ROMA-Il premier Enrico Letta ha comunicato i risultati ottenuti dall’Italia nel summit Europeo di fine mese nei seguenti termini:” Abbiamo vinto sull’occupazione giovanile, ottenuto un risultato di misura sull’Unione bancaria e pareggiato sulla Banca Europea per gli investimenti”
E non è poco, rispetto ai precedenti vertici, che avevano sempre partorito, rispetto alle attese, dei topolini. L’apprezzamento per il successo dell’Italia e del suo premier a Bruxelles è quasi generale, anche se c’è chi sostiene che si tratta di un piatto di lenticchie, come titola Eugenio Scalfari il suo fondo di domenica su “la Repubblica”. Certamente le critiche non mancano mai, però non si può non riconoscere che questa dell’ultimo vertice è un’altra Europa, perchè nessuno può contestare che a Bruxelles c’e stata una svolta nella politica Europea, soprattutto per i progressi in materia di occupazione giovanile e di Unione bancaria voluti da Italia, Francia, e Spagna.
E’ la prima volta che accade che un premier Italiano sia riuscito a far risultare nel documento finale del vertice le istanze Italiane che non erano di poco conto.
E’ stato un vertice importante anche perchè si è ulteriormente allargato il numero degli Stati membri passati da 27 a 28 con l’ingresso della Croazia nell’Unione e l’avvio dei negoziati di adesione della Serbia nel 2014.
I risultati ottenuti dall’Italia in questo vertice sono basilari per promuovere la crescita e l’occupazione, soprattutto quella giovanile.
IL PRIMO E’ IL PIU’ SIGNIFICATIVO riguarda L’OCCUPAZIONE GIOVANILE per un paese che ha il 40,5% di giovani disoccupati, che a gennaio di quest’anno erano 2,2 milioni.
L’intensità con cui i disoccupati crescono di mese in mese nel nostro paese ha consentito ad Enrico Letta di ottenere che il piano per l’occupazione giovanile entri in vigore il 10 gennaio 2014 con una dotazione che sul piano Europeo passa da 6 a 9 miliardi, il triplo di quanto già previsto, e che una quota di 1, 5 miliardi spetta all’Italia da spendere in 2 e non 7 anni, che è il triplo di quanto inizialmente previsto, con possibilità di rifinanziamento nel 2016.
Le risorse per l’occupazione giovanile assegnate all’Italia sono così ripartite: 1,5 miliardi rivenienti dal dirottamento dei vecchi fondi strutturali non spesi del settennio 2007 – 2013 già impegnati con il decreto del Ministro del Lavoro Giovannini per i giovani under30; 1,5 miliardi rivenienti dal fondo UE di garanzia giovani (9 miliardi per tutta l’Europa) da impegnare; ancora non è stato definito quanto è destinato all’occupazione dei fondi strutturali 2014 – 2020 assegnati all’Italia e ammontanti a 55 miliardi, oltre a quelli del FSE 2014 – 2020.
A chiusura di questo argomento è bene ricordare che il 3 luglio prossimo i ministri del lavoro dell’UE si riuniranno a Berlino per definire modalità e termini di coordinamento tra i 28 paesi in materia di lavoro e occupazione giovanile, in quanto il problema interessa tutti i paesi dell’Unione.
ALTRO IMPORTANTE RISULTATO E’ QUELLO CONSEGUITO SIA PURE DI MISURA SULL’UNIONE BANCARIA, COME LO DEFINISCE ILPREMIER LETTA.
Questo risultato si richiama all’accordo raggiunto nella riunione dell’Ecofin sui fallimenti bancari, per i quali Italia, Francia e Spagna sono riusciti ad ottenere che sia definito entro la fine del 2013, essendo stato ribadito il principio che mette a riparo da eventuali dissesti bancari i debiti sovrani.
TERZO PUNTO DI GRANDE RILIEVO, DEFINITO DA ENRICO LETTA IL PAREGGIO TRA PAESI MEDITERRANEI E QUELLI DEL NORD EUROPA, è il risultato ottenuto con la Banca Europea degli investimenti, sotto accusa per aver fatto poco per il rilancio dell’economia del vecchio conti mente dopo l’aumento di capitale di 10 miliardi nel 1012. Invero, in un momento di forte recessione economica con gravi ripercussioni sulla produttività delle PMI e sull’occupazione, la BEI avrebbe dovuto concedere maggiori prestiti a basso tasso di interesse per sostenere progetti in infrastrutture, energia e ambiente alle piccole e medie imprese in crisi di liquidità.
Così non è stato, ma in questo vertice la BEI ha finalmente recepito le sollecitazioni degli Stati membri, che sono i proprietari della Banca, e così ha deciso di venire in soccorso delle PMI dei paesi più colpiti dalla crisi (Spagna, Grecia, Italia e Portogallo) che hanno difficoltà di accesso al credito e pagano tassi di interesse troppo alti, aumentando le risorse destinate ai paesi mediterranei, in misura pari a 150 miliardi di euro con un efficiente programma di finanziamenti alle PMI. Così la BEI già per il 2013 ha predisposto un programma di prestiti a basso tasso di interesse con un plafond di 62 miliardi di Euro .
Ciò costituisce una spinta per realizzare un disegno lungimirante in punto di finanziamenti per rilanciare la crescita in Europa, facendo fronte alla recessione economica che affligge soprattutto i paesi euromediterranei.
E’ questo anche un modo per dare sollievo alla BCE fin troppo esposta “alla morbosa attenzione che le viene riservata da alcuni Paesi”, tanto per usare una espressione del premier Letta.
Dopo questi risultati il Governo deve passare alla seconda fase: attuare la “Politica del fare” per avviare l’Italia verso la crescita e l’occupazione.
di Fiorenzo Grollino
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