360 suicidi per crisi e povertà nei primi sei mesi dell’anno, nessuno ne parla

360 morti. 360 vite umane spezzate nei primi sei mesi dell’anno in corso per via della crisi economica e della povertà diffusa. Tutte queste morti non interessano nessuno. Non se ne parla, tanto a morire sono i poveracci e disperati che ogni giorno lottano per sopravvivere. Eppure sono tutte persone che hanno lottato per salvare quello che avevano, ma alla fine hanno ceduto per non sentirsi umiliati da una società incivile.
Si va dal meccanico che ha tentato fino all’ultimo di salvare l’attività e la casa. Dal macellaio, che disperato si è tolto la vita nella sua bottega. Dal piccolo imprenditori, che non dormiva la notte pensando di dover mettere in mezzo ad una strada i suoi operai. L’imprenditore, che ha lottato per salvare l’azienda ma gli hanno tolto anche il tetto dove dormire. I casi da elencare sono tanti.
L’assenza della politica ha determinato tutti questi casi di suicidi. Nessuno è venuto incontro ai messaggi di disperazione che molti dei questi morti hanno lanciato prima di decidere di togliersi la vita. No, nessuno li ha ascoltati, anzi, i tiranni costruiti dalle istituzioni politiche, che vanno dalle agenzie di riscossione, le banche, e lo stesso stato, hanno chiesto senza capire se una persone fosse nelle condizioni di dare.
In soli sei mesi 360 persone disperate hanno deciso di farla finita con queste vita. Spesso in loro è emerso l’orgoglio italiano, e per vergogna si sono tolti la vita. Lo stato deve pensare a queste persone che, il più delle volte, sono padri di famiglia che non riescono più a sostenere i bisogni dei figli. Questo paese ha perso le politiche sociali. Ha perso la bussola dell’umanità. Ha perso la dignità di essere comunità.