Los Angeles , California . 4 agosto 1962 . E’ una mattinata torrida, che offre lo spettacolo di un cielo soffocato da nuvole piccole , dense , filamentose , da cui , come un occhio di Ciclope , fa capolino un sole sbiadito , fiacco , anch’esso provato dalla calura . Tra le ville signorili , con tetti verniciati di bianco , immerse in una rigogliosa radura , che lambiscono un viale largo e alberato , si aggira una donna . Silenziosa , avvolta in un abito fasciato color lilla che ne mette in risalto le forme , con il volto nascosto da un paio di grandi occhiali scuri e i capelli rinserrati in un foulard di chiffon , stringe tra le mani contratte una borsetta da passeggio . Incerta nell’andatura , preda di un intenso torpore , vacilla e quasi cade , ma , imperterrita nel suo incedere ancheggiante , non cede alla tentazione di disfarsi delle scarpe decolletè con vertiginosi tacchi a spillo che calza ai piedi . Poi, individuata l’agognata abitazione , si avvicina a una veranda chiusa con una vetrata e , picchiettandone la superficie cristallina con le dita , desta l’attenzione di un uomo sulla cinquantina , alto , magro che , seduto in un soggiorno , medita assorto sulle pagine di un libro . “ Dottor Greenson “, esclama concitata la misteriosa figura femminile , “Sono Marilyn Monroe ! . Dottor Greenson , apra ; devo parlarle ; lo so che non vuole più vedermi , ma la prego : è importante ! “ . Ralph Greenson , psichiatra e neurologo rispettoso della deontologia medica , decide di accogliere quella donna disperata , malgrado ne abbia già compreso la pericolosità . “Signora Monroe , durante la nostra ultima seduta , quattro mesi fa , le ho già esposto la mia renitenza riguardo ai nostri incontri . Lei ha sviluppato un rapporto di dipendenza , che ritengo essere “patologico” , nei confronti della mia figura . Lei si è invaghita di me e si è morbosamente attaccata al potenziale salvifico che rappresento . Lei crede che io possa salvarla da se stessa , ma sbaglia . Marilyn …., lei deve salvarsi da sola ! . E può farlo soltanto riconoscendo le sue fragilità , affrontando i suoi fantasmi , smettendola di rifugiarsi nelle vite dei personaggi che interpreta per scappare dalla sua . Il rapporto confidenziale che abbiamo instaurato da quando ha intrapreso il percorso d’analisi è pericoloso! . In questi anni , abbiamo stabilito un legame simbiotico e questo ci ha condotti alla rovina . Io ho perso mia moglie , la mia famiglia e sono costretto a vivere come un eremita in questo “fortino di lusso”per gentiluomini annoiati , mentre lei…..lei è avviluppata da una spirale autodistruttiva “. “Ha ragione dottor Greenson !”, replica la Monroe , “ Sono in cerca di un motivo per sopravvivere ! . Non vorrei fare abuso di alcool e psicofarmaci , ma…. un goccetto di whiskey e qualche pillola mi consentono di riposare . La notte è un incubo! …., non riesco a prendere sonno e , quando mi addormento faccio sempre lo stesso sogno : il viso di mia madre . In questi anni di psicanalisi , io non le detto la verità ; le ho raccontato delle mie vicissitudini sentimentali , della fobia di recitare davanti alle folle , del disagio che provo nell’essere considerata dal pubblico , dai critici e, persino dai miei amanti , una “dumb blonde” , un “ ‘ oca bionda” . A parlarle incessantemente ,però, era Marilyn , “la diva” ,” la star di Hollywood” , la “donna –copertina” , non Norma Jeane Mortenson . Per quindici anni , ho lottato perché Norma sparisse , perché svanissero la sua faccia , la sua voce , il suo modo di muoversi , di camminare e , affinchè ciò potesse accadere, ho inventato “Marilyn Monroe” , ma adesso che sono succube del suo carisma , sento che devo distruggere anche lei ! ; la prego , mi aiuti a farlo ! . Ascolti quello che Norma Jeane ha da raccontarle , la supplico ! …..Tutto ebbe inizio qui , in California , al “Country Hospital “ , alle ore 9:30 del mattino . Gladys Pearl Monroe , valente impiegata della “Consolidated Film Industries “ , figlia di Otis Elmer Monroe e di Della Hogane , mise al mondo una bambina illegittima : quella bambina, ero io . Gladys era già madre di Robert e Berniece e , dopo il divorzio dal loro padre , John Newton Baker , si risposò con un fornaio di origini norvegesi , Charles StanleyGifford, che , ovviamente , non era il mio padre naturale . La fedifraga amava il cinema e in particolare due attrici : Norma Talmgdge e Jean Harlow e all’anagrafe mi registrò con i nomi di Norma e Jean ,aggiungendo il suo cognome , Monroe . Ad un certo punto, i suoi nervi crollarono e ,instabile di mente , fu ricoverata al “Los Angeles General Hospital “ , i cui medici stilarono la diagnosi