Marzo 1973 , Milano . La “città della Madonnina” si appresta a vivere la sua intensa giornata di lavoro . Le strade pullulano di passanti : segretarie , impiegate , dirigenti , professionisti , operai . Le fermate del tram brulicano di esistenze in attesa , che l’ “austerity “ , la crisi economica , la stagnazione hanno reso uguali . Le aziende petrolifere arabe , le “Sette sorelle “ , puniscono l’occidente per le sue posizioni filo-palestinesi : allora, i lombardi , come tutti gl’Italiani , sono costretti a lasciare le automobili in garage e ad andare a piedi . Bisogna risparmiare denaro, carburante ed energia : del resto lo canta anche Adriano Celentano che “ La benzina costa sempre di più “. La cortina di nebbia che avvolge la capitale meneghina non è fatta di minute gocce d’acqua , ma di fumo denso , nero : il fumo dello “stragismo” , sprigionato dalla deflagrazione improvvisa di una bomba . Nella zona industriale , è prevista l’ennesima “manifestazione proletaria” e all’interno dei cantieri della “Breda” e della “Falk “si preparano assemblee di lavoratori pronti a rivendicare il loro diritto a un salario adeguato all’inflazione . Nelle aule delle scuole e delle università occupate , echeggiano i discorsi di studenti in cerca di riscatto , mobilità sociale , uguaglianza , in lotta contro ogni testarda , ottusa , retriva autorità . In una di queste , l’attrice Franca Rame ha appena tenuto la messa in scena di un testo ideato da lei : “Tutta casa, letto e chiesa”. Le studentesse , le giovani donne interessate al dibattito sulle “differenze di genere”, moderato alla fine dello spettacolo dall’artista e da esponenti del movimento femminista , si attardano a discutere di “parità giuridica” , “discriminazione sessista” e divorzio . La Rame , conclusosi l’incontro , si congeda dalle aspiranti “suffragette” e ,con passo celere e spedito , imbocca una viottola solitaria : è in ritardo ; suo marito, Dario Fo , e il resto della compagnia-collettivo “La Comune” , l’aspettano per le prove di “Non si paga ! Non si paga”, rappresentazione satirica di controinformazione politica . Ha giusto il tempo di girarsi , quando tre uomini con i volti coperti da passamontagna , afferratala per le braccia , la immobilizzano e la minacciano , mostrandole una rivoltella . Uno di loro le tappa la bocca con un pezzo di stoffa , affinchè non urli , mentre gli altri , sollevatala , la conducono in un furgoncino poco distante . Caricatala a bordo , come fosse un sacco di vecchie cianfrusaglie , mettono in moto il piccolo veicolo e partono verso una destinazione ignota . Durante il tragitto , i tre , qualificatisi come rappresentanti della “destra estrema” , la dileggiano e contestano il suo impegno in favore degli emarginati , degli sfruttati , delle donne schiavizzate e sottomesse . Le dicono che “Una femmina deve stare al suo posto , in casa “, fare la moglie , la madre e “non impicciarsi di politica “, non scrivere testi teatrali ( “Morte accidentale di un anarchico” ) o lettere indirizzate a giornali come : “ L’Espresso “ , per esprimere giudizi erronei e faziosi su vicende come quella dell’anarchico Pinelli , morto suicida nel corso di un interrogatorio e non vittima designata di un “omicidio di Stato” , organizzato da forze dell’ordine “fascistizzate”. Poi, arrivati nel luogo stabilito , un’area extraurbana dominata da una campagna rigogliosa e selvaggia , con la stessa foga brutale usata nel sequestro , la trascinano in un campo di margherite . E’ quasi primavera e fiori così profumati non possono resistere all’attrazione esercitata da uno Zefiro caldo e avvolgente , quindi si librano nell’aria fino a toccare il cielo . Franca , distesa su quel prato , rassegnata alla violenza e allo strazio che di lì a qualche istante si consumeranno , già non è più in sé : assente , segue con lo sguardo lo svolazzo impertinente di uno stuolo di granelli di polline . Alienata , mentre la sua persona viene offesa da un contatto forzato , ricorda che aveva