” I limiti esistono soltanto nell’anima di chi è a corto di sogni ” : parola del funambolo Philippe Petit “In evidenza
E’ il 15 giugno del 1767 , quando il giovane barone ligure Cosimo Piovasco di Rondò , rifiutando le rigide convenzioni e i riti di un ‘educazione stantia impostagli dalla famiglia, decide di abbandonare per sempre la società degli uomini e di ritirarsi sugli alberi , dandosi nuove regole di

E’ il 15 giugno del 1767 , quando il giovane barone ligure Cosimo Piovasco di Rondò , rifiutando le rigide convenzioni e i riti di un ‘educazione stantia impostagli dalla famiglia, decide di abbandonare per sempre la società degli uomini e di ritirarsi sugli alberi , dandosi nuove regole di vita , che non condividerà con gli altri . Quelli vissuti dal caparbio blasonato, sono gli anni della rivoluzione che è prima di tutto : rivoluzione del pensiero. La Ragione , per secoli ipnotizzata e messa al servizio della Fede e del principio di autorità , si risveglia di colpo , rivendicando a gran voce il diritto alla comprensione della verità. Una verità , però, scientifica , che essa sottrae alla logica di ciò che è relativo e soggettivo : non assoluto , quindi confutabile. Una verità , insomma, provata : non dedotta . La luce del discernimento illumina la mente che , finalmente, disciplina, chiarisce e distingue , eliminando il superfluo di conoscenze retrive e , aggiungendo l’essenziale di nozioni innovative. La ricerca razionale e senza esito, di prove tangibili dell’ esistenza di Dio , sconfessando la fiduciosa attesa dell ‘ umanità della rivelazione di una Giustizia divina , contrappone ad ogni credenza utopistica , l’urgenza della manifestazione di una Giustizia terrena attraverso un codice scritto che decanti le norme del Diritto e le sanzioni del Dovere non ottemperato. L’intelletto , varcando i confini del ” solito noto” , approda all’insolita e sconosciuta terra del “diverso”, di colui che è altro , eppure simile in quanto : persona . La volontà , rischiarata e rinfrancata da questa consapevolezza ,non può che desiderare un’altra esistenza : non può che desiderare di vivere in una dimensione aerea ,librandosi sulle teste dei ciechi abitanti del mondo, persuasi delle sue stesse falsità . Non può che scegliere di tenere appesi i propri passi alla speranza robusta e sottile di un tronco o di un ramo d’albero. Qualcuno , leggendo, obietterà che solo il personaggio di una favola e, dunque, irreale come il nostro “Barone rampante”, ( racconto scritto da Italo Calvino , nel 1957 ) , possa prendere una decisione del genere . Ci dispiace contraddire e smentire l’ attento lettore , perchè uomini in carne ed ossa : i cosiddetti “funamboli” ( dal latino” funis ambulare “- camminare sulla fune ) ,inquieti protagonisti del nostro tempo, hanno sposato l’idea della costante frequentazione con uno spazio precario fatto di aria , sostituendo allo scheletro ligneo di una quercia , ora un cavo d’ acciaio ora una esile fune , legati a delle estremità e tesi ad un paio di metri dal suolo , su cui essi si ergono, deambulano , volteggiano in perfetto equilibrio. Pratica circense , effettuata sin dall’antichità in spettacoli di strada e itineranti , in epoca moderna ha conosciuto ribalte naturali e artificiali che ne hanno esaltato la suggestività e la magia . Acrobati, eroici esecutori di queste passeggiate nel vuoto, sullo sfondo di cascate d’acqua scroscianti o di guglie acuminate di austere cattedrali , sono stati sia uomini che donne . A tal proposito, ricordiamo la prima donna- funambolo della Storia : Maria Spelterini che il 4 luglio del 1876 attraversò le Cascate del Niagara in bilico su di una corda fissata alle estremità di due costoni rocciosi. Grande eco , hanno destato , ai giorni nostri, le esibizioni aeree dell’artista francese : Philippe Petit . Nato il 13 agosto del 1949 , a Nemours, in Francia diviene , già all’età di diciassette anni, mimo , giocoliere , attore e artista di strada . Dopo un ‘infanzia e un ‘adolescenza trascorse all’insegna dell’anarchia e della ribellione ( rifiuta la scuola e gli esami , perchè sostiene : ” Di non dover dimostrare niente a nessuno”) e una serie di furti conclusisi con l’arresto da parte della Polizia ( viene arrestato più di cinquecento volte) , si dedica al teatro e alla “giocoleria” , anche se è la strada ad affermarsi come sua dimora e suo palcoscenico ideale. Conquista gli spettatori , però, realizzando in scenari mozzafiato ,spettacoli- evento a sorpresa ( ovvero non annunciati da conferenze , manifesti o da qualsiasi forma di pubblicità) e senza ricompensa come : la traversata dei campanili che uniscono Notre Dame a Parigi, compiuta nel 1971 , quella tra le cime dei piloni nord dell ‘Harbour Bridge , a Sydney , nel 1973 o quella più famosa delle Twin Towers ,avvenuta il 7 agosto del 1974. In una fusione perfetta tra teatro e circo , azione e creazione, legalità e clandestinità, sovversione e virtuosismo , si snoda una rappresentazione che non si consuma durante il suo stesso svolgimento, lasciando allo spettatore un’ effimera illusione , ma che assume i connotati di un ” concetto ” , di un “pensiero” ( Petit ,infatti , pubblica dal 1999 dei trattati sul funambolismo) . Avanzare su di una corda tesa , sospesi nell’etere : è qualcosa di più di una trovata ad effetto o di una incosciente sfida lanciata al senso del limite o alla morte. Significa : osservare la realtà da un ‘altra prospettiva ; cogliere le diverse sfumature dei colori della luce ; vedere cose grandi diventare all’improvviso estremamente piccole e irrilevanti ; apprezzare il silenzio del cielo e delle nuvole ; isolarsi nel buio della propria coscienza ,allontanando le certezze per inseguire i dubbi e le perplessità . Vuol dire : rifiutare l’apparenza della materia per afferrare il senso vero delle cose , che è lo spirito. Il funambolismo è movimento che dal basso conduce verso l’alto nel tentativo di afferrare i raggi del sole , di spiare Dio , di liberare l’anima pura e perfetta da un corpo che è impuro e imperfetto . E’ la ricerca di un “altrove” possibile , perchè come sostiene Petit : ” I limiti esistono soltanto nell’anima di chi è a corto di sogni ” . Un “altrove” in cui regni l’amore che , a detta di Italo Calvino , rende gli uomini e le città da essi abitate, invisibili , poichè è un sentimento “Introvabile ” , mero riflesso dell’ inappagabile desiderio umano di infinito e , a proposito di una di queste” Città invisibili “, così si esprime nell’ omonimo libro del 1972 : ” Dopo aver marciato sette giorni attraverso boscaglie , chi va a Bauci non riesce a vederla ed è arrivato . I sottili trampoli che s’alzano dal suolo a gran distanza l’uno dall’altro e si perdono sopra le nubi sostengono la città . Ci si sale con scalette . A terra gli abitanti si mostrano di rado : hanno già tutto l’occorrente lasssù e preferiscono non scendere . Nulla della città tocca il suolo tranne quelle lunghe gambe da fenicottero a cui si appoggia e, nelle giornate luminose , un ‘ombra traforata e angolosa che si disegna sul fogliame . Tre ipotesi si danno sugli abitanti di Bauci : che odino la Terra ; che la rispettino al punto d’evitare ogni contatto ; che la amino com’era prima di loro e con cannocchiali e telescopi puntati in giù non si stanchino di passarla in rassegna , foglia a foglia, sasso a sasso , formica per formica , contemplando affascinati la propria assenza ” .