1890. New York, Stati Uniti d’ America . Un ebreo di San Pietroburgo : tale Moishe Gershowitz , emigra in cerca di fortuna nel continente che, più di tutti , offre democrazia , libertà e condivisione generosa di un benessere egualitario , lasciandosi alle spalle il conservatorismo cinico e ottuso di una nazione , la Russia, ancora in attesa di un riscatto , di un ‘unità religiosa , di un ‘integrazione razziale e sociale , di una promessa di modernizzazione . Una nazione in cui gli uomini si dividono in : ” servi” e ” padroni” , dove la terra , insieme ai frutti, produce la rivendicazione di diritti negati , poichè violati ; dove la Fede conosce un solo Dio : quello dei Cristiani ortodossi e scaglia contro minoranze silenziose , violenti anatemi e minacce di interdizione. In terre come questa , gli uomini non sono individui pensanti , ma automi alienati , schiavi rassegnati , pronti ad eseguire comandi , a svolgere reiterate mansioni in campi raffreddati dal gelo delle nevi e in fabbriche indifferenti al valore umano e interessate soltanto alla massima produzione del capitale . Da terre come questa , convinte della propria autarchia e fiduciose nella propria ortodossia , non si può che scappare, intraprendendo l’avventura rischiosa del : ” sogno americano” . Il nostro Moishe , perciò , approda a Brooklyn e ,una volta consolidata la sua posizione economica , sposa Rosa Bruskin : un ‘immigrata , anch’essa russa, incontrata per caso. Dalla felice unione tra i due connazionali , nascono tre figli : Ira, Jacob e Frances . La musica scandisce le giornate della loro famiglia e riempie le stanze della loro casa fino ad impregnarne le pareti, da cui trasudano note e chiavi di violino . Gli spartiti si impossessano di poltrone, di divani , di tavolini , occupando ogni spazio possibile . Ira , il fratello maggiore , già adolescente, suona il suo pianoforte ; Frances , balla e canta ,esibendosi al cospetto degli esigenti genitori ; Jacob, invece, è troppo piccolo e, incosciente , se ne sta in disparte. All’età di dieci anni, però, bighellonando da solo nella camera di Ira , si avvicina a quello strano oggetto ingombrante con i tasti neri e bianchi che sprigiona melodie ora accattivanti ora petulanti. Con curiosità e con aria di sfida posa le mani sopra quei tasti : le dita tentano di comporre un motivetto , inseguendo una sconclusionata armonia , ma non ci riescono . Jacob decide che , un giorno, anche lui sarà in grado di far vibrare , senza impaccio, quel ” mobile sonante”. Per due anni, discontinuamente, prende delle lezioni di pianoforte, ma le sue guide fidate sono : l’istinto e l ‘orecchio ; così come, suoi veri maestri , sono i grandi compositori europei , i francesi Claude Debussy e Maurice Ravel . A quindici anni , sembra avere le idee chiare : abbandonerà la scuola per dedicarsi alla carriera di compositore , pianista e direttore d’orchestra. Inizia , allora, a lavorare per la ” Tin Pan Alley “, una fiorente industria musicale newyorkese per la quale scrive canzoni , guadagnando quindici dollari alla settimana. La prima composizione pubblicata : ” When you want’ em you can’t get ‘em “, destando l’interesse di produttori e di impresari teatrali , lo catapulta inaspettatamente, nel 1916, a diciotto anni, nell’universo di Broadway e dei suoi sfavillanti musical , attribuendogli l’arduo compito di realizzarne numerosi e di successo. Appassionato fruitore dei più disparati generi musicali, alterna al lavoro di compositore , lo studio di sonorità nuove quali : il “Ragtime “sperimentato dal musicista Scott Joplin e i ritmi del jazz, attinti dal repertorio popolare afro-americano . Nel 1919 realizza il primo brano di livello nazionale : ” Swanee” e l’esecuzione al pianoforte di composizioni di sua invenzione e non. Volge al termine, quindi, la vicenda umana di Jacob Gershowitz e prende il via quella artistica di George Gerswin , che lo consegnerà alla leggenda. Nel 1924 collabora con il fratello Ira alla scrittura di un musical intitolato : ” Lady be Good “, cui seguiranno altri spettacoli musicali composti a quattro mani, tra i quali ” Of thee I see “, che nel 1931 decreterà loro