“Edith Piaf: inno all’amore”In evidenza

Si viaggia per scoprire se stessi e il mondo ; si parte per cercare un altrove diverso dal quotidiano , per consentire alla mente di evadere dall’uggia

“Edith Piaf: inno all’amore”In evidenza

Si viaggia per scoprire se stessi e il mondo ; si parte per cercare un altrove diverso dal quotidiano , per consentire alla mente di evadere dall’uggia che la imprigiona . Lo sa bene una comitiva d’Italiani partita dall’aeroporto di Fiumicino (Roma ) in un giorno assolato di giugno e , arrivata , dopo un paio di ore , all’aeroporto di Rossy , situato a trenta chilometri da Parigi . I nostri turisti , saliti a bordo dell’autobus numero due della compagnia Air France , raggiungono l’Arc de Triomphe , in Place Charles de Gaulle , dove ,ad attenderli , vi è una guida assoldata dall’agenzia di viaggi organizzatrice della vacanza . Scesi dal costipato pullman , ricevono il benvenuto dal loro Cicerone : “ Salve a tutti ; Parigi è lieta di accogliervi e di offrirvi le sue bellezze! . Mi chiamo Piero e sono un Italiano , ma vivo in Francia da vent’anni , perciò , chiamatemi Pierre . Ho organizzato per voi un itinerario davvero speciale ; non voglio svelarvi nulla : seguitemi e vedrete …. non rimarrete delusi ! “ . L’uomo , sulla cinquantina, barbuto , alto e dinoccolato , con il capo coperto da una bizzarro berretto a pois , prima di mettersi in cammino , estrae dal taschino della sua giacca una pipa da cui , caricata con del tabacco e accesa con un cerino , aspira una boccata di fumo . Alle sue spalle , la frotta di viandanti lo segue silenziosa come in una processione . A capo della fila composta vi è una coppia di coniugi sessantenni , entrambi in pensione che , novelli “esploratori “, si guardano intorno attoniti e un po’ smarriti ; alla loro destra , invece, una coppia di freschi sposi in luna di miele , più attenti a scattarsi fotografie a vicenda che a immortalare l’arrondissement lungo il fiume Senna e ,infine , a chiudere il picchetto degli avventurosi vacanzieri “mordi e fuggi” , un padre esasperato dai capricci del figlio dodicenne . A distanza di una decina di minuti dall’ inizio della marcia , l’eccentrico mentore annuncia la sosta all’impaziente e affaticato manipolo di visitatori : “ Signori , ecco la prima tappa del nostro percorso d’arte e di suggestione ! . Vi ho già preannunciato che , il nostro , sarà un tour diverso . Conoscerete “Paris “, i suoi edifici monumentali , le sue strade , attraverso la biografia di una cittadina illustre ; una cantante la cui voce risuona ancora presso i Grands Boulevards : Edith Piaf . Sapete dove ci troviamo adesso ? : al numero 72 di Rue de Belleville . Davanti all’ingresso di questa abitazione , il 19 dicembre del 1915, nacque “la chanteuse realiste “ . La madre , Annetta Maillard , era una cantante di origine italo-berbera ; il padre , Louis Alphonse Gaisson , era un contorsionista proveniente dall’Alta Normandia . Entrambi anticonformisti , si esibivano nelle piazze e nei caffè del Bois de Boulogne fino a che lo scoppio della “Grande guerra “ e l’indigenza li allontanarono dall’attività artistica e li costrinsero ad affidare la bambina alla nonna materna , Aicha , ammaestratrice di fiere da circo . Louis, tornato dal fronte francese presso cui aveva combattuto , venne a conoscenza dei maltrattamenti che la bisbetica suocera riservava alla figlia ( la costringeva con la forza a bere biberon di vino rosso , perché sosteneva che uccidessero i microbi ) e decise di portarla con sé a Bernay , in Normandia . Lì , si occupò di lei la nonna paterna, fervente cattolica che le fece impartire il Sacramento del Battesimo con il