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5 milioni gli uomini vittime di violenza femminile configurata

ROMA- Oggi è l’8 marzo, è una giornata importante, e come ho scritto in diversi articoli, il fenomeno è molto ampio e, quindi, con massima trasparenza è giusto parlare anche del rovescio della medaglia. Nel servizio di questa mattina (apri link) si può capire come io abbia descritto il fenomeno, ma nello stesso tempo avviato un dettagliato discorso sulla violenza di genere, esortando ad andare oltre i centri antiviolenza e aprire una fase di dialogo che spinga le persone a trovare soluzioni, attraverso il dialogo, per arginare il fenomeno nel suo complesso.
In questo servizio, senza dare l’impressione che voglia demonizzare la violenza sulle donne, vorrei dare delucidazioni più ampie sull’enorme platea della violenza di genere. In questo caso le vittime sono i maschi. Infatti non sono solo le donne a subire torti e violenze, ma anche gli uomini, ma nessuno ne parla. A me l’Italia ha sempre preoccupato per come affronta le disgrazie: si crea sempre una sorta di business che arricchisce pochi a discapito della risoluzione del dramma. Quindi l’ampiezza del tema violenza sulle donne non deve portare ai business ma a risolvere il problema.
Tornando al tema della violenza sugli uomini, secondo l’indagine dell’Università di Siena, nel 2011 sarebbero stati oltre 5 milioni gli uomini vittime di violenza femminile configurata in: minaccia di esercitare violenza (63,1%); graffi, morsi, capelli strappati (60,05); lancio di oggetti (51,02); percosse con calci e pugni (58,1%). Molto inferiori (8,4%), a differenza della violenza esercitata sulle donne, gli atti che possono mettere a rischio l’incolumità personale e portare al decesso. Una conoscenza di dati ben precisa non esiste, anche perché gli uomini non sono propensi a denunciare per paura di intaccare la loro virilità.
A Milano è nato il primo centro antiviolenza che si occupa anche della violenza sugli uomini che apre con una frase d’impatto: “La violenza è un costrutto ampio e complesso che non prevede distinzione in ordine al sesso e che esplicito dovere di una Società civile debba essere prevenire e condannare la violenza a prescindere dal genere di autori e vittime”. Il centro Ankyra, si rivolge alle vittime (“uomini, donne, bambini”, senza distinzione di sesso. In una recente intervista al Giornale, Veronica Cardin, neurologa, la presidente di Ánkyra ( áncora, dal greco) risponde con metodo scientifico: «È proprio studiando i casi più rari, una donna che vessa un uomo, che si capisce di più del problema nel suo complesso: che è la violenza dentro la famiglia, a prescindere da chi la esercita». La presidente di Ankyra è chiara: «La violenza domestica ormai è un problema così ampio e complesso che la distinzione per sesso non è più sufficiente per capire, è superata».
Sempre secondo l’indagine dell’Università di Siena, come gli uomini anche le donne usano forme di violenza psicologica ed economica se pur con dinamiche diverse: critiche a causa di un impiego poco remunerato (50.8%); denigrazioni a causa della vita modesta consentita alla partner (50,2%); paragoni irridenti con persone che hanno guadagni migliori (38,2%); rifiuto di partecipare economicamente alla gestione familiare (48,2%); critiche per difetti fisici (29,3%). Insulti e umiliazione raggiungono una quota di intervistati del 75,4%; distruzione, danneggiamento di beni, minaccia (47,1%); minaccia di suicidio o di autolesionismo (32,4%), specialmente durante la cessazione della convivenza e in presenza di figli, spesso utilizzati in modo strumentale: minaccia di chiedere la separazione, togliere casa e risorse, ridurre in rovina (68,4%); minaccia di portare via i figli (58,2%); minaccia di ostacolare i contatti con i figli (59,4%); minaccia di impedire definitivamente ogni contatto con i figli (43,8%). Nulla di nuovo rispetto alle ricerche sulla violenza nell’ambito delle relazioni intime condotte in altri paesi, dove c’è una maggiore propensione a studiare il fenomeno tenendo conto di entrambi i sessi.
Allora, tenendo conto del fatto che la violenza femminile sugli uomini è di entità più lieve, non possiamo negarla. Dobbiamo prendere atto che il problema della così detta violenza di genere, come ho scritto questa mattina, va affrontato da un nuovo punto di vista. Senza la capacità di ascolto e di aiutare gli uomini concretamente a gestire gli impulsi distruttivi o a risanare una ferita dovuta ad abusi subiti da una donna, non ci sarà mai la possibilità di risolvere un problema profondo e articolato come quello della violenza domestica. Il centro di tutto non siano i maschi o le femmine, ma il rispetto per la persona.

Redazione

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