19 maggio 1997 . Roma , casa Panelli –Valori . L’anziano Paolo , seduto su una sedia , in soggiorno , come ogni sera , attende l’arrivo della figlia Alessandra per consumare insieme una cena frugale . L’esilarante “mattatore del varietà” , il “comico di razza “ del teatro e della televisione italiani , è rimasto solo in casa , da quando sua moglie Bice è morta , stroncata da un tumore . Da quel momento le luci dei riflettori si sono spente sul suo talento , perché nessuno più della compagna di vita e d’arte , con la sua ironia salace e irridente , sapeva esaltarlo . Ora , è semplicemente Paolo : un pensionato di settantadue anni che , vedovo , passa le giornate davanti alla televisione . Infatti , dopo aver portato a termine un avvincente torneo di solitario , afferra il telecomando già approntato sul tavolo e , pigiato il tasto di accensione , si sintonizza sul canale Uno della Rai per ascoltare il solito telegiornale . La sua attenzione , però , di colpo , viene rapita dal tintinnio delle chiavi e dal cigolio della porta d’ingresso che , spalancandosi , annuncia l’irruzione di Alessandra . “Papà , scusa ! ; lo so , sono in ritardo , ma la macchina non voleva proprio saperne di mettersi in moto ! . Tu , come stai ? ; hai fame ? , che cosa vuoi che ti prepari stasera ? “. “ Vorrei tanto sapere cos’è sta’ smania di entrare in Europa ?! …. sto’ governo dice che per far parte dell’ UE e avere una moneta unica è necessario fare dei sacrifici : capirai , si fa presto a dire sacrifici ! ; gl’Italiani è da un secolo che fanno sacrifici ; fanno più sacrifici che figli ! ….Un taglio qui , un taglio qua ; un debito lì , un debito là , tanto poi a pagare è sempre la gente comune , il popolo ! . Bella di papà , che vuoi che ti dica : prepara una minestrina veloce , veloce ….intanto cambio canale , perché se no finisce che m’infervoro e la pressione sale a duecento ! “ . Trascorso qualche minuto , un silenzio profondo , penoso , carico di malinconia invade l’abitazione . La figlia , alle prese con i fornelli , interrompe le faccende domestiche e si precipita dalla cucina al soggiorno , dove trova il padre in preda alla commozione . “Guarda come siamo bravi io e Bice mia in questa scenetta del tassista furbetto che rifiuta di accompagnare la cliente nel luogo indicatogli , perché è troppo vicino e guadagnerebbe poco! . Sai come va a finire ? , che alla signora , arrabbiata di fronte all’ennesimo rifiuto , viene un infarto e lo chauffeur maleducato deve trasportarla d’urgenza in ospedale : quello più distante ! . Eh…. , quanto ci siamo divertiti io e Bice mia ! . Te l’ ho mai raccontata la storia di come ci siamo conosciuti io e tua madre ? …. eravamo giovani : non avevamo nemmeno vent’anni ! . Era il 1946 ; nella Roma del Dopoguerra, frequentavamo l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico “ ; mi ricordo ancora come si presentò all’insegnante di dizione : “Mi chiamo Maria Bice Valori , sono nata a Roma il 13 maggio del 1927 “ . Era una ragazza in gamba , capace di far ridere come e meglio di un uomo . Diplomatasi nel 1949 , fu scritturata subito da Garinei e Giovannini per uno spettacolo radiofonico : “La bisarca “. Presto , visto il gradimento del pubblico , fu ingaggiata dalla Compagnia del “Teatro comico musicale” e dalla “Compagnia di Prosa” di Roma . Nel 1952 , a pochi anni dal suo debutto e a pochi mesi dal nostro matrimonio , talmente versatile , interpretò “commedie impegnate “ ( “Ricordo la mamma “ di John van Druten , diretta dal regista Anton Giulio Majano ) a fianco di attori professionisti quali : Corrado Pani , Arnoldo Foà , Ivo Garrani . Negli anni Cinquanta si esibì nelle riviste : “Controcorrente “( 1953) ; “Senza rete “ , “ Oh quante belle figlie madama Dorè “(1955) e “ Sei storie da ridere “ (1956) , quest’ultima