Un dolore stupendo

Era il terzo giorno di vacanza, mi trovavo placida a prendere il sole, quando al mio fianco arriva un bel ragazzo: capelli castani, occhi azzurri, un…

Un dolore stupendo

Era il terzo giorno di vacanza, mi trovavo placida a prendere il sole, quando al mio fianco arriva un bel ragazzo: capelli castani, occhi azzurri, un fisico muscoloso, nonostante gli uomini non mi dicono più niente, quel ragazzo mi piaceva. Poteva avere qualche anno più di me, immaginavo, che so, 28 anni, io 25, poteva andare bene. Mi ero concessa un mese di vacanza da trascorrere in Puglia. Avevo scelto un bell’albergo proprio in prossimità del mare, c’era tanto verde e, soprattutto, tanto silenzio, ciò di cui avevo bisogno dopo un anno di trambusto. Posizionò il suo lettino poco distante dal mio, appoggiò lo zaino a terra, si denudò rimanendo in costume, mostrando il corpo longilineo e muscoloso. Osservavo i movimenti che faceva, ma come al solito, d’altronde come fanno tutti i maschi, tirò fuori dallo zaino il giornale e non si degna di guardarmi. Eppure c’erano altri uomini che mi mangiavano con gli occhi, ci credo, la mia bellezza è stata la mia fortuna. Tuttavia lui niente, non mi sfiorava nemmeno, la cosa quasi mi disturbava, anzi, mi attirava ancora di più. Verso le undici arriva il mio spuntino direttamente dall’albergo: potevo permettermelo. Lui, invece, sempre dallo zaino, tira fuori un panino e da atteggiamenti da puro manovale lo divora in un attimo. Caspita, lo facevo più professionale, invece mi rendevo conto che mi ero imbattuta in un uomo completamente distante dalle mie abitudini. Passano le ore, fino a giungere a ridosso dell’ora di pranzo: di solito risalivo in albergo verso le tredici, quel giorno ritardavo la risalita, tanto da assistere al pranzo del bel giovanotto: frittata di maccheroni tirata fuori da quei contenitori in uso ai contadini. Madòòò, esclamai nel mio animo, scappai via, convinta di dover cambiare posto al ritorno. Mi recai a pranzo nel ristorante dell’albergo. Una volta in camera, non riuscivo a schiacciare il mio pisolino pomeridiano. Niente, ogni tanto mi alzavo e osservavo quel ragazzo ancora in spiaggia. Dovevo riscendere. Indossai un costume bianco che faceva vedere per bene le forme, ed altro pure. Mi ripresentai in spiaggia, con il costume bianco feci colpo, girò lo sguardo nella mai direzione, e osservava le mie grazie. Ero felice, avevo fatto colpo, però non avevo fatto i conti con una persona completamente diversa da me, e forse si era anche reso conto che aveva davanti un tipo un po’ snob. Infatti, rigirò la testa e dopo pochi minuti andò in acqua. Feci altrettanto io, e qui mi escogitai il modo per scambiare quattro chiacchiere. Feci finta di aver toccato qualcosa in acqua, facendo finta di sentire dolore, insomma, il solito trucco. Abboccò, e con tanta pazienza mi accompagnò sulla spiaggia. Iniziammo a parlare, facemmo quel poco di amicizia che servì a scambiarci i numeri di telefono. Notai in Dario, il suo nome, una persona molto semplice, tutto notava di me, tranne che la mia bellezza folgorante. Niente, evidentemente aveva avuto troppe donne e molto più belle di me. In ogni modo quel primo approccio fu utile per chiedergli se domani tornasse. Però lui affermò che non veniva, aveva delle faccende da fare a casa. Capii a questo punto che era il solito pendolare del mare residente. Infatti il giorno dopo non venne, e neanche l’altro, oltretutto nemmeno uno squillo. Il mattino seguente attesi a lungo il suo arrivo. Non riuscivo a togliermi dalla testa quel ragazzo. Dopo due ore di attesa decisi che era il caso fossi io a chiamarlo. Poi mi chiedevo perché dove essere io a chiamarlo, ero sempre stata io a far attendere gli uomini, adesso ero io cercare un uomo. Desistevo, ci ripensavo, alla fine faccio il numero. Dario mi risponde con toni gentili, ci scambiamo quattro chiacchiere per telefono, alla fine gli chiedo se all’indomani veniva al mare, lui: “No neanche domani posso, però ho un idea, perché non vieni tu da me domani?” Dovevo preoccuparmi dell’invito, però l’istinto mi diceva di andarci: Accetto”, gli risposi prontamente. “Allora ci vediamo domani, ti vengo a prendere alle otto, fatti trovare sul lungo mare”, fu la sua risposta. Caspita alle otto, io mi svegliavo alle dieci, comunque non potevo tornare indietro. Il mattino dopo alle sette, per la prima volta dopo tanti anni, ero già giù dal letto. Indossai jeans comodi, e maglietta altrettanto comoda, con scarpe da ginnastiche comodissime. Alle otto Dario era già sul lungo mare. Si presentò con una Fiat punto color bianco tutta tirata a lucido. Sorrisi: “Io in quel catorcio”. Non sapevo nemmeno com’era fatta una punto all’interno, ero sempre salita in macchine di un certo livello, insomma, solo della serie per ricchi. Abbandonai il sorriso e mi rassegnai a farmi il mio primo viaggio in una punto. Non era il massimo, però era comoda. Percorremmo la provinciale, fino ad abbandonarla all’altezza di una strada secondaria.