di “schizofrenia paranoide” . Quindi , fui affidata a una coppia di Hawthorne , a sud –ovest di Los Angeles , ma l’affido non andò a buon fine e dopo svariati soggiorni in orfanotrofi , di cui rammento le violenze e i soprusi , compiuti sedici anni , le autorità statali sentenziarono che dovessi avere una tutrice , Grace McKee , un ‘amica di mia madre , archivista di pellicole presso la “Columbia Pictures “. Grace trovò la soluzione giusta per il mio problema : mi consigliò di sposare James Dougherty , un vicino di casa e il 19 giugno del 1942 , furono celebrate le nozze . D’un tratto , mi ritrovai a essere la moglie di un soldato della marina mercantile d’istanza nel Pacifico e, abbrutita dalla solitudine e dalle faccende domestiche , decisi di andare a lavorare in una fabbrica di paracaduti : la “Radio Plane” e il 26 giugno del 1945 , mentre verniciavo la fusoliera di un aereo, fui notata dal fotografo David Conover , a caccia di modelle per la sua rivista “Yank”. Da quel giorno , molte cose cambiarono : divorziai e divenni indossatrice a tempo pieno , realizzando servizi fotografici per Andrè De Dienes ed Emmeline Snively , direttrice della “Blu Book School of Charm and Modeling “ . Ma la svolta decisiva per la mia carriera artistica si verificò il 29 luglio del 1946 , quando alcuni scatti , che mi ritraevano in pose da pin up ,approdarono sul tavolo del produttore della “20th Century Fox “, Howard Huges : nel giro di un paio di settimane firmai il mio primo contratto d’attrice ,seppur per ruoli secondari, e nacque “Marilyn Monroe”. Gli anni dal 1947 al 1950 , furono veramente duri :” comparsate “, apparizioni , piccoli ruoli ; di giorno studiavo recitazione, dizione e canto con i maestri Natasha Lytess e Fred Karger, di notte , per mantenermi e pagare le lezioni , mi esibivo come spogliarellista al “Hayant Theatre” di Los Angeles ; facevo del mio meglio , ma non era mai abbastanza ; i produttori della Fox mi dicevano : “La sua recitazione drammatica è insufficiente “ ; fino a che , una sera , alla festa di un produttore ,Sam Spiegel , incontrai Johnny Hyde , talent scout e impresario che aveva creato star del calibro di Lana Turner e Rita Hayworth : tra noi, scattò subito un ‘intesa e ottenni un provino e un contratto con la “ Metro Goldwyn Mayer” , per cui girai i film di John Huston e di Joseph L. Menkiewicz ,“Giungla d’asfalto” ed “Eva contro Eva “. Nel 1950, grazie ad Hyde strappai alla “20th Century Fox”un contratto settennale , ma il nostro sodalizio naufragò perché rifiutai di sposarlo e ,il 18 dicembre , quando appresi che era morto a Palm Springs , a causa di un infarto, mi sentii colpevole e tentai il suicidio . Dopo quell’incidente , ero terribilmente infelice e, interpretata la pellicola di Harman Jones : “ L’affascinante bugiardo “ , nel settembre del 1952, m’iscrissi a un corso di “Critica artistica e letteraria “ tenuto dalla “California University”, durante il quale conobbi il critico Robert Slatzer : nello stesso mese ci sposammo e annullammo il matrimonio . In compenso , grazie alla maturità artistica acquisita , ottenni il mio primo ruolo da protagonista nel film “La tua bocca brucia”del regista Roy Ward Baker; si trattava di una donna fragile , sperduta , dal passato torbido : praticamente il mio alter ego sul grande schermo ! . A questa , dal 1953 al 1960, seguirono le pellicole internazionali : “Niagara “ di Henry Hathaway , “Gli uomini preferiscono le bionde” di Howard Hawks , in cui a fianco di Jene Russel ballavo e cantavo i brani “Bye ,Bye baby “ e “Diamonds are girl ‘s best friend “ , rivelando doti d’ intonazione e comicità ; “Come sposare un milionario” di Jean Neguelesco e “La magnifica preda “ diretta da Otto Preminger . Tra film , riconoscimenti ( un paio di “Golden Globe”) e serate di gala, il 14 gennaio del 1954 , sposai il giocatore di besball Joe Di Maggioe e mi trasferii a San Francisco . Per la sua gelosia ossessiva decisi di lasciarlo a nove mesi dalle nozze e non tardai a consolarmi ,girando il film :”Quando la moglie è in vacanza “ di Billy Wilder ; nonostante gl’incassi ai botteghini e il consenso popolare raccolto , continuavo a considerarmi un ‘attrice imperfetta e nel marzo del 1955 presi a frequentare l’ “Actor’s Studio” di New York ; lì ,con i consigli di Lee e Paula Strasberg, riuscì a sconfiggere la paura di recitare in pubblico e , intrapresa una relazione con il commediografo Arthur Miller , il 26 giugno del 1956 ,divenni sua moglie . Per amor suo , mi convertii all’ebraismo , ripresi gli studi e diventai produttrice della pellicola di Laurence Olivier : “Il principe e la ballerina”. Arthur , era un uomo