In una sera d’estate ,stuzzicata da una brezza fresca e salmastra , “la Serenissima” , Venezia , immersa nell’ Adriatico con il suo corpo frastagliato in sei antichi “sestieri “ (distretti) , si prepara ,impaziente , a una nottata di bagordi . Un viavai di motonavi e vaporetti increspano le acque della laguna e , con il loro frastuono , disturbano il divertimento degli avventori dei luoghi di ritrovo e dei ristoranti vistosamente adornati di luci . Mentre il sole all’orizzonte è spento ,come una candela , dal soffio imponente del buio e , nell’aria riecheggiano il chiacchiericcio e il tintinnio dei calici levati da comitive di turisti in vena di festeggiamenti , nel teatro -caffè “Il lido “ , tutto viene approntato perché abbia inizio il concerto dell ‘ ottantanovenne Charles Aznavour , il Frank Sinatra di Francia . Nell’ angusto camerino , lo “chansonnier d’amour “ , per nulla scalfito nel fisico dagli anni controlla il repertorio delle canzoni che eseguirà . Adagiato su una poltrona con braccioli , ampia e comoda , rivestita con un tessuto di raso color rosso , è intento a scegliere tra un folto gruppo di cravatte quella che sfoggerà per l’occasione , quando , d’un tratto , qualcuno bussa alla porta : “ Monsieur Aznavour , sono Marco Vendramin , il direttore artistico del teatro ….. avrei bisogno di parlarle , posso ? “ . Il cantautore d’oltralpe , sorpreso , risponde con cortesia in perfetta lingua italiana : “Prego , entri pure ! “. “ Buonasera Aznavour ! ; volevo darle il benvenuto e ringraziarla per aver accettato il nostro invito ! . Devo essere sincero con lei : non credevo che un artista della sua fama e importanza accettasse la proposta di esibirsi in un edificio così modesto …. mi ha stupito ! . Ora , non vorrei approfittare della sua generosità , ma dovrei chiederle un favore : di là c’è mia moglie …. sa , è una sua strenua ammiratrice ! ; si figuri che , nel 1968 , quando ci siamo sposati , abbiamo fatto il viaggio di nozze a Parigi soltanto per assistere alla prima del suo spettacolo all’ ”Olimpya “ ! . Spero che non le rechi troppo disturbo il fatto che gliela presenti adesso !… è qui fuori che aspetta …. Allora , che ne dice , posso chiamarla ? “. Aznavour , cordiale e deciso , dà il suo assenso con un cenno del capo . La donna , appropinquatasi in modo concitato , esordisce : “ Signor Aznavour …. sapesse da quanto tempo la seguo e la inseguo ! ; lei è stato veramente gentile a ricevermi ….. e poi, prima del concerto ….! , che galantuomo …. , ma non avevo dubbi , sa ? “. “Beh …” , Vendramin la interrompe bruscamente , “E’ proprio il caso di dire : “Ed io tra di voi” ….. ; per non turbare l’idillio sarà meglio che vada … del resto devo controllare che gli spettatori siano arrivati e che ogni cosa sia a posto ! . Carla , mi raccomando : non esagerare ! , non comportarti come un ‘invadente logorroica ! . Quanto a lei monsieur , appena saremo pronti , verrò personalmente ad avvisarla di raggiungere il palcoscenico . Buon proseguimento ! “. “Lo scusi “ , riprende la calorosa sostenitrice , “a volte è un po’ burbero ,ma , in fondo , è un uomo tenero e tanto onesto ! ; siamo sposati da quasi cinquant’anni …. abbiamo trascorso insieme una vita intera …. ! “ . Il cantante , intristitosi di colpo , abbassa gli occhi ,fissando il pavimento . “Monsieur Aznavour , cos’ha ? , è arrabbiato? , forse vuole rimanere da solo per concentrarsi ? ; se è così ,allora , vado via subito ! “ . “Aspetti , Carla !” , l’artista trattiene l’ impertinente ammiratrice , rivelando : “ Vede , io ho avuto molte donne …ma nessuna è rimasta al mio fianco e , varcata la soglia della terza età , la solitudine mi fa paura ; temo l’idea di morire da solo !