I senza lavoro umiliati dalla carità

ROMA-Sono molteplici i tentativi di alleviare la sofferenza di chi ormai si priva di tutto. La miseria, la povertà, la disperazione, si vede quando apri il frigo di casa ed è vuoto. Chi vive in una condizione migliore non riesce a comprendere il grado di sofferenza che attanaglia chi non riesce a riempire la pancia. Gli errori della classe dirigente italiana hanno portato migliaia di famiglie a vivere una condizione di ristrettezza che adesso è diventata asfissia psicologica.
In questo momento così triste sono molte le associazioni impegnate nel tentativo di portare un pizzico di sostegno alle famiglie rimaste senza lavoro. Associazioni che si sostituiscono alle istituzioni impantanate in una paralisi senza precedenti. I dati che ogni giorno sono offerti dagli istituti di ricerca dicono che sono quasi cinque milioni le famiglie che vivono sulla soglia della povertà. Povertà che deriva prevalentemente dalla mancanza di lavoro. L’Italia sta lentamente perdendo la potentissima macchina industriale che dal dopoguerra l’ha resa ricchissima. Come sta perdendo il volano principale dell’economia che sono le Pmi.
La Caritas è in prima linea in questo viaggio nella povertà. Se prima erano maggiormente extracomunitari ad appoggiarsi alla Caritas in cerca di sostegno, adesso il numero di italiani che si recano nei centri in cerca di aiuto è di gran lunga superiore agli extracomunitari. Cittadini di ogni estrazione devono far ricorso all’aiuto per sopravvivere. Spinti dall’esigenza di poter mettere un boccone sotto i denti perlomeno a fine giornata. In tutto questo ci ritroviamo una classe politica che nemmeno dopo il voto, per responsabilità principale del PD e di Bersani, trova una intesa per formare un governo, per ovviare a questa situazione che sta degenerando. Bersani sta portando l’Italia allo sfascio, poiché è chiuso sulle sue posizioni e non vuole aprire ad un governo di larghe intese al fine di procedere spediti a risolvere la questione lavoro che sta generando povertà.