nome di “Edith” , un ‘infermiera inglese sua amica , fucilata durante la guerra per aver liberato dei soldati francesi da una prigione tedesca . La piccola Edith , poi , ammalatasi di cheratite , un ‘afflizione della cornea , si trasferì con il padre di nuovo a Parigi , nelle cui vie , una volta guarita , iniziò a cantare . La folla accorreva entusiasta ogni volta che la graziosa fanciulla intonava “ La Marsigliese” , inno nazionale , con il suo timbro già ruvido e pieno di rabbia . A diciassette anni , divenuta la compagna del ripartitore Louis Dupont , detto “P’Tit” , ebbe una figlia : Marcelle Carolina che , però , non sopravvisse a una meningite e morì a due anni . Sola , disperata e senza un soldo riprese i suoi spettacoli nei locali parigini alla moda come il cabaret “ Le Gerny’s” , che vi mostrerò tra un secondo ; venite , andiamo ! “ . Il codazzo di curiosi riprende il suo “pellegrinaggio” verso il tempio gallico della comicità ; costeggia il viale alberato degli Champs Elysées e si ferma ancora per ascoltare le gesta de : “La Mome Piaf “ . “Ecco “ , esordisce l’accompagnatore , “Questo è “Le Gerny’s “ ; qui una sera del febbraio del 1935 , l’impresario Raymond Asso venne per sentirla cantare e per proporle di firmare un contratto con la casa discografica “Polydor” : da quel momento incominciò l’ ascesa di Piaf ,” passerotto canterino” dalla figura minuta e dall’interiorità indomita e inquieta , anticipatrice , con i suoi sussulti , dei rivolgimenti di cui sarebbero stati protagonisti gl’ intellettuali della “rive gauche” ( Roger Vadim , Albert Camus , Boris Vian) . Nel 1937 , quindi , divenne il volto del teatro “ABC” e lo scrittore e commediografo Jean Cocteau scrisse apposta per lei la pièce : “ La bel indifferent “ . Fu proprio grazie alle sue prove d’attrice che , durante una recita allestita per i soldati tedeschi , in piena seconda guerra mondiale , incontrò l’attore- cantante Yves Montand con cui si esibì nel noto locale “Moulin Rouge” ,duettando sulle note di “C’est merveilleux “ , colonna sonora del film “Etoile sans lumiere “. La Francia , occupata dall’esercito del Fuhrer , divenuta stato satellite del Reich , era ormai stremata e consunta dalle umiliazioni di un invasore prepotente : per questo Edith pensò d’incoraggiare il suo popolo , affinchè ritornasse alla vita e , nel 1945 , incise per la casa discografica “ Pathè” , “La vie en rose” . Intanto , la sua fama aveva valicato i Pirenei e solcato gli Oceani , approdando negli Stati Uniti , a New York , dove presso la “Play House “,tra il 1946 e il 1947, tenne una serie di concerti . Tra gli ammiratori dell’ “usignolo di Francia” , vi era il pugile connazionale Marcel Cerdan che , malgrado fosse sposato e avesse tre figli , intraprese con lei una relazione amorosa . Edith , d’altronde, riteneva di aver conosciuto solo con lui il vero amore e, i due, lontani a causa dei rispettivi impegni , si scambiavano lettere tenere e appassionate . La sorte , però, non fu indulgente e li divise : Cerdan , infatti, morì in seguito a un incidente aereo ; la sera in cui accadde la sciagura , la cantante andò in scena e con un filo di voce salutò il pubblico dicendo : “ Scusate , ma canterò esclusivamente per Marcel , solo per lui ! “ . In preda allo sconforto , debilitata dai calmanti , non riuscì a terminare l’ “Hymne à l’amour “e svenne sul palcoscenico . Quell’avvenimento luttuoso la segnò per il resto dell’esistenza , tuttavia , continuò a cantare per suggere dalla musica , come fosse ambrosia, la felicità che l’era stata strappata : “Le vagabond” , “ Les amants d’ un jour ” ,“ Les Histoires du coeur , “La foule” , “Milord” sono alcuni