La nuova n’drangheta

REGGIO CALABRIA-L’illustre e stimatissimo magistrato Nicola Gratteri, unitamente allo storico delle organizzazioni criminali Antonio Nicaso, sulla nuova n’drangheta hanno firmato “Fratelli di sangue” nel 2006 e “La Malapianta” nel 2010, descrivendo dettagliatamente come questa potentissima organizzazione criminale, fino a pochi anni fa ancora considerata la «versione stracciona e casereccia della mafia siciliana», oggi sia una ricchissima holding del crimine, con un fatturato annuo di 44 miliardi di euro: il 2,9% del prodotto interno lordo, che vive protetta dai legami di sangue e che, controllando quasi tutto il commercio europeo della cocaina, è riuscita a cogliere in anticipo sui governi la tendenza alla globalizzazione, ad infiltrarsi nel mondo dei colletti bianchi, presente sia a Milano come a Medellin, negli USA e in Australia. Una Malapianta che «dopo aver colonizzato l’Europa adesso si allarga nelle Americhe e in Africa. Unendo armi e soldi, violenza e investimenti, è sempre un passo avanti agli investigatori».
“Dalla coppola agli swap” , saggio di Domenico Marino e Gaetano Giunta, approfondisce il volto economico e imprenditoriale, non più riducibile allo stereotipo della coppola e della lupara o del bandito di paese, ma individua una nuova dimensione mafiosa, che è nuova solo perché di recente scoperta. Riconoscere la dimensione economica dell’organizzazione criminale più pericolosa del mondo è un azione introduttiva a qualsiasi discorso sullo sviluppo economico: “Non si può parlare di sviluppo senza essere consapevoli che la ‘ndrangheta è un cancro per l’economia. L’imprenditore ‘sano’ compete ad armi impari con l’imprenditore ‘illegale’ che fronteggia meno costi, elude il fisco, gode di discutibili coperture. Le imprese mafiose offrono spesso posti di lavoro, ma sono posti di lavoro ‘falsi’ perché chiedono un prezzo altissimo, quello della libertà (cit. D. Nicolò) .