“Mario Monicelli : un anarchico alla regia “In evidenza
Il corpo umano, spesso, si trasforma in una prigione e , questo, un uomo realmente libero, non può proprio sopportarlo. Un uomo davvero libero rifugge dalle convenzioni che, come trappole , ingabbiano i pensieri , le idee, i sogni , annullandone l’essenza , mortificandone la verità ,ridotta ad

Il corpo umano, spesso, si trasforma in una prigione e , questo, un uomo realmente libero, non può proprio sopportarlo. Un uomo davvero libero rifugge dalle convenzioni che, come trappole , ingabbiano i pensieri , le idee, i sogni , annullandone l’essenza , mortificandone la verità ,ridotta ad un banale elenco di : “Devo, non devo! “. Un uomo veramente libero non chiede in prestito a nessuno gli interrogativi da porre a se stesso nè ,tantomeno, racimola nel mucchio del” sentito dire” delle frasi fatte per rispondere a domande complesse o troppo scomode : quelle che gli uomini comuni , ” gli schiavi”, lasciano inevase per mancanza di argomentazioni. Un uomo libero, quando scrive , trova sempre il coraggio di usare il punto a capo , rifiuta il punto e virgola e i puntini di sospensione che sono mezzi toni , pause del dubbio , espressioni dell’ incerto. L’uomo libero coniuga quotidianamente il verbo “scegliere” e arricchisce la sua lingua con dei vocaboli quali : onestà, autonomia , dignità , rispetto, che descrivono la sua moralità . L’uomo libero vacilla, solo , sul baratro del dubbio e , da solo, recupera l’equlibrio delle sue certezze . Va incontro alla vita senza indugio, per ghermirla e , con la stessa determinazione , raggiunge la morte per cingerla in un abbraccio definitivo. E’ la sera del 20 Novembre del 2010, quando un uomo libero , togliendosi le scarpe per salire in punta di piedi su di un freddo e fatiscente cornicione di ospedale, decide di varcare le porte dell’infinito , gettandosi oltre ciò che è consentito, che è lecito conoscere . Quell’uomo, si chiama : Mario Monicelli , il regista italiano che ha interpretato al meglio lo stlie e i contenuti del genere della commedia ; ma quella sera è soltanto Mario, un ammalato di cancro allo stadio terminale. Già : è una sera , quella sera; sera di inverno, sera di pioggia e di vento, di rientri a casa dal lavoro , di tavole imbandite, di cene in famiglia o di pasti frugali, consumati e smaltiti da solitudini nascoste e incoffessate, davanti agli schermi di un televisore super tecnologico, di ultima generazione. Sera di un animo scontento che in silenzio, sussurra : ” L’ esistenza non è degna di essere vissuta se smette di essere vera ; la speranza è una trappola , è una cosa infame inventata da chi comanda” . Poi un salto, il buio : il nulla. ” Il maestro della commedia all’italiana ci ha lasciati “, ” Addio , al grande maestro del cinema italiano “, “Se ne va un pezzo di storia italiana “, “Morto suicida l’autore più irriverente e anarchico del nostro cinema”: la notizia ,urlata ,riempie le prime pagine dei giornali , diventa, presto , oggetto di conversazione tra gli avventori assonnati dei bar di periferia , circola nei salotti di presunti intellettuali che imbastiscono discorsi fasulli, di circostanza , alla memoria del “caro estinto”, del caro indimenticabile amico mai conosciuto. La vicenda umana di Mario Monicelli inizia il 6 maggio del 1915, a Viareggio. Figlio di uno scrittore e giornalista antifascista , Tomaso Monicelli, direttore del “Resto del Carlino” e dell'”Avanti”, condivide le sue scorribande da monello impertinete insieme ai due fratelli : Giorgio ( traduttore ed editore ) e Furio ( scrittore) . Ancora bambino , abbandona la città natia per Roma, ma si tratta di un allontanamento momentaneo : infatti, a quattordici anni , ritorna in Toscana, dove rimane fino all’età di diciassette anni. Si trasferisce, quindi , a Milano e , conclusi gli studi liceali, si iscrive all’Università ( Facoltà di Lettere e Filosofia ), coltivando amicizie come quella con il futuro sceggiatore e regista Alberto Lattuada e con il poeta Vittorio Sereni. Con l’appoggio dell’editore Arnoldo Mondadori , consorte della zia, fonda la rivista ” Camminare” in cui si occupa di critica cinematografica : sono gli anni del fascismo , della dittatura di Mussolini e, la rivista , considerata ” di sinistra” ,viene soppressa dal regime. Già negli anni trenta , Monicelli, si dedica alla regia, girando il suo primo “esperimento cinematografico”, il cortometraggio : ” Cuore rivelatore”( 1934),ispirato all’omonima opera dell’inglese E.A. Poe e realizzato con gli inseparabili Alberto Lattuada e Arnaldo Mondadori . La pellicola viene bollata dalla critica come : ” esempio di cinema paranoico” , ma il giovane cineasta non si arrende e , nel 1935, ci riprova con il lungometraggio ” I ragazzi della via Paal ” inviato alla Mostra Internazionale del cinema di Venezia per concorrere nella sezione “film a passo ridotto”. Vincendo il primo premio, conquista l ‘opportunità di lavorare come “ciacchista” nella produzione del film di Gustav Machaty, “Ballerine”, presso gli studios Pisorno , fondati a Tirrenia , dal commediografo Giacomo Forzano. Nel 1937 , con lo pseudonimo di Michele Badiek , dirige il film amatoriale : ” Pioggia d’estate” ,coinvolgendo nella lavorazione parte della sua famiglia e dei suoi amici . Terminata l’Università a Pisa (1941 ), dopo aver ritardato il momento della laurea per attendere la chiamata alle armi ,poichè come ricordava lui stesso in un ‘intervista :” All’ indomani del giuramento fascista , bastava presentarsi alla laurea vestiti da militari e non occorreva nè tesi nè altro . Così è stata la mia laurea , non so nemmeno se è valida “, si nasconde a Roma fino al 1944 per evitare l’internamento in Russia . Gli anni del dopoguerra sono difficili , perchè segnati dagli stenti della Ricostruzione e dalle illusioni di un governo finalmente popolare e, tali, sono anche per il Nostro che deve affrontare il suicidio del padre, così commentato più avanti : “Ho capito il suo gesto ; la politica lo aveva privato ingiustamente del suo lavoro e , anche a guerra finita , sentiva di non avere molto da fare qua “. Lasciatosi alle spalle la dolorosa parentesi della guerra (1937-1944) , nel 1945, Monicelli riceve l’incarico di aiuto-regista nel film d’esordio del regista Pietro Germi e nel 1946 incontra il regista Steno con il quale firma la sceneggiatura di ” Aquila nera” e inizia una proficua collaborazione ne ll’ideazione di pellicole quali: “Guardie e ladri” (1951) con Totò e Aldo Fabrizi. Il sodalizio ,però si interrompe nel 1957 e il regista toscano gira in solitaria “Padri e figli” , film con il quale si aggiudica il premio al miglior regista al Festival di Berlino . Nel 1958 , la svolta : ” I soliti ignoti” , comica Banda Bassotti nostrana, delinea i caratteri della nuova “commedia all’italiana” e battezza ” l’attore impegnato” Vittorio Gassman ,” attore comico” , mentre nel 1959 arriva ” La grande guerra”con due protagonisti d’eccezione, Vittorio Gassman e Alberto Sordi nei panni di soldati italiani per niente valorosi e disposti ad immolarsi per la Patria . A causa di questa rappresentazione anti-retorica e non eroica della guerra , la pellicola viene censurata e vietata ai minori di diciotto anni ; tuttavia grazie alla sceneggiatura di Age e Scarpelli e di Vincenzoni, capaci di combinare con maestria comicità e toni drammatici, ( ispirati dal racconto di Guy de Maupassant, “I due amici “e ai romanzi di Lussu e di Jahier , “Un anno sull’Altopiano ” e ” Con me e con gli alpini “), il film vince il Leone d’oro al Festival di Venezia ex aequo con il ” Generale della Rovere ” di Roberto Rossellini e ottiene una nomination all’Oscar . Nel 1963 è la volta de :” I compagni ” ; Marcello Mastroianni , Renato Salvatori e Annie Girardot interpretano una storia di sindacalismo e di fratellanza operaia che vale una seconda nomination all’Oscar, per la sceneggiatura. Negli anni Sessanta , si affaccia sul grande schermo una sgangherata e improbabile armata di cavalieri medievali , capitanata da Vittorio Gassman : ” L’armata Brancaleone” ( 1966) , che tra una Crociata e l’altra, inventa il frasario di un ‘inedita lingua maccheronica. Nel 1968 ” La ragazza con la pistola”, Monica Vitti , sdoganata dai ruoli di donna avviluppata nelle spire dell’incomunicabilità , compie una impacciata e goffa vendetta d’onore nella Sicilia sessista e omertosa , affetta da ” smodato patriarcalismo” . Gli anni Settanta raccontano un ” Romanzo popolare” (1974) e le zingarate degli ” Amici miei “, Ugo Tognazzi, Philippe Noiret e Gastone Moschin ( 1975- 1976 ) . Nel 1977 le inquietanti atmosfere degli anni di piombo segnano ,per il cinema, la fine dell’era della commedia e fanno da sfondo alla tragica e struggente vicenda del ” Borghese piccolo piccolo”, (omonimo romanzo del 1976 di Vincenzo Cerami ) , – Alberto Sordi, padre pronto a vendicare l’uccisione del figlio ( Vincenzo Crocitti) ,tramutandosi in uno spietato e sanguinario assassino-giustiziere: il film fa incetta di riconoscimenti , tre David di Donatello e quattro Nastri d’argento. Gli anni Ottanta sono dominati dal ” Marchese del Grillo ” ( 1981) , dandy ante