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Dopo altri cinque chilometri, lasciammo la strada secondaria, per imboccare una strada sterrata, che conduceva dritti ad una masseria che intravedevo da lontano. Giunti all’interno dell’aia della gigantesca masseria, con il lato superiore inabitabile, e il piano terra invece si notava che era abitato, Dario parcheggiò la macchina. Dopo pochi istanti uscì una donna anziana: “Salve signorina, sono donna Rosalia”. Quella donna era la mamma di Dario, molto simpatica e accogliente. Mi invitò subito a fare colazione. Fuori alla masseria c’era un albero di quercia gigantesco, che faceva ombra per quasi venti metri quadri. Sotto l’albero c’era un tavolo altrettanto largo e lungo pronto ad ospitare tanta gente. Donna Rosalia mise sul tavolo due ciotole di latte caldo, la cosa che mi attirò di più furono le due crostate pronte a soddisfare il mio appetito. Erano fatte in casa, di un sapore unico mai assaggiate prima. Ne mangiai tre fette per ogni tipo. Fu una colazione diversa. Forse aveva avuto ragione Dario il giorno prima per telefono: “Domani passerai un giorno che non dimenticherai più”. Dopo mezz’ora a chiacchierare con donna Rosalia, con tanti uccelli che cinguettavano intorno a noi, iniziai ad avere la percezione di trovarmi in un paradiso meraviglioso: a pochi chilometri c’era il mare, all’interno c’era una natura meravigliosa che ti catturava. Dario era fortunato a vivere lì. Però mi ero sbagliata, di fatti, passeggiando attraverso sentieri che portavano ai campi tutti intorno, Dario inizia il racconto della sua vita, mentre io tacevo sulla mia: molto più rude della sua. Lavorava a Bologna, e per destino della sorte io ero di Modena, ma abitavo anch’io a Bologna, s’incontravano le nostre strade a800 chilometridi distanza e non dove potevamo incontrarci quasi tutti i giorni, ironia del destino. Poi mi condusse verso un casolare molto grande: “Vedi questo, una volta era la stalla, mio padre ci teneva tante bestie, adesso è abbandonato da anni, questo è il mio sogno”, mi disse. “In che modo è il tuo sogno”, gli chiesi. “Sto lavorando notte e giorno su a Bologna per mettere da parte il gruzzolo necessario per acquistarlo e trasformarlo in un bel ristorante. Sai, a Bologna sono diventato un bravo cuoco, il mio sogno è ritornare qui e aprire un ristorante in questo posto. So che ci vorrà ancora molto tempo, poiché devo acquistare questo casolare che è toccato a mia sorella, mentre ad altri due fratelli è toccato il terreno, mentre a me la masseria con terreno annesso. Ma credo che in dieci anni ci riuscirò. Per fortuna che i miei fratelli vivono anche loro al nord, qui ormai ci torniamo solo nelle feste, manca il lavoro, quindi non venderanno mai nulla se non tra noi. Ci teniamo tanto a tutto ciò: mia madre morirebbe prima del tempo a vedere le cose costruite in anni di sacrifici in mano ad estranei”.