l’assegnazione del Premio Pulitzer per i testi . Il musicista americano , sempre nello stesso anno , compone un ‘operetta : ” Blue Monday” che riceve il plauso del premièr Paul Whiteman ,il quale gli commissiona la scrittura di una canzone di jazz sinfonico da suonare all’ Aeolian Hall di New York. In meno di tre settimane nasce : ” Rapsodia in Blu” , pezzo per pianoforte e orchestra , eseguito il 12 febbraio . Ma questo , per Gershwin, è anche il tempo dell’amore : intrattiene, infatti, una relazione con l’ apprezzata musicista e compositrice Kay Swift , alla quale dedicherà lo spettacolo ” Oh, Kay !” . Nel 1928 si stabilisce con Ira in Europa , a Parigi ; qui , incontra uno dei suoi maestri-compositori , Maurice Ravel , al quale chiede delle lezioni di perfezionamento che , quest’ultimo ,si rifiuta di impartirgli , tuonando : “Perchè volete diventare un Ravel di seconda mano, quando siete già un Gershwin di prim’ordine? ” . Proprio in Francia e, proprio nel 1928, Gershwin compone l’opera : ” Un americano a Parigi” ,esegiuta il 13 dicembre alla Carnegie Hall di New York , città nella quale ritorna successivamente per realizzare ancora dei musical . Nel 1930 porta in scena : ” Girl crazy ” , che contiene canzoni celebri come ” I got Rhytm” e ” Embraceable you ” ; nel 1935 , idea un melodramma moderno , ” Porgy and Bess” , il cui debutto avviene a Boston il 30 Settembre . Commedia musicale che indaga sulle condizioni di vita dei neri d’America ( fatto davvero innovativo per l’epoca : i personaggi sono quasi tutti di colore ) , contiene una delle arie più famose al mondo ” Summertime ” ,con il testo di Ira Gershowitz e Dubose Heyward. Tuttora, i critici musicali, ritengono si tratti della più rilevante opera americana del ventesimo secolo e che abbia ispirato numerosi autori e produttori di musical : da Cole Porter a Irving Berlin . L’ esercizio continuo e l’attenzione costante all’ascolto di compositori contemporanei come : Igor Stravinskij e Arnold Schoenberg da parte del Nostro ,non vengono ,però, ricompensati con premi e con onorificenze ; l’unica nomination all’Oscar ( peraltro, non vinto) , Gershwin , la conquista con una canzone ( “They can’t take that away from me ) scritta insieme con il fratello Ira , come sigla di uno show ( “Shall we dance ?) . Nel 1936 si trasferisce nella ” Mecca del cinema ” , Hollywood, per comporre colonne sonore , ma presto comincia ad avvertire i sintomi della malattia ( un tumore al cervello) , che lo condurrà alla morte : l’ 11 luglio del 1937 , sul set del film ” The Goldwyn Follies ” , si accascia al suolo e muore al Cedars of Lebanon Hospital, dopo un inutile intervento chirurgico . Così , si spegne bruscamente l’esistenza di una genialità e di un talento fuori dal comune . Tanti , gli interpreti della musica leggera e del jazz che hanno cantato i suoi brani : da Ella Fitzgerald ( nell’album :” Ella Fitzgerald sings the George and Ira Gershwin Songbook “), a Frank Sinatra ( nei suoi album almeno una canzone appartiene al musicista americano ). Nel 2006 è stato introdotto nella Long Island Music Hall of Fame e un teatro di Broadway ,oggi, porta il suo nome . Ciò che rende George Gershwin un compositore attuale è : la sua trasversalità , la capacità di fondere gli elementi delle tecniche classiche quali , la fuga e i diversi cambi di tonalità con le sfumature musicali del jazz . La sua musica è musica viva , che viaggia oltre le partiture per comunicare l’ impazienza di essere eseguita ; che abbandona il pentagramma per denunciare all’ascoltatore l’angosciosa realtà del ghetto e dell’ emarginazione , consorte rabbiosa della diversità . L’esecuzione delle sue composizioni non si risolve nel mero sfoggio di una schematicità sterile e composta , ma è espressione libera di una dimensione in cui si annullino le differenze , incontrandosi gli opposti in un connubio di alto e basso, di sofisticato e popolare , di patos che genera imperfezione e di algido controllo che determina una perfetta riproduzione , perchè come sosteneva Gershwin stesso : ” La musica non è altro che una scienza emozionale ” .
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