Categories: Cronaca

Un attentato di disperazione

ROMA-Ieri una giornata che doveva dare la speranza alla nazione per la costituzione del nuovo governo dopo quasi 70 giorni dal voto, si è trasformata in tragedia. Una tragedia che sembrava figlia di un aspetto psicologico di una persona, invece si è rivelato figlio di una tragedia che si sta consumando in questo paese. Nel mirino dell’uomo c’erano loro, i politici. L’uomo non è riuscito a raggiungerli ed ha sparato ai due carabinieri. Voleva uccidersi, ma non ha calcolato i colpi sparati e non c’è riuscito. Ecco, il racconto è la traduzione di quello che sta succedendo in questo paese. Un paese soffocato dai debiti dello stato e dai debiti personali, conseguenza di una crisi tremenda, tragica, che sta mandando in tilt le menti delle persone. Lo stato ha sbagliato. Bisogna ammetterlo. Il gesto va condannato sempre e comunque, ma va anche detto che la gente è stata abbandonata e pressata dal potere politico che ha ridotto le persone a cavie a disposizione dello stato. Cavie sotto forme di bancomat, pressate dal sistema riscossivo e dalla enorme tassazione fino a giungere a ledere la dignità dell’individuo. Dignità demolita attraverso la mancanza di lavoro. Il sistema è saltato, perché è saltato lo schema che tiene in piedi un paese: la produzione che crea lavoro. Le menti sono diventate fragili, c’è chi riesce a resistere, ma c’è chi non riesce a reagire alla debolezza mentale, fino a giungere a gesti che si trasformano in tragedia. Va condannato tutto quello che crea dolore ad altri individui, ma bisogna fare attenzione a non saper ascoltare chi a quel gesto ci è arrivato, o altri soggetti che possono arrivarci perché si sentono traditi dalle istituzioni. Forse sia il caso che prima di condannare si faccia lo sforzo comune, evitando posizioni ideologiche, per comprendere in pieno quelle che sono le enormi difficoltà che in questo momento distruggono famiglie e imprese, per evitare di dover poi condannare gesti estremi. Ogni gesto è seguito da tanta disperazione. Questa disperazione va ascoltata e seguita con fatti concreti, altrimenti di atti di violenza come quello di ieri a piazza colonna o come quello che mesi scorsi successe a Perugia, si possono ripetere e noi saremo qui a condanne il gesto senza aver però permesso che al gesto non si arrivasse.

Redazione

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