Gabriella Ferri:“Grazie alla vita che mi ha dato tanto”In evidenza
3 aprile 2004 . Anche oggi , il sole si è levato alto su Corchiano , ridente provincia viterbese che annovera tra i suoi abitanti : “ La sciantosa illustre

3 aprile 2004 . Anche oggi , il sole si è levato alto su Corchiano , ridente provincia viterbese che annovera tra i suoi abitanti : “ La sciantosa illustre “ , “ La canzonettista del varietà “ , “ La voce di Roma “ , Gabriella Ferri . Eccola , puntale come ogni mattina , affacciarsi alla finestra del suo appartamento sito al terzo piano di un edificio minimale , temperato , esiguo , costruito con laterizi refrattari e , immerso nel verde . Eccola , “ La prima donna dello spassoso cabaret “ , tutta cerone e trucco di scena , mentre , sollevate le tapparelle e aperti gli infissi , spalanca le ante del suo balcone fiorito . I grandi occhi neri , trincerati dietro lenti spesse e scure , vanno subito alla ricerca della strada per scrutare i passanti , le espressioni dei loro volti , i loro umori . Le dita , nervose e inquiete , invece , ora formano una spirale attorno a cui avvolgere capricciosamente i capelli ora sfiorano i petali rossi di un geranio per testarne la fragranza . La viottola , serpeggiante e stretta , come al solito , è desolata : solo un gatto ferma il suo incedere regale per scrollarsi di dosso un parassita , ospite invadente . “An vedi chi c’è ? ; micio , micione , che fai qua ? , ti sei perso ? ; chi cerchi , gli amici tuoi ? . Sapessi quanti gatti sornioni come te ci stanno a Testaccio , il quartiere romano dove sono nata il 18 settembre del 1942 ?! . Sapessi , a quest’ora , quanta gente c’è là ……e i suoni che si sentono : il baccano degli automobilisti costipati nel traffico , la voce confusa degli ambulanti del mercato ! . A proposito : lo sai , micio , che pure mi padre , Vittorio , faceva l’ambulante ? ; vendeva le caramelle in giro per la Capitale . Da adolescenti , io e mia sorella , lo seguivamo , poi …. poi ci siamo persi di vista ! . E’ stato lui a insegnarmi le canzoni romanesche : amava il dialetto , la tradizione! . In occasione delle fiere , cantavamo insieme nelle piazze dei rioni più popolari : S. Giovanni , Trastevere , Campo dei Fiori ; che belli che erano i colori della città ! … tinte accese ,ormai sbiadite . Per un periodo , smisi di cantare stornelli : un incidente mi impedii persino di studiare e abbandonai la scuola , ma non persi la voglia di sognare e , negli anni Sessanta , passeggiando per via Condotti o per via Veneto , mi vedevo già mannequin e attrice . Nel 1964 , però , m’imbattei in una ragazzetta timida , con i capelli neri lunghi e sottili , di nome Luisa : Luisa De Santis , la figlia del regista di “Riso amaro” ( Giuseppe ) . Pure lei , come me , cantava e vantava un repertorio di canzoni “da osteria” e le proposi di formare il duo : “Luisa e Gabriella “. Ci esibivamo nei locali e nelle trattorie dell’Urbe con i brani : “Il barcarolo romano “ e “La società dei magnaccioni “ che , presto , esportammo nei ritrovi milanesi come l’ Intras club , dove una sera venne a sentirci cantare Walter Guertler , il produttore della casa discografica Jolly per cui incidemmo il nostro primo quarantacinque giri “La società dei magnaccioni “ . Grazie al successo ottenuto con la pubblicazione del disco , il cinema s’accorse di noi e , nel 1961 , girammo un film : “008 ,operazione Ritmo”del regista Tonino Piacentini . La nostra, non fu un ‘interpretazione memorabile e , prive di rimpianto , tornammo alla musica con la registrazione di un nuovo quarantacinque giri : “Sciuri Sciuri “ e “Vitti ‘na crozza”, canzoni attinte dal folclore siciliano . Fedifraghe , ritornammo