Il punto di Fiorenzo Grollino sul vertice di Roma su occupazione giovanile e decreto “Del fare”
ROMA-1. – La corsa del governo per recuperare venti e più anni del tempo perduto dei governi del passato prossimo

ROMA-1. – La corsa del governo per recuperare venti e più anni del tempo perduto dei governi del passato prossimo e remoto senza occuparsi dei problemi della crescita e dell’occupazione giovanile, merita tutto il nostro apprezzamento, ma non bisogna pensare che le risorse siano dietro l’angolo.
La battaglia è dura e lunga, perché bisogna fare i conti con quei paesi, soprattutto dell’Europa del Nord, che in tutti questi anni si sono comportati da “formiche” e non da “cicale” come i paesi mediterranei.
Per questo suggeriamo di non coltivare facili entusiasmi, che potrebbero essere fonte di cocenti delusioni, e accontentarsi della moral suasion nei confronti della Commissione alla quale il Consiglio Europeo aveva già nello scorso mese di marzo raccomandato l’adozione di “flessibilità controllata” nel calcolo dei deficit strutturali.
Sappiamo tutti che non si possono fare salti mortali perché le regole debbono essere rispettate anche se queste sono state concepite per l’ordinaria amministrazione e non per tempi eccezionali per affrontare eventi che possono travolgere un paese, come dire che i meccanismi delle Istituzioni dell’U.E. sono lenti e fra l’impegno contabile e l’effettiva disponibilità delle risorse possono passare molti mesi, se non anni.
A questa lentezza occorre aggiungere che gli Stati membri devono investire risorse proprie (cofinanziamenti nazionali), che spesso non hanno, altrimenti i fondi U.E. non arrivano, e che il gigantesco debito pubblico italiano è una pesante palla di piombo al piede del nostro Paese, che non accelera la disponibilità delle risorse.
Ora, l’inserimento nel patto di Stabilità di una “clausola investimenti”, riservata ai paesi senza deficit eccessivi, come l’Italia che è rientrata nel Club dei paesi virtuosi, consentirà di recuperare buoni margini di manovra, ma senza farsi soverchie illusioni.
Per questo bisogna avere nervi saldi e la forza di attendere, anche se la situazione potrebbe aggravarsi e la piazza entrare in stato di agitazione.
2. – Purtuttavia, il vertice di Roma dei ministri del lavoro di Italia, Francia, Spagna e Germania è stato un successo, grazie alla proposta del governo italiano. Un vero e proprio colpo di scena, che il premier Letta ha rappresentato in termini semplici, ma efficaci: prendere i soldi mai spesi dalla BEI, sommarli a quelli della Cassa Depositi e Prestiti e delle sue consorelle europee per creare un nuovo fondo per finanziare le PMI, e così creare lavoro. Un modo per non fare ulteriore pressione sulla BCE, nei cui confronti è pendente il giudizio davanti alla Corte Costituzionale tedesca sul suo operato, e così rilanciare occupazione giovanile ed economia.
La proposta italiana ha trovato tutti d’accordo, anche perché il nostro premier ha posto ai responsabili di Lavoro e Finanza un aut aut molto efficace: “Non abbiamo più tempo, bisogna agire subito contro la disoccupazione giovanile, dal Consiglio Europeo di fine giugno non vogliamo più parole, ma fatti concreti, successi su lavoro e unione bancaria”.
Questo significa parlare chiaro, perché Enrico Letta ben conosce la lentezza dei meccanismi istituzionali dell’Unione in tema di decisioni sulla crescita e lo sviluppo occupazionale.
Ormai le bozze del summit europeo del 28-29 giugno contengono tutte le richieste italiane, che sono il cuore del prossimo vertice e che si possono riassumere nelle seguenti:
· Rendere operativo dal 1° gennaio 2014 il fondo da 6 miliardi per l’occupazione giovanile con una clausola di “rendez vous” per rifinanziarlo dal 2016;
· Il consenso di spostare i fondi strutturali sugli investimenti che creano consenso perché siano utilizzati il prima possibile.
Il messaggio politico del premier italiano sull’occupazione è stato rilanciato dal Presidente Barak Obama che, in vista del G8 del 16 giugno a Lough Erne, fa sapere di attendersi “consenso nel fatto che crescita e occupazione sono la priorità”, ed è stato confermato nel corso del G8.
In questo mini vertice l’Italia ha lanciato l’idea della rete BEI e CDP, sulla quale, come ha spiegato il ministro Fabrizio Saccomanni, “c’è consenso che la BEI utilizzi in maniera innovativa fondi fino ad un massimo di 60 miliardi per finanziare piccole e medie imprese,l’innovazione e l’investimento per riassorbire la disoccupazione, soprattutto giovanile. Questa idea è accompagnata da due fatti importanti: la collaborazione con la BEI delle diverse “Casse depositi e prestiti” nazionali; i 60 miliardi di euro sono una parte del “Piano crescita” da 120 miliardi approvato nel 2012 sulla spinta di Francia e Italia e non decollato.
È uno strumento che nasce in questo mini-vertice tra Italia, Francia, Spagna e Germania, avendo tutti e quattro i paesi istituti simili tra loro ed essendo i maggiori azionisti della BEI, e potrà essere allargato al maggior numero possibile di paesi e così entrare nelle conclusioni del prossimo vertice.
È il maxifondo costituito con soldi delle CDP e della BEI in grado di far arrivare rapidamente i prestiti alle aziende soffocate dalla stretta creditizia.
Si è parlato, infine, di minibond o obbligazioni semplificate garantite da intermediari, dallo Stato o da iniziative internazionali utilizzando risorse BEI. Un fatto positivo perché si tratta di nuovi canali di finanziamento alle PMI a medio termine.
Va da sé che questi risultati dovranno essere confermati ed ufficializzati dal Consiglio Europeo del 28 – 29 giugno.
3. – Il 21 giugno il governo, su proposta del ministro Enrico Giovannini, varerà il pacchetto lavoro, un dato mancante dal quadro del mini – vertice.
Sempre in tema di crescita e occupazione, per la ripartenza dell’economia il governo ha varato il 15 giugno il c.d. “decreto del fare”.
Tre delle 80 misure varate con questo decreto riguardano il “credito crunch” per dare liquidità alle aziende che rischiano di fallire.
Il decreto ha confermato i tre pilastri di sostegno alle imprese, decidendo:
Ø Il rifinanziamento del fondo centrale di garanzia con l’attivazione di 50 mld. In tre anni di maggior credito alle imprese senza liquidità;
Ø Prestiti agevolati per 5 mld. al tasso del 2,7% messi a disposizione dalla Cassa Depositi e Prestiti fino al 2015 alle imprese che investono con l’acquisto di nuovi macchinari;
Ø Il rifinanziamento dei contratti di sviluppo che riguarda almeno una ventina di grandi progetti di investimento nel Centro – Nord superiori ai 30 mln. di euro (tra fondi pubblici e privati).
Come si vede ormai le iniziative italiane sono quelle che richiamano l’attenzione di tutti gli Stati membri, essendo le uniche che possono far uscire l’Europa dalla palude nella quale si è impantanata .
di Fiorenzo Grollino