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Dario in poche ore mi aveva raccontato tutta la sua vita, oltre a confessarmi il suo sogno. Ed io avevo scoperto l’altra parte della vita, di chi lavora onestamente per raggiungere un sogno. Mi rendevo conto che l’estranea a tutto ciò ero solamente io. Mi chiese cosa facessi. Mentii spudoratamente subito, non so perché, ma la verità la tenni per me. “Faccio la parrucchiera”, che bastarda che ero, lui così sincero, ed io bugiarda. Ma tutto era dettato da qualcosa che già dal primo momento mi aveva legato a quel ragazzo. A pranzo donna Rosalia imbandì una tavola ricca di tante pietanze locali: dalle orecchiette alle cime di rape curate da una massaia che la sapeva lunga sull’arte della cucina, fino ad un vassoio di pollo mai mangiato in vita mia, con tante patate come contorno. Dolci e frutta a volontà. Mi sentivo una regina per come donna Rosalia mi trattava: forse mi credeva la ragazza di Dario. La giornata volò via in un baleno. Dopo cena, altrettanto squisita, Dario mi riaccompagna in albergo. Ci diamo appuntamento in spiaggia per il giorno dopo. Appena in camera, mi sdraiai sul letto e cascai dal sonno: non ero abituata ad alzarmi presto la mattina. Il giorno dopo scesi in spiaggia verso le dieci. Dario era già immerso nel giornale, che chiuse appena mi vide. Facemmo il bagno insieme ridendo e scherzando come due innamorati. Una volta in spiaggia, Dario mi offrì la crostata del giorno prima, non potevo dire di no, quasi non lasciavo nulla per lui. Stavo diventando una ragazza alla portata di Dario, in effetti quello che ero, e che scoprivo solo in quel momento. Ormai fuggivo dal mio essere. Dario, con la sua semplicità, in pochi giorni, mi stava trasformando. Passai più giorni alla masseria insieme a Dario che in albergo. Poche sere prima che finissero le vacanze, dormii a casa di Dario. Quella serata mi fece capire com’era bello quel posto, e di come erano accoglienti i meridionali, e il cuore che ci mettevano in tutto ciò che facevano. Donna Rosalia preparò la camera per me come se fossi la regina Elisabetta, tutto intorno era uno specchio. Soltanto che la camera la usai poco: io e Dario passammo mezza nottata a parlare sotto l’albero di quercia. Prima di andare a dormire Dario mi racconta che l’ultima sera di vacanza era sua abitudine aspettare l’alba sul lungo mare, chiedendomi di farlo insieme. Accettai subito. L’ultima sera di vacanze ci ritrovammo sul lungo mare. La serata era stupenda, poca gente per strada: molti turisti erano già andati via, parliamo del 30 agosto. Camminammo per un po’, per poi sederci su una panca. Per la prima volta Dario mi strinse la mano, e guardandomi negli occhi, sussurrò: “Ho trascorso un mese stupendo insieme a te. Non guardo mai la bellezza di una donna, le mie ex ragazze erano tutte non molto belle, ma a me interessava quello che erano dentro. Con te sono stato bene. Sei bellissima, non te lo mai detto, ma di te mi è piaciuto il tuo sorriso, la semplicità con cui sei stata con me, insomma, se tutto ciò continuasse sarei pronto a sposarti. Era la serata più brutta della mia vita, quel ragazzo che aveva catturato la mia attenzione dal primo momento, mi aveva fatto una vera e propria dichiarazione d’amore. Sentivo una voragine aprirsi sotto i miei piedi, dove da lì a poco ci sarei precipitata dentro. Mi ero promessa, prima di venire da Dario, di dirgli la verità sulla mia vita, di non dover più tacere, non lo meritavo, ma mi rendevo conto che ero ad un passo dal perderlo, non poteva essere diversamente. Dario non meritava menzogne, ed io avevo avuto dei cambiamenti in quel mese, non potevo stare zitta, dovevo affrontare la crudeltà del destino, che mi aveva messo a dura prova. Guardai Dario negli occhi: “Ascolta Dario, veramente mi sposeresti? Lui annuì. “Sono certa che tu fra pochi secondi cambierai definitivamente idea e scapperai”. Dario mi guarda stupito: era perplesso dopo le mie parole. “Vedi, Dario, sposeresti una escort?” “Che significa”, rispose. “Quello che hai sentito, sono una escort, ho iniziato quando avevo 17 anni, ma adesso la mia vita subisce una grande vendetta, ed io devo accettarla”. Dario si alza, si allontana pochi metri da me, appoggia i gomiti sulla balaustra che divide la strada dalla spiaggia, e con le mani che stringevano il volto, fissa l’infinito del mare. Capivo il suo stato d’animo, il suo corpo sicuramente era attraversato da un dolore lacerante, mi credeva chissà cosa, invece ero una semplice escort, ma pur sempre una ragazza con un cuore pronto ad accogliere i sentimenti veri e puri. Ed era così. Anche io sentivo fitte al cuore che sembravano tuoni che squassavano l’interno. Mi alzai, girandomi verso il mare, osservavo anch’io l’infinito delle acque. Sentivo tanta tristezza penetrare nel cuore. Di tanto in tanto mi giravo verso Dario che continuava a rimanere immobile. Mentre guardavo lontano, lungo il mio viso scendevano dolci lacrime di una ragazza innamorata. Nonostante il dolore ero ugualmente felice di piangere: “fan culo, sto piangendo, finalmente piango per amore. E’ meraviglioso piangere per amore: è un dolore stupendo”, esclamai nel pensiero. Ormai l’Elisa di prima, quella di un mese fa, non esisteva più. Ora c’erala Elisainnamorata per davvero. La prima scelta che feci fu quella di voler rimanere per sempre in quel posto, con Dario o senza Dario, sarei rimasta in Puglia per sempre. Mi avvicinai a Dario: “Scusami, perdonami, sono stata vigliacca. Non potevo dirti una cosa cosi importante che faceva parte della mia vita, però non ho fatto i conti con l’amore che poteva nascere. Mi dispiace, purtroppo è andata così. Comunque io resto qui, non vado più via, da qui voglio ricominciare una nuova vita con o senza di te, ormai anch’io ti sposerei subito, ma non è andata così. Voglio solo dirti che il passato comunque è stato pieno di sofferenze, di umiliazioni, di schifo che a volte mi procurava nausea. Ho iniziato a 17 anni, e sono andata avanti per tutti questi anni. Ho sempre nascosto tutto a mia madre. Ho messo da parte tanti soldi, troppi per una ragazza di 25 anni come me. Adesso si cambia, l’alba che sta per spuntare sarà l’alba di una nuova vita. Hai ragione ad avere tanto dolore, ma cerca di scordare quello che sono stata, e ricorda solo quello che in questo mese è stata Elisa, la ragazza che ti ha fatto stare bene, ma restiamo perlomeno amici, quella possiamo regalarcela”.