provato quella sensazione tanto sgradevole di costrizione da bambina , quando i genitori “teatranti” la obbligavano a interrompere i suoi giochi per indossare i costumi del personaggio che avrebbe dovuto recitare . Mentre mani sudice le strappano la dignità , Franca ripensa alle sue origini , alla sua nascita avvenuta a Parabiago (MI) , il 18 luglio del 1929 , al padre Domenico , alla madre Emilia , al fratello Enrico , alle sorelle , al loro teatrino di marionette , alle “recite itineranti” , all’esordio da primadonna al teatro Olimpia , con la Compagnia di Tino Scotti , nella rivista del 1950 : “ Ghe pensi mi” , al debutto cinematografico ,nel 1952, con il film disimpegnato “Lo sai che i papaveri “ , diretta da Marcello Marchesi , al marito Dario , “lungagnone dinoccolato” , giullare irriverente , spregiudicato mimo di un esilarante : “Mistero buffo” , sposato nella basilica di Sant’ Ambrogio , a Milano , il 24 giugno del 1954 , al figlio Jacopo , venuto al mondo il 31 marzo del 1955 , all’entusiasmo per la fondazione di una “compagnia di famiglia” e per quell’utopia sessantottina ,abbracciata come una fede ,insieme con i “compagni “ del collettivo “Nuova Scena “ e con quelli de “La Comune”. Nell’attimo in cui la sua onestà viene oltraggiata , Franca chiude gli occhi e condivide con “gli ultimi” il degrado dell’umiliazione , l’ingiustizia del sopruso . Dunque, sperimenta la miseria che si annida e prolifica, come un bacillo , nelle fabbriche , nei quartieri –ghetto delle periferie delle metropoli . Vorrebbe ridere dell’abuso ,della coercizione esercitata su di lei da “padroni” privi di scrupoli e di pietà , ma la sua risata è soffocata da un rigurgito di rabbia ,mista a vergogna . Lontano è il fragore degli applausi che sentenziano l’approvazione del pubblico ; lontane sono le ovazioni e le critiche suscitate dalle sue piéces “Grasso è bello! ” , “La madre” : ora, ci sono un corpo sfatto , piaghe e ferite dell’anima da risanare . Gli squadristi ,compiuta la spedizione punitiva e saziata la fame di vendetta , la caricano nuovamente sul furgoncino e , senza dir nulla, in un silenzio irreale che odora di sporcizia e di vigliaccheria, l’abbandonano claudicante nei pressi del teatro “ Il Piccolo “ . Come ridestatasi da un brutto sogno , si strofina il viso : dopo una decina di minuti di cammino , di fronte a lei appare la locandina del “Piccolo”su cui campeggia il titolo “Non si paga! Non si paga” . Franca , adesso , lo sa che, invece, l’impegno si paga a prezzo dell’incolumità . Quello che ancora non sa ,però , è come raccontare l’accaduto : riuscirà a farlo soltanto nel 1981 , attraverso il monologo “Lo stupro” , dando voce finalmente a quel sentimento , il dolore, fatto di pena e afflizione costanti .
Franca Rame si è spenta il 29 maggio del 2013 , all’età di ottantatre anni , nella casa milanese di Porta Romana in cui si era ritirata dopo l’ictus che l’aveva colpita il 19 aprile del 2012 . Seppur segnata dalla tragica esperienza del rapimento e della violenza sessuale , reati rimasti impuniti a causa della prescrizione, ha continuato a spendere la sua vita per gli altri , all’insegna della passione e dell’impegno politico-sociale. Moglie ,per nulla messa in ombra dalla luce abbagliante del consorte premio Nobel , è stata eletta senatrice nel 2006 ,motivando le dimissioni e il conseguente abbandono dell’incarico istituzionale, nel 2008 , con questa dichiarazione : “Le istituzioni mi sono sembrate impermeabili e refrattarie a ogni sguardo ,proposta e sollecitazione esterna ,cioè non proveniente da chi è espressione organica di un partito o di un gruppo d’interesse organizzato “. Il suo funerale , rigorosamente laico , lo voleva così : affollato di donne vestite di rosso , cadenzato dalle note di una canzone popolare inneggiante alla libertà , suggellato dall’intenso , roboante ,commosso, urlato saluto del marito Dario e, così è stato. Oh bella , ciao ! ; ciao Franca ! .
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