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23 novembre 1980, l’irpinia trema, il “cancro” italiano non ha ancora terminato la ricostruzione

NAPOLI- Siamo vicino ad un sisma che ha colpito il centro Italia di recente, distruggendo interi paesi e annientato con la sua violenza beni storici di quelle aree. Ma oggi è il 23 novembre, e per noi campani è una data che non si può dimenticare. Fu proprio in occasione del sisma dell’Irpinia che fu eretta la protezione civile. A farlo fu l’unico vero presidente che questa repubblica annovera nei suoi albi. Sandro Pertini si infuriò tantissimo quando, dopo 4 giorni dal sisma, recandosi nelle zone terremotate si rese conto del ritardo che c’era negli aiuti alle popolazioni. Appena fece ritorno a Roma chiese che fosse realizzata un’unità di protezione civile capace di intervenire tempestivamente in caso di calamità.
Quella dell’Irpinia è la pagina più triste dei terremoti italiani, dove si evidenzia del tutto il grado di “schifo” prodotto dai partiti, un “cancro” talmente potente che nessuno riesce a distruggere. Questo “cancro” dopo trentasei anni dal terremoto che il 23 novembre del 1980 che colpì Irpinia e Basilicata, la parola fine nella ricostruzione non è stata ancora scritta. Avete capito bene. E se chiamo “cancro” i partiti è perché i suoi uomini e donne che, dopo formano le istituzioni italiane, non fanno mai nulla per risolvere i problemi.
Questo “cancro” era tale nel 1970, uguale nel 1980, peggiore oggi nel 2016, segno che è una malattia che nessuno riesce ad estirpare talmente è potente e radicata. Oggi, a distanza di tantissimi anni, la Regione Campania ha insediato un comitato composto da esperti e sindaci del “cratere” del terremoto che ha ottenuto lo sblocco del 50% delle risorse che mancano alla ricostruzione. Uno schiaffo potente a un territorio che da sempre è vittima dell’inefficienza dei politici tutti, nessuno escluso. Una storia lunga quella del sisma di magnitudo 6.9 della scala Richter che alle 19:34 del 23 novembre 1980, per novanta secondi, colpì una vasta area compresa tra l’Alta Irpinia e la Basilicata: 2.914 le vittime, quasi 9 mila i feriti, 18 comuni rasi al suolo, 99 devastati, 300 mila rimasero senza casa.
Ricordo ancora come oggi quei terribili novanta secondi di quel 23 novembre del 1980. Ricordo ancora oggi i giorni a seguire quando raggiungemmo quelle zone dove ormai si respirava solo morte e desolazione. Ricordo ancora quei mesi a seguire, e gli anni che passarono, dove un fiume di denaro arrivava per la ricostruzione ma scivolava via come anguille. Quel devastante terremoto ha insegnato poco all’intera nazione, poiché altri terremoti si susseguono e continuano a distruggere, e dopo tutti dicono faremo, ma nulla fanno prima. Purtroppo l’Italia è malata di “cancro”, e questo “cancro” si chiama politici e partiti.

Redazione

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