ha respinto il bilancio di previsione approvato l’8 febbraio scorso, perché, rispetto alla proposta di 1033 miliardi avanzata dalla Commissione, prevedeva pesanti riduzioni delle risorse U.E. e presentava una inaccettabile incongruenza tra impegni di spesa per 960 miliardi e impegni di pagamento per 908 miliardi.
La risoluzione del P.E. “respinge nella sua forma attuale” il documento sulle prospettive finanziarie 2014 – 2020 “perché non riflette le preoccupazioni e le priorità che aveva indicato”. Il presidente del P.E. Martin Schulz ha commentato la risoluzione, affermando che: “Adesso vogliamo essere presi sul serio nel negoziato con il Consiglio per arrivare ad un compromesso che migliori il bilancio comunitario”.
La Commissione ha plaudito all’iniziativa del P.E. e si è offerta come mediatore tra il Consiglio ed i governi per trovare una soluzione. Il P.E. nella sua risoluzione ha messo dei paletti individuando cinque condizioni che i governi debbono osservare per accettare il bilancio. La prima riguarda una diversa distribuzione delle risorse con maggiore attenzione alle politiche per la crescita e la competitività.
La seconda prevede l’impegno a saldare nel 2013 tutte le fatture inevase e in arretrato in modo che il bilancio europeo non si trovi in deficit come avviene adesso, e la eccessiva differenza tra impegni di spesa e impegni di pagamento non determini una situazione si squilibrio.
La terza deve assicurare piena flessibilità tra le voci di spesa e tra i bilanci annuali per consentire che le somme non impiegate in un anno o per una certa politica si possano trasferire nell’anno successivo o su differenti capitoli di bilancio.
La quarta prevede una clausola di revisione che permette alla nuova Commissione e al nuovo Parlamento, che saranno nominati il prossimo anno, di correggere e modificare le prospettive finanziarie.
La quinta riguarda un impegno dei governi ad approvare un nuovo meccanismo di risorse proprie che elimini i contributi nazionali e dia al bilancio europeo una fonte di alimentazione indipendente dalla contabilità dei governi.
L’osservanza delle condizioni fissate dal P.E. rende alquanto difficoltoso il negoziato che si riapre, per cui se Parlamento e Consiglio non dovessero trovare un compromesso, l’Unione europea sarebbe costretta a procedere con una serie di bilanci provvisori.
L’auspicio è che dal braccio di forza tra P.E. e Consiglio possa scaturire un ragionevole compromesso per la crescita e la competitività dell’Europa, ferma da tempo a causa di una politica improntata al rigore finanziario.
di Fiorenzo Grollino
GDO: Coop e Selex, hanno ritirato dal commercio due prodotti a marchio proprio, la pasta…
Sei stanco dei voli cancellati o in ritardo che ti rovinano le vacanze? Oggi c'è…
Chi vince ad "Affari tuoi" non è in realtà un vero vincitore. Quello che ottiene…
Previsti nuovi aumenti dei costi dell'energia. Putin non dà tregue nemmeno all'Europa La guerra in…
Leva obbligatoria: a causa del mutato scenario geopolitico, la Germania ripensa il servizio militare: in…
Quello che sembrava un grande aiuto si è trasformato in un vero e proprio incubo…