molto colto, intelligente ; mi affascinava l’idea che potesse spiegarmi ciò che non conoscevo ,ma alla lunga finii per sentirmi stupida, un essere inferiore e credo che ,in fondo ,anche lui ritenesse che lo fossi e che, addirittura , mi odiasse per questo . Tuttavia , tentai lo stesso di rimanere incinta , perché desideravo un figlio : anche in quel caso , cercavo un pretesto , qualcosa che mi tenesse ancorata alla vita . Affetta da bronchite acuta , girai a Phoenix : “Fermata d’autobus”, con il regista Joshua Logan e dal 4 agosto al 6 novembre del 1958 “A qualcuno piace caldo”di Billy Wilder , con Jack Lemon e Tony Curtis ; per questo film, in cui con voce suadente cantavo “I wanna be loved by you “, mi aggiudicai l’ennesimo “Golden Globe” . Alla cerimonia di consegna , mi presentai completamente ubriaca : soffrivo perché avevo appena abortito e pensavo che nel mio destino non vi fosse nient’altro che morte e solitudine . Trasformai , allora , il dolore in stordimento e decisi , come se fosse possibile farlo , d’innamorarmi dell’attore Yves Montand , incontrato sul set di “Facciamo l’amore” del regista George Cukor : volevo restituire a Miller l’umiliazione subita , anche se poi, alla fine Montand non lasciò la moglie , l’attrice Simone Signoret , come aveva promesso. Invece, fui io a divorziare e Mille,r come regalo d’addio, scrisse apposta per me una parte nella pellicola : “Gli spostati” , con la regia di John Huston . In quel periodo decisi di rivolgermi a lei , dottor Greenson : i nostri appuntamenti ebbero degli effetti benefici sul mio umore , avevano il potere di tranquillizzarmi , di dissolvere l’angoscia . Per questo , stamane mi sono precipitata qui , perché ho paura , paura che senza di lei possa cadere nelle reti della follia : non voglio trascorrere il resto dei miei giorni in un ospedale psichiatrico com’è accaduto a mia madre! . Mi vede , no ? ; vede come sono ridotta? ; ho perso sette chili e soffro di una febbre spossante che m’impedisce di lavorare ; pensi che stavo girando per la “20th Century Fox” il film “Somthing’s got to give”di George Cukor, con Dean Martin ,ma l’8 giugno mi hanno licenziata per assenteismo . Miller , ha appreso la notizia ? , si è risposato con Inge Morath e i fratelli Kennedy ?; ha saputo cos’ho fatto per John Fitzgerald ? ; il 19 maggio , mi sono presentata alla sua festa di compleanno, al “Madison Square Garden” e ho cantato solo per lui “Happy birthday , Mr President “e, sa come ha commentato il mio gesto ? ,- “Stasera , Signora Monroe , dopo aver ascoltato i suoi auguri così dolci, posso anche ritirarmi dalla politica “ . E il fratello Bob ? … è un codardo , un vigliacco ; lei dottore , non può nemmeno immaginare quante promesse di lasciare la moglie mi abbia fatto !. Sono sola capisce ? ; tutti mi hanno abbandonato , anche lei! . Nessuno mi vuole ,perché in me c’è qualcosa di sbagliato : io stessa sono uno sbaglio ; il mio concepimento è stato uno sbaglio! “ . Marilyn fugge via in lacrime , senza neppure consentire al dottor Greenson di ribattere . A bordo di un ‘automobile cabriolet parcheggiata nei dintorni , fa ritorno nella sua villa , a Brentwood . Nel pomeriggio riceve una telefonata da un produttore della “20th Century Fox “ che l’ avvisa di essere stata riassunta : l’attrice è entusiasta , la crisi depressiva del mattino rientra . In serata , riceve la visita di Bob Kennedy : i due hanno una discussione accesa , poiché il fratello del Presidente degli Stati Uniti le comunica che la loro relazione , per “motivi di Stato”, è arrivata al capolinea .Ore 3: 30 , Marilyn si chiude a chiave in camera : l’insonnia la consuma , ingurgita otto milligrammi di idrato di cloralio e cinque milligrammi di Pentobarbital , si distende sul letto : indossa poche gocce di profumo e nient’altro ; allunga la mano in un tentativo maldestro di ghermire la cornetta del telefono. Alle 4: 30 , il dottor Greenson , avvertito dalla governante Eunice Murray , arriva alla villa , sfonda la porta della camera di Marilyn , l’attrice è morta. L’autopsia , eseguita all’indomani del tragico ritrovamento , parla di “possibile suicidio” . La Monroe , il “sogno proibito” d’intere generazioni , riposa al” Westwood Memorial Park “ ; il suo mausoleo , come la sua stessa esistenza , ha offerto e offre annualmente uno spettacolo che attrae e incuriosisce milioni di visitatori . Il mito di Marilyn , dunque, ha imprigionato per sempre in un corpo, simbolo della cultura “Pop”, l’anima infelice di Norma Jeane e la sua maschera di attrice adorata ha coperto per l’eternità il volto di una donna angosciata .
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