inanziamento ai Giornali, come funziona e a chi vanno i soldi
ROMA-Il finanziamento pubblico ai giornali, come quotidiani, periodici o giornali di partito, è sempre stato un argomento

ROMA-Il finanziamento pubblico ai giornali, come quotidiani, periodici o giornali di partito, è sempre stato un argomento molto discusso negli ultimi tempi. Da un lato troviamo chi li difende, affermando che garantiscono l’imparzialità dell’informazione stessa in modo da evitare che possa essere gestita solo da chi possiede i mezzi finanziari necessari, mentre dall’altro lato ci sono coloro favorevoli ad una totale abolizione dei finanziamenti alla stampa. Per capire meglio l’argomento è necessario fare prima un attimo di chiarezza, specificando che già a partire dal 2010 sono stati aboliti tutti i contributi indiretti come ad esempio le agevolazioni telefoniche, mentre invece quelli diretti, al momento riguardano solo il 10% dei giornali regolarmente registrati. Quindi in sostanza questo tipo di finanziamento è stato già notevolmente ridotto rispetto al passato, ma rimane ugualmente una delle note spese a sei zeri del bilancio dello stato, arrivando a quasi 70 milioni di euro all’anno.
Ma a chi vanno questi soldi?
Come previsto dal decreto legge, i finanziamenti sono previsti per queste tipologie di giornali:
i giornali organi dei partiti politici
giornali per le cooperative di giornalisti
giornali per le minoranze linguistiche
giornali per le comunità italiane all’estero
riviste e giornali pubblicati da ‘enti morali’, come ad esempio di tipo religioso
Tutti i dati sono tranquillamente disponibili sul sito del Governo, nella sezione “Dipartimento dell’editoria”, in cui trovate la lista dei giornali con le rispettive somme ricevute. C’è da dire, inoltre, che le riviste ed i giornali che percepiscono questi contributi statali rappresentano solo il 10% dell’intera editoria italiana, e al di fuori di un paio di eccezioni non hanno nemmeno un grande numero di lettori.
A questo punto la domanda sorge spontanea, perché finanziare queste piccole realtà editoriali, quando i giornali più diffusi e venduti non ricevono nulla e quindi non utilizzano questi fondi? In questo caso si potrebbe far privilegiare la regola, o tutti o nessuno, mettendo su un sistema di calcolo ed autofinanziamento attraverso il quale è possibile finanziare tutti i giornali in proporzione, questo tipo di sistema è già utilizzato in altri paesi europei come ad esempio in Francia.
Oppure passiamo all’abolizione totale risparmiando così quasi 70 milioni all’anno. Voi che ne pensate?