spose fedeli del ritornello romanesco ed eseguimmo i brani : “La povera Cecilia “ , “Le mantellate “, “E’ tutta roba mia “ tratto ,quest’ultimo, dallo spettacolo “La manfrina “ del compositore Ennio Morricone . All’improvviso , l’idillio s’interruppe : Luisa era sempre angosciata ; la timidezza le rubava la felicità di cantare in pubblico ,impedendole di esprimersi al meglio e , “Con una stretta di mano , da buone amiche sincere “, ci separammo . Da quel momento , da solista, continuai la mia carriera e partii per una tournèe in Canada . Non potendo stare lontano dalla mia Roma , tralasciai momentaneamente i concerti all’estero e , dopo un provino , divenni la cantante ufficiale del “Bagaglino”, teatro, presso cui incontrai l’attore comico Enrico Montesano e l’autore , nonché fidato collaboratore , Piero Pintucci . Nel 1968 , incisi l’ennesimo quarantacinque giri di valore ( “E’ scesa ormai la sera “ e “Ti regalo gli occhi miei “ ) che mi offrii la possibilità di scoprire il Sud America e le sue sonorità , cariche di nostalgia . Avevo quasi trent’anni e mi pesava l’etichetta di “ Cantante da taverna” , cucitami addosso dai critici e m’infastidivano l’atteggiamento sostenuto e la puzza sotto il naso di certe dive del” Piper” e di certi cantautori impegnati del “Folkstudio” , convinti della loro presunta superiorità artistica . Quindi , mi presentai in gara al Festival di Sanremo con la canzone beat : “Sei tu ragazzo mio” , scritta insieme con mio padre e con Piero Pintucci . Lo stile rhythm’n’ blues mi si addiceva poco e venni eliminata al primo turno . Quell’esperienza mi servii per capire che dovevo essere me stessa , assecondare e non cambiare la mia natura di menestrello , cantastorie . Recuperai , dunque, i classici della canzone popolare , cercando d’innovarne la struttura e i contenuti ; proponimento che realizzai nei brani : “Sor fregnone” , composto con Vittorio Nocenzi (tastierista del gruppo il “Banco del mutuo soccorso” ) e “Sennò me moro”, scritto nel 1961 dal regista Pietro Germi e dal musicista Carlo Rustichelli per il film “Un maledetto imbroglio” . Poi , un amico della RAI , manco me ricordo più er nome , mise in piedi una trasmissione televisiva apposta per me , dedicata alle mie canzoni ,intitolata : “Questa sera… Gabriella Ferri “ . Erano gli anni Settanta : la società italiana inneggiava al cambiamento ; la politica era scandita da contrasti e repentini trasformismi ; il pubblico aveva bisogno di ridere . Così , con un gruppo di autori , reinventammo le “riviste canterine” del Dopoguerra e nacquero : “Dove sta Zazà” (1973) , il “Circo della voce “ (1974) e “Mazzabubù” (1975) . Quanti ricordi ! …. le gare di stornelli e d’improperi con il Reuccio , Claudio Villa ; la maschera del clown che vaga disperato in mezzo a un cumulo di rifiuti , cantando di Zazà , sparito misteriosamente nel corso di una processione in onore di S. Gennaro ; la macchietta di “Ciccio formaggio”, impersonata dall’attore napoletano Nino Taranto e , riprodotta da me “ en travesti” , con tanto di baffi e paglietta tagliuzzata dall’amata dispettosa ; le canzoni: “L’amore è facile , non è difficile “ , “Il valzer della toppa”(firmata da Pier Paolo Pasolini ), “Remedios” (incisa in lingua spagnola) e , quell’altra ….. come si chiamava ? …. , come iniziava ? … “ Ognuno ha tante storie /tante facce nella memoria / tanto di tutto / tanto di niente / le parole di tanta gente … Anche tu così presente / così solo nella mia mente / tu che sempre mi amerai / tu che giuri e giuri anch’io / tu che giuri amore mio / così certo e così bello / anche tu diventerai come un vecchio ritornello che nessuno canta più / come un vecchio ritornello / che