ROMA-Oggi sicuramente i sindacati si cimentano nelle solite parate a difesa del lavoro e dell’operaio. I sindacati cosi come sono andrebbero chiusi e rifondati. Sono proprio i sindacati che hanno annientato il lavoro in questo paese, insieme alla complicità dei partiti di sinistra. Se guardiamo il quadro politico degli ultimi sei anni, dopo il voto del 2006, in Italia la sinistra non è più entrata in parlamento, vivendo una sorte di isolamento voluto dal popolo elettore. Ciò significa che la mentalità è cambiata definitivamente nei confronti di ideologie e posizioni obsolete. Se guardiamo la sconfitta alle ultime politiche di Antonio Ingroia, che aveva messo insieme la parte più estrema della sinistra e del giustizialismo italiano, allora la disaffezione e la voglia di liberarsi della sinistra è in piena evoluzione.
Le politiche di sinistra, accompagnate da un sindacato sempre spinto verso la stessa direzione, ha smembrando l’impresa italiana. Sono le imprese che costruiscono il lavoro agli operai, senza, il lavoro non c’è.
L’effetto adesso è palese: in questo paese il lavoro non c’è più e le imprese, stanche delle pressioni dei sindacati e dei partiti di sinistra, stanno delocalizzando pur di liberarsene. Qualcuno direbbe che è l’effetto della crisi, no, non è solo effetto della crisi, semmai è l’effetto di 40 anni di politiche sbagliate della classe dirigente nei confronti delle imprese pur di accontentare i sindacati. Ma oggi, primo maggio 2013, anche i lavoratori hanno ben compreso che le imprese sono la parte fondante del paese. Dietro ogni impresa c’è una persona o un gruppo di persone che si spende e si mette in gioco per creare ricchezza lavorativa. I sindacati e i partiti di sinistra non sembra abbiano mai creato lavoro in Italia, casomai l’hanno sempre distrutto opponendosi ad ogni riforma seria che aprisse la strada per modernizzare la società italiana. Gli elettori però sono stati molto più intelligenti dei politici, si sono accorti di questa imperfezione sociale, ed hanno escluso la sinistra dal parlamento. Dal canto loro gli operai dopo questo tzunami di crisi asfissiante, comprendano, per la prima volta, l’importanza degli imprenditori e di chi fa impresa, dando meno importanza ai sindacati che, oggi, si ritrovano disoccupati perché le imprese chiudono e non sanno contro chi protestare. Solo chi fa impresa è capace di creare ricchezza e produzione per garantire il lavoro, il resto è solo una macchina sfiammante con il motore fuso.
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