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“Leopoldo Fregoli : il mago del trasformismo”In evidenza

Roma . Aprile 1925 . La Capitale saluta il ritorno di un suo figlio divenuto celebre nel mondo : Leopoldo Fregoli , il mago de trasformismo . All’interno del Cafè chantant “Esedra “ è tutto pronto : i tavolini rivestiti con tovaglie ricamate di seta , allineati in file concentriche , attendono soltanto che i distinti avventori , gentildonne in abiti di taffetà e gentiluomini in frac , si accomodino alla postazione loro assegnata . Scattanti camerieri in livrea si aggirano per la sala , versando ,da bottiglie dispendiose , in calici e coppe di cristallo , champagne e vini pregiati . Un’avvenente sigarai a , avvolta in un ‘eccentrica stola di marabù , li segue , attirando l’attenzione dei clienti con il fascino delle sue forme . Dal palcoscenico , approntato sul fondo del locale , rinserrato dietro un pesante tendaggio color porpora , si odono dei rumori : d’un tratto le luci , emanate da ingombranti lampadari di metallo , si spengono ; il sipario si apre e il proprietario del locale , apparso sul proscenio , annuncia a gran voce : “ Signore e Signori , con vivo piacere , ho l’onore di presentarvi l’illusionista , l’attore , il trasformista : Leopoldo Fregoli , che vi allieterà con il suo spettacolo “Storia di un Pierrot” . A voi tutti auguro buona serata e buon divertimento !”. Dopo una breve attesa , ecco comparire di fronte agli spettatori un enorme telone , sorretto a mano da due dame in crinolina e una grande cassa . Calato il telo di stoffa leggera , il poliedrico artista si mostra nelle vesti di malinconico Pierrot per poi sparire nuovamente e riapparire all’istante come soldato , barbiere , maestro di musica e , infine , pudica e riottosa educanda . Il pubblico , ammaliato dal tali prodezze interpretative , applaude entusiasta . Fregoli , emozionato , prende la parola : “ Madame e Mensieur , vi ringrazio per essere intervenuti così numerosi e per la stima dimostratami con un consenso tanto fragoroso e unanime , ma devo comunicarvi una notizia importante . Come potete constatare , ho raggiunto la piena maturità e , non mi riferisco a quella artistica . E’ giunto il momento di cedere il passo e i segreti di questa raffinata e complessa arte, a un giovane istrione . E’ giunta l’ora che io mi ritiri a vita privata ! . Ho voluto salutare Roma ,perché oltre a essere la città in cui nacqui (il 2 luglio del 1867) , è anche quella in cui debuttai nel marzo del 1891 . Allora , ero giovane , forte , determinato e disposto a combattere le asprezze della vita … beh , signore e signori , nel congedarmi da voi , vi prego di custodire gelosamente il ricordo di Leopoldo Fregoli ! “ . Gli astanti, attoniti e increduli , commentano tra loro quanto appreso , dando luogo ad un brusio via via crescente che , trasformatosi in diniego perentorio , li spinge in massa ad abbandonare lo sfavillante salone . Fregoli , rimasto solo , racimola il materiale scenico , i costumi , gli accessori , gli orpelli delle sue maschere , per riporli nello spesso baule di legno , fedele compagno di numerose tournèe . La sigaraia ,seduta in un angolo , intimorita dalla fama del personaggio , lo osserva di nascosto , finchè , fattasi coraggio, avanza ed esordisce dicendo : “Signor Fregoli , scusi il disturbo . Mi chiamo Fiore , faccio la sigaraia ; non vorrei sembrarle indiscreta ,ma l’ho seguita attentamente e non mi è parso né anziano né affaticato . Lei ha ancora voglia di fare il suo mestiere : si vede da come stiva gli oggetti in baule !” . L’artista , scoperto negli affanni e nei tormenti privati , si lascia andare a una spontanea confessione : “Signorina , solo occhi attenti e sensibili come i suoi potevano carpire , cogliere la verità di un uomo distrutto . Sì , lei ha ragione ! . Non mi ritiro per stanchezza né per raggiunti limiti d’età : un artista non ha età ! . Sono le amarezze quotidiane a costringermi a farlo . Un impresario , un lestofante che credevo un amico sincero , Virgilio Crescenzi ,mi ha raggirato e ha dilapidato il mio patrimonio , lasciandomi sul lastrico . Ho dei debiti per l’ammontare di cinquecento mila lire e non so come pagarli . La guerra poi, ha fatto il resto : noi Italiani abbiamo vinto contro gli Austriaci sul Piave ,d’accordo , ma a quale prezzo ? ; disoccupati , mutilati e ora , con Benito Mussolini e il Fascismo, imbavagliati ! . No, questo non è più il tempo dell’arte , questo non è più il mio tempo ! . Del resto, la sorte , mi è stata avversa sin dall’infanzia , strappandomi dalle braccia di mia madre , morta che non avevo ancora compiuto cinque anni , per affidarmi a un padre onesto , un lavoratore accorto , scrupoloso , un maggiordomo che rispettava il suo padrone , il conte Luigi Pianciani, come fosse un santo. Tuttavia, da adolescente , non tolleravo la sua remissività e fuggii con una compagnia teatrale itinerante . Negli anni del governo Crispi , pur di non tornare a casa , mi arruolai come fante nell’esercito e fui spedito in Africa , a Massaua . Per i commilitoni ,improvvisavo numeri di magia , monologhi e , siccome gli attori scarseggiavano , impersonavo molteplici ruoli , con cambi di vestimenti e di personalità repentini : fu in questo modo che inventai il trasformismo , sa ? . Tornato a Roma nel 1890, deciso a fare l’attore, affrontai una dura gavetta nei locali dell’Urbe ,fino a quando incontrai l’impresario Giuseppe Paradossi , che mi fece esordire qui, su queste tavole , stasera testimoni del mio addio all’intrattenimento . Sapesse, nel corso della mia carriera, quante città del mondo ho girato insieme alla mia “Compagnia di Varietà Internazionale” : Barcellona , Lisbona, Londra, Bruxelles ,Parigi , Tunisi , San Pietroburgo! ; quanti continenti ho circumnavigato come fossi un novello Cristoforo Colombo : l’America latina , l’ Asia …. !. Durante le tournèe all’estero , ho conosciuto letterati , poeti come : D’Annunzio, Trilussa , Montale ; personalità della cultura ,del teatro come Ettore Petrolini , Eduardo De Filippo , Sarah Bernhardt . Ricordo ancora l’ incontro con l’attrice Eleonora Duse , nel dicembre del 1896, all’ingresso del teatro il “Valle “ , a Roma ; con fare leggiadro si avvicinò per dirmi parole soavissime che conservo gelosamente , dentro di me . Il suo : “Bravo , Fregoli “ , mi parve fosse l’essenza più pura di tutti gli elogi e gli applausi che mi erano stati elargiti nelle diverse parti del mondo . Oppure quello con gl’inventori del cinematografo , i fratelli Lumière . Nel marzo del 1897 , a Lione , presso il teatro “Des Cèlestins ; parlammo della loro invenzione e corsi ad acquistare un apparecchio di proiezione con cui , fino al 1905, realizzai dei corti che intitolai :”Fregoligraph”. L’incontro più importante , però, fu quello con mia moglie Velia , avvenuto a Livorno nel 1892,cui seguì il matrimonio e l’acquisto di una villa nell’astigiano che, a causa del dissesto finanziario ,dovetti vendere nel 1912 . I maligni sostengono che la nostra unione sia naufragata per questo motivo ; io, invece , credo , che nessuna donna vivrebbe con un uomo traditore e padre di un figlio illegittimo , ma questo la gente non lo sa ! . Ma ciò appartiene al passato : tra una settimana sarò a Napoli , al teatro” Politeama-Giacosa “ e poi , a Trieste , al “Politeama-Rossetti” ,per le repliche conclusive del mio Pierrot , dopodiché sarò finalmente un uomo libero, una delle anime che popolano il “buon ritiro” di Viareggio !. Senta , lei è davvero una cara ragazza e non merita che io la inganni . Non sono solo i problemi finanziari ad allontanarmi dal palcoscenico : è che , invecchiando, sento il bisogno di capire chi sono davvero ! . E’ tardi , lo so , ma devo riuscirci , devo rispondere a questo interrogativo da cui sono sempre fuggito , indossando gli abiti , le esistenze di qualcun ‘altro . Lei conosce lo scrittore e drammaturgo Luigi Pirandello? ; è da mesi che ,avendo letto un suo testo , ne porto con me un passo emblematico , senta : “Ci fosse fuori di noi , ci fosse una signora realtà mia e una signora realtà vostra , dico per se stesse uguali , immutabili . Non c’è . C’è in me e per me una realtà mia : quella che io mi do ; una realtà vostra in voi e per voi : quella che voi vi date ; le quali non saranno mai le stesse né per voi né per me . E allora ?. Allora , bisogna consolarci con questo : che non è più vera la mia che la vostra e che durano un momento così la vostra come la mia . Ma sì, ma sì , pensateci bene : un minuto fa voi eravate un altro ; non solo , ma voi eravate anche cento altri , centomila altri . E non c’è da farne , credete a me, nessuna meraviglia . Vedete piuttosto se vi sembra di poter essere così sicuro che di qui a domani sarete quel che assumete di essere oggi . La verità è questa : che sono tutte fissazioni . Oggi vi fissate in un modo e domani in un altro” .
Leopoldo Fregoli visse a Viareggio fino al 26 novembre del 1936, giorno della sua morte . Per volontà della famiglia le sue spoglie furono trasferite a Roma , in una cappella del cimitero del Verano , dove , recandosi , la sigaraia ,ormai attempata signora, potette leggere il seguente epitaffio : “ Qui Fregoli compì la sua ultima trasformazione” .

Redazione

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