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Le parole dette con tanta dolcezza e cariche d’amore, toccarono Dario, mi strinse, mi abbracciò forte tanto da soffocarmi. Per la prima volta ci scambiammo un bacio: il mio primo vero bacio d’amore. Tirai Dario verso la spiaggia. C’era una piccola barca capovolta, c’infilammo sotto, senza considerare la sabbia che toccava la nostra pelle, iniziammo a denudarci. Per la prima volta avvertivo il desiderio di donna di amare un uomo. Non era più una semplice finzione, ma era una passione travolgente mai provata. L’amore vero s’impossessava della mia gioventù. Lasciva evadere i veri sentimenti che per la prima volta scaricavo su un uomo innamorato di me. Quello che avevo fatto fino ad un mese prima era soltanto falsità, chi stava con me era una semplice marionetta. Dario no, Dario era un uomo vero, con un sentimento nei mie confronti puro e sincero. Altrettanto davo io, mettendoci il cuore. Non avevo mai amato col cuore. Scoprivo un’altra realtà meravigliosa della vita fino a quel momento a me sconosciuta. Riscoprivo il gusto di vivere la vita sotto un’altra forma. Il sole iniziava ad impadronirsi della notte: stava spuntando la nuova alba della mia vita, quella che doveva, da quel momento, regalarmi emozioni vere.
Nel pomeriggio Dario partì per Bologna per sbrigare le pratiche del licenziamento e ritornare poi giù. Io il giorno dopo andai in banca, nella stessa filiale della mia banca di Bologna. Aprii il conto corrente e chiesi di trasferire tutto quello che avevo sull’altro conto, quasi un milione di euro di dieci anni di carriera da escort. Però adesso quei soldi servivano per realizzare il sogno di Dario, ed io mi sentivo orgogliosa di essere l’artefice di tutto. Erano soldi che comunque avevo guadagnato lavorando, un lavoro strano e particolare, ma guadagnati. Non volevo più pensarci al passato, a me interessava realizzare le prospettive di Dario, affinché potessimo costruire insieme un furto diverso. Così fu, la stalla divenne un bel ristorante, comprammo tutte le proprietà dei fratelli di Dario, la masseria in un secondo momento è stata ristrutturata ed è diventata il nostro nido d’amore. Sono trascorsi sei anni da quella mattina. Io e Dario siamo una coppia felice e affiatata, il ristorante va benissimo. Ho imparato a guadagnare soldi onestamente senza servirmi di scorciatoie veloci ma che non hanno nulla a che vedere con quello che sono adesso. Abbiamo due splendidi bambini. Devo ringraziare Dario che mi diede lo stimolo per farmi piangere d’amore per la prima volta, lasciandomi assaporare quel dolore che avvertivo ed era talmente stupendo che mi lasciò comprendere che dietro c’erano stati soli errori. Sono sei anni che non guardo più al passato, ma soltanto al presente rappresentato da Dario e i miei due angeli. Sono una nuova Elisa che sta dando veramente tanto amore all’uomo che ama. Si può sbagliare, ed io ho sbagliato, ingenuamente, lasciandomi trascinare dall’euforia della giovane età. Ma ad un certo punto la vita mi ha consegnato l’arma dell’amore, la più potente che esiste al mondo, capace di farti sfidare ogni paura ed ogni errore, lasciandoti voltare pagina nonostante gli errori commessi, srotolando davanti al prosieguo il tappeto d’orato dei sentimenti veri, quelli che solo l’amore può dare.
Ogni riferimento a persone, cose e luoghi, è puramente casuale. I fatti narrati nel racconto sono frutto unico della fantasia dell’autore.
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