dei brani che la raffinata interprete regalò al suo pubblico nel decennio Cinquanta . Determinata ,oppose resistenza al destino ingrato , anche se provata nel fisico a causa di un ‘artrite reumatoide , sposando nel 1952 il compositore Jacques Pillis . Le tournèe in giro per l’Europa e le maldicenze riguardo presunte relazioni con giovani cantanti e autori da lei scoperti ( Georges Moustaki , Charles Aznavour , Eddie Constantine, Guilbert Bècaud) , determinarono , a due mesi dalla celebrazione , la fine del suo matrimonio . A quarant’anni , il successo le sorrise nuovamente e presentò all’ “Olympia “ di Parigi e alla “Carnegie Hall “di New York , una canzone inedita “Non , je ne grette rien “, composta da Charles Dumont e Michel Vaucaire. Con toni dolci , alternati a inflessioni cupe , la Piaf ribadiva : “No, rien de rien !/ Non je ne regrette rien! / Ni le bien quon m’ a fait / Ni le mal ; tant ca m’ est egal “ ( No, niente di niente! / No , non rimpiango niente! / Né il bene né tutto il male che m’hai fatto e mi sta bene così ) . Poi , nel 1961 , il secondo matrimonio con il cantautore greco Theophanis Lamboukas ( Theo Sarapo) : il loro sodalizio canoro siglato con il brano “ A quoi ca sert l’amour “ e una broncopolmonite che , aggravatasi , le costò la vita . Infatti , spirò a Grasse , nel sud della Francia , il 10 ottobre del 1963 : il suo corpo esanime fu trasportato in segreto a Parigi da un ‘ambulanza e all’esequie, fissate per il giorno successivo, parteciparono migliaia di persone che, tristi e sgomente, udirono l’elogio funebre scritto da Jean Cocteau . Ora , Edith Piaf riposa al cimitero “Père Lachaise”, accanto al padre , alla figlia e all’amato Theo . Vi starete certo chiedendo se ho intenzione di condurvi lì : no , niente paura ! , quello è un luogo triste , spoglio, desolato . Il suo spirito non è lì , ma si aggira nei posti in cui , amando, è stata felice !. Per questo , prima di lasciarvi alle accurate spiegazioni del mio collega, che vi condurrà alla Tour Eiffel, voglio mostrarvi il Jardin des Tuileries , situato sulla riva sinistra della Senna , nei pressi del Palazzo dell’Eliseo , sede del Presidente della Repubblica . Coraggio , seguitemi ! “ . Le coppie percorrono commosse , a ritroso , gli Champs Elisèes ,salutando il sole al tramonto che bacia l’ampio viale , mentre il padre , issato il figlio dispotico sulle spalle , lo accarezza in segno di resa . Entrati all’interno dell’imponente giardino in stile classicista , ne ammirano la quiete e la serena pace e si dispongono a semicerchio intorno alla guida che , emozionata , prende la parola : “ Signori , si conclude qui la prima parte del vostro tour : qui , dove la Piaf passeggiava sia d’inverno che d’estate ! . Sotto questo platano che vi sto indicando c’è la panchina su cui trascorreva seduta le sue giornate , forse , in cerca d’ispirazione : come vedete vi è stata apposta una targa di bronzo su cui sono stati incisi i versi della canzone “Hymne à l’amour “ che, a detta dei Francesi , è la più struggente del suo repertorio . Ora , ve li tradurrò in modo che anche voi possiate apprezzarne l’intensità poetica : “ Finchè in ciel l’ aurora sorgerà / io sarò la tua felicità / oltre il sole della vita c’è la luce dell’amor / Quando il cielo un dì si spegnerà / si aprirà per noi l’eternità / oltre il fondo della vita / nella luce il nostro amor vivrà / Per donare a te una vita / che di gioia sia fiorita / la mia vita ti darò / Per donarti ogni mattino / la fiducia nel destino / il destino tuo sarò / Perché forte sia il tuo cuore / nella prova del dolore / il mio cuore ti offrirò / Per lasciare te sognare / senza sogni resterò “ .