con la regia di Luciano Mondolfo e la partecipazione dell’allora sconosciuta Monica Vitti . La sua abilità di “ caratterista “ conquistò gli autori e i registi cinematografici che le assegnarono “ruoli di genere “ in film leggeri e scanzonati ( “Sette ore di guai “ di Metz/Marchesi , 1951 ; “Totò terzo uomo “di Mario Mattoli , 1951 ; “La bella di Roma “ di Luigi Comencini , 1953 ; “Guardia , ladro e cameriera “ di Steno , 1957 ; “Le motorizzate “ di Marino Girolami , 1963 ) . Con entusiasmo e dedizione studiava i suoi personaggi : una popolana petulante , una ragazza smaniosa di prendere marito , fino a che , nel 1964 , una giovane regista , Lina Wertmuller, le propose il ruolo dell’ odiosa direttrice di un collegio nello sceneggiato musicale della RAI : “Il giornalino di Gian Burrasca “con cui , di fatto ,approdò al piccolo schermo in veste d’intrattenitrice brillante . Dapprima nei programmi : “Eva ed io “ ( 1961, del regista Antonello Falqui ) e “ Biblioteca di Studio Uno “ (1964) poi, in “Doppia coppia “ ( in cui , nella stagione 1969-70 , interpretò l’acuta e pungente centralinista della RAI ) ,”Speciale per noi “ (1971) e “Ma che sera “(1978) . Tuttavia , nonostante la fama e la popolarità televisive ,non tralasciò mai la sua vera passione : il teatro , cimentandosi nelle commedie musicali di Garinei e Giovannini ( “Rugantino “, nell’ edizione del 1962 ,con Nino Manfredi , Lea Massari e Aldo Fabrizi e nella riedizione del 1978 , con Enrico Montesano e Alida Cheli ) e in “commedie d’autore”( “L’eredità “ di Noel Coward) . Archiviati i camei in “musicarelli “ ( “Rita la zanzara” di Lina Wertmuller , 1966 ) diede prova della sua poliedricità in pellicole di pregio : “La bisbetica domata “ di Franco Zeffirelli , 1967 e “Il medico della mutua “ di Luigi Zampa , 1968) . Negli ultimi cinque anni della sua esistenza , le fui accanto in palcoscenico ; insieme girammo in lungo e in largo la Penisola grazie agli spettacoli di Garinei e Giovannini : “Aggiungi un posto a tavola “ (1974) e “Accendiamo la lampada “ ( 1979) ,con cui si congedò dagli spettatori in piena maturità artistica . Volitiva , determinata , come quando , per onorare la memoria del padre , il giornalista Aldo Valori , decise di riprendere gli studi e di laurearsi in Lettere , andò in scena , vincendo il dolore e la malattia . Non dimenticherò mai quel 17 marzo del 1980 , quando, allo stremo delle forze, si spense tra le mie braccia . Non scorderò mai il suono della sua voce che , flebile , mi chiamava : “Pennelletto” e il rumore delle risate e degli applausi scroscianti in sala , dopo aver pronunciato una battuta delle sue. Sai , bella di papà , noi eravamo più di una moglie e un marito : eravamo una coppia ; due elementi indispensabili per azionare un congegno perfetto . Ora, il meccanismo si è rotto! . Beh cocca , stasera papà non si sente molto bene , è stanco e non ha voglia d’ingurgitare minestrine perciò : ti saluta e se ne va a dormire ! . Prima , però , te vuole di’ una cosa : ogni volta che hai un diavolo per capello pensa al volto di tua madre ; il suo, era il volto della simpatia ! . Ciao, cocca ; buonanotte ! “ . Poi , raccoltosi nella stanza da letto , vinto dalla nostalgia , accende un vecchio giradischi e ascolta la canzone del musical : “Aggiungi un posto a tavola “ . Disteso sul letto , cullato dalle parole : “Aggiungi un posto a tavola che c’è un amico in più / se sposti un po’ la seggiola stai comodo anche tu / gli amici a questo servono a stare in compagnia / sorridi al nuovo ospite non farlo andare via / dividi il companatico / raddoppia l’allegria “ , se ne va ,così , serenamente e raggiunge l’adorata Bice per riformare la loro coppia e dare inizio a un nuovo , spiritoso , eterno varietà .
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