…. . Mi perdoni signora, di solito sono una persona discreta , ma stasera la malinconia si è impossessata dei miei pensieri . Credo sia colpa di Venezia : qui ho vissuto il momento della piena maturità artistica , vincendo nel 1971 il “Leone d’oro” per la canzone “Morire d’amore”; allora ,la mia esistenza era scandita da un susseguirsi di accadimenti e adesso si è ridotta a una sequenza di ricordi sbiaditi e sempre uguali ! . Lei è fortunata : ha un compagno con cui condividere la gioia , il dolore, l’angoscia , l’inquietudine…… . Chiedo ancora venia , madame ! ; sicuramente sto distruggendo l’ottima opinione che ha sul mio conto ! ……… . La verità è che non sono un “cantattore mitico” , una “leggenda” , una “star” , come erroneamente ritiene il pubblico ; la platea osserva la mia mimica in scena e crede all’ ‘illusione che gli racconto ; poi, il sogno puntualmente svanisce e torno a essere un uomo privo d’identità come gli altri . Lei , vorrebbe conoscere la mia storia , non è così ? : bene, gliela racconto ,ma stia attenta, perché, questa ,al contrario di quella che scrivono i biografi , è autentica …. . Il mio vero nome è : Chahnourh Varinag Aznavourian e sono nato il 22 maggio del 1924 da genitori armeno cristiani ,emigrati a Parigi per sfuggire al genocidio perpetrato dai Turchi musulmani nazionalisti durante la Grande guerra ; mio padre ,Micha , era figlio di un cuoco georgiano e mia madre, Knar Baghdassarian, di un commerciante di Smirne . A nove anni , attratto dall’arte teatrale , iniziai a recitare con il nome d’arte di Aznavour e a tredici esordii nel cinema come comparsa , girando pellicole di esclusiva fruizione francese ( “La guerre des gosses”, 1937 ; “Gli scomparsi di Saint Agil “, 1938 ) , fino a che, nel 1946, la “chanteasue rèaliste” , Edith Piaf , scoprì le mie doti di cantante e volle condurmi con sé negli Stati Uniti , perché l’affiancassi in una serie di concerti. Tra il 1950 e il 1956 , consolidai il mio successo francese con una serie di spettacoli all’ “Olimpya” e con l’esecuzione della canzone inedita : “Sur ma vie”. Nel decennio 1960 , invece , arrivò la popolarità internazionale con brani come : “Tu t ‘laisses aller “ , “La mamma” , “For me formidabile, “Que c’est triste Venise”, “Dèsormais” . Poi , una squallida vicenda di evasione fiscale mi obbligò a trasferirmi in Svizzera e , da lì , nel 1970 , in Italia , dove espugnai il mercato discografico ,traducendo in lingua italiana le mie canzoni con l’ausilio degli autori : Giorgio Calabrese , Sergio Bardotti , Lorenzo Raggi e Nini Giacomelli . Dal 1970 al 1974 raccolsi innumerevoli consensi con le canzoni : “L’istrione” , “ Ed io tra di voi “ , “La bohème “ , “Quel che non si fa più “ , “Ho vissuto” , “Quel che si dice” , “Lei “ ; consensi che furono siglati con la partecipazione , in veste di ospite fuori gara , al Festival di Sanremo del 1989 ,in occasione della quale presentai il brano : “Momenti sì, momenti no “ . Contemporaneamente , divenuto protagonista di “film d’autore” come “Tirate sul pianista “ del regista Francois Truffaut , fui insignito di numerosi premi ( il “Grand Prix National des Arts e Lettres “ , 1985 ; il “Cèsar “ , 1997 ) e di titoli onorifici ( “Ambasciatore itinerante dell’Armenia presso l’Unesco “ , 1995 ; “Ufficiale e Commendatore della Legione d’onore francese “ , 2004). Però, soltanto adesso , divenuto un vecchio cantante in pensione , sebbene io non sia mai stato giovane , ho compreso che ciò che conta non sono i riconoscimenti , ma l’amore , perché tutto deriva da esso . Voleva sapere chi sono , signora Carla ? : sono un egoista , un narcisista , un egocentrico , un istrione “a cui la scena dà la giusta dimensione. La vita torna in me , ad ogni eco di scena che io sentirò / e ancora morirò di gioia e di paura quando il sipario sale / paura che potrò non ricordare più la parte che so già / poi , quando tocca a me già sono là nel sogno sempre uguale . Io sono un istrione e l’arte ,l’arte sola è la vita per me / se mi date un teatro e un ruolo adatto a me il genio si vedrà /Nel teatro che vuoi dove un altro cadrà , io mi surclasserò / Perdonatemi se , con nessuno di voi non ho niente in comune / quel che valgo lo so e ad essere sincero / solo un vero istrione è grande come me e io ne sono fiero “. Scommetto che la mia persona l’ha delusa ? . Un poeta francese di fine Ottocento , Charles Baudelaire , in un componimento intitolato “L’ Albatro “ , ha descritto il rapporto tra l’artista e il pubblico con questi versi : “Il poeta , esiliato sulla terra , fra scherni , camminare non può per le sue ali di gigante “ . Le dico questo , insomma, per confessarle che l’orgoglio ostentato e compiaciuto con cui canto la mia diversità dalla gente comune ,altro non è che tragica consapevolezza del ruolo d’ incompreso che , in quanto istrione, la natura mi ha assegnato : che cos’è , infatti , un istrione se non un esiliato fra gli uomini ? “ .
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