nessuno canta più / Sempre / sempre/ sempre” . All’epoca , c’era un brano che non m’andava proprio de canta’ : “Vecchia Roma”, “Sotto la luna nun canti più / gli stornelli e le serenate de gioventù / er progresso t’ha fatto grande ma sta’ città / nun è quella che se vedeva tant’anni fa …” ; volevo sfuggire al confronto con l’interpretazione di Anna Magnani : la vera , l’unica “Mamma Roma” . Il cinema m’affascinava , sì , ma non suscitava in me un ‘emozione paragonabile a quella del palcoscenico e , allora , nel 1976 , accettai di girare il film : “Remo e Romolo . Storia di due figli di una lupa “ soltanto per riconoscenza nei confronti dei registi Mario Castellacci e Pier Francesco Pingitore che, pionieri, nel 1969 , avevano intuito le mie potenzialità da “canta- attrice”. All’avanspettacolo in formato televisivo , rimasi legata fino al 1987 , passando da “Giochiamo al varietè” (1980) a “ Biberon “ (1987) , di cui cantai la sigla . Nel 1981 , il cantautore genovese Paolo Conte s’interessò alla mia voce e compose una serie di canzoni adatte al mio temperamento ironico ,come : “Vamp “, in cui facevo il verso alle cantati affette dalla “sindrome della femme fatale” , quelle che nelle interviste ai giornalisti dicono : “ Nel pomeriggio mi recherò in teatro per le prove “ ; sarà ….. , ma io , in trent’anni d’arte, non me so’ “recata” mai in nessun luogo ! . Per una decina d’anni , non ho cantato : ho scelto l’isolamento , ho lasciato la ribalta! . Il dolore per la morte di mio padre m’aveva annientata ; quando cantavo non riuscivo più a emozionarmi ,perché sentivo che la mia vita non valeva niente , che ero sola , circondata da estranei interessati al personaggio Gabriella Ferri e non alla persona ,Gabriella . Intorno a me , dentro di me , c’era sofferenza , solitudine , paura! . Fu sciocco desiderare la morte ; ma la tentazione durò un attimo e ripresi il mio canto che , nel 1996, mi ricondusse, con la Piccola Orchestra Avion Travel , al Festival di Sanremo , dove ricevetti il prestigioso “Premio Tenco”. Nell’ estate del 1997 , ricominciai a esibirmi dal vivo , in un concerto al Parco Celimontano di Roma per cui era previsto l’arrivo di un milione di persone : ne giunsero settemilioni ! . Quel pomeriggio di fine luglio mi parve di riafferrare l’empito della giovinezza , la spensieratezza leggera delle improvvisazioni nelle feste di piazza . Feci pace con me stessa e con il mio spirito di girovaga inquieta e , per celebrare l’avvenimento , incisi ben due dischi : “ Ritorno al futuro “ (1997 ) e “Canti diVersi “ ( 2000) , grazie ai quali compii un viaggio nei testi e nelle note malinconiche e struggenti di autori del nostro Belpaese , senza dimenticare la cultura popolare . “Lontano , lontano… nel mondo / qualche cosa negli occhi di un altro / ti farà ripensare ai miei occhi / a quegli occhi che t’amavano tanto / e ad un tratto chissà come e perché ti troverai a parlargli di me / di un amore ormai troppo lontano “ , “Stornello dell’ estate “ , “Una donna sbagliata” , “E scesa ormai la sera “ , “Via Rasella “ , “ O’ sole mio “ “” . Poi , sollevando il capo e guardando l’orizzonte davanti a sé , aggiunge : “Che bel cielo azzurro indaco! . Uh ! sta a passa’ uno stormo di rondinelle : be’ , siamo in aprile , è primavera ! . Non so perché , ma me sento a tal punto parte dell’infinito che me ce perdo ! ; è proprio meravigliosa la vita ! . Grazie alla vita che mi ha dato tanto ! “ . Proprio in quell’ istante , Gabriella barcolla , scivola e cade dalla finestra . Nel silenzio e nell’indifferenza di una mattinata di provincia , sotto gli occhi sbalorditi e interlocutori di un gatto randagio , volando , raggiunge la sua eternità .