Cutrofiano (LE)
Cutrofiano è un comune italiano di 9.273 abitanti della provincia di Lecce in Puglia, Situato nel Salento centro-meridionale, dal 2007 fa parte dell’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina, sebbene nel paese non si parli più la lingua grika probabilmente già da un secolo e mezzo.

Cutrofiano è un comune italiano di 9.273 abitanti della provincia di Lecce in Puglia, Situato nel Salento centro-meridionale, dal 2007 fa parte dell’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina, sebbene nel paese non si parli più la lingua grika probabilmente già da un secolo e mezzo. Centro noto per la lavorazione della terracotta, ha dato i natali, tra gli altri, ad Uccio Aloisi, uno dei maggiori esponenti salentini della tradizione della pizzica e dei canti tradizionali contadini, e ad Ortensio Abbaticchio, religioso, giustiziato a Roma dall’Inquisizione il 15 giugno 1566.
Il territorio del comune di Cutrofiano si estende nella parte centrale della provincia a circa 32 km dal capoluogo, in direzione sud. Occupa una superficie territoriale di 55,72 km² ed è situato a 81 m s.l.m.. L’altezza minima è di 65 metri mentre quella massima raggiunge i 119 metri. L’escursione altimetrica risulta essere pari a 54 metri. Dal punto di vista meteorologico Cutrofiano rientra nel territorio del basso Salento che presenta un clima prettamente mediterraneo, con inverni miti ed estati caldo umide. In base alle medie di riferimento, la temperatura media del mese più freddo, gennaio, si attesta attorno ai +9 °C, mentre quella del mese più caldo, agosto, si aggira sui +25,1 °C. Le precipitazioni medie annue, che si aggirano intorno ai 676 mm, presentano un minimo in primavera-estate ed un picco in autunno-inverno.
Di un gruppo di casali medievali, alcuni dei quali sorti su antiche villae rusticae o pagi di epoca romana imperiale, è sopravvissuto alle distruzioni dei turchi nel XV e XVI secolo solo quello più vicino alla antica palude: Cutrofiano.
È nella palude e nelle argille che si giustifica l’antropizzazione del luogo fin dai tempi remoti: l’industria ceramica è documentata non solo dai numerosi prodotti raccolti nel Museo civico, ma anche dalla scoperta di una fornace di epoca romana recentemente emersa in località “Scacciato”. La distruzione di Otranto nel 1480 fu anticipata dalla distruzione di Cutrofiano (una settimana prima di quell’11 agosto) e di tutti i casali circostanti.
Nel Seicento, caduta la paura dei Turchi, e abbattute le misere mura di difesa, il paese iniziò ad espandersi, e le botteghe della ceramica formarono quasi un casale a parte ad est del paese da nord a sud. Nel 1745-50, epoca in cui si redigono i Catasti Onciari voluti dal Re di Napoli Carlo III di Spagna, Cutrofiano contava circa 650 abitanti, 150 dei quali vivevano dell’industria ceramica di pignatari, piattari e codimari (vasai).
Fece parte della Contea di Soleto dal 1319, entrando così nei vastissimi possedimenti dei Del Balzo-Orsini, principi di Taranto e Conti di Lecce. Nel 1484 il casale fu ceduto dalla corona aragonese ai Del Doce – Capece che nel 1664 lo cedettero ai loro parenti Filomarini, che lo tennero fino al 1806, anno in cui fu soppressa la feudalità.
Un caso particolare di lunga diatriba giudiziaria, legata all’eversione feudale, fu quello della foresta di Cutrofiano, che era ancora demanio nel Quattrocento, ed era una propaggine della vasta macchia mediterranea che un tempo ricopriva il basso Salento. Si estendeva a sud del casale per 1000 tomoli, corrispondenti a circa 716 ettari, e costituiva la fonte principale per la provvigione della legna che alimentava i forni per la produzione della terracotta. All’atto della divisione tra feudatario e Universitas l’estensione fu quasi dimezzata ed il feudatario divenne per compromesso proprietario di un bene demaniale. (Bibliografia: V. Ligori, Cutrofiano. L’argilla, la terra, la pietra, Galatina, Congedo ed., 1993)
Nei primi anni ’60 del Novecento il paese conobbe forti correnti migratorie verso le città del nord e verso Svizzera, Germania, Belgio dove le opportunità lavorative erano elevate. Le condizioni di vita, per la maggior parte dei braccianti, facenti parte di famiglie spesso numerose, erano quelle di chi lavora a giornata (” de sule an sule “). Anche le donne partecipavano ai lavori dei campi nelle giornate di vendemmia e raccolta delle ulive. La maggior parte dei lavori erano svolti manualmente e la mancanza di energia elettrica nelle campagne non permetteva nemmeno di sollevare l’acqua dai pozzi. D’estate si dormiva in campagna e si mangiava una sola volta al giorno, la sera, una minestra di legumi o di ortaggi cotti con i tralci secchi delle viti ( “sarmenti”) o le piante secche di tabacco(“tabaccare”). Ci si trovava poi tutti insieme davanti a un piccolo falò per raccontare qualche storia.
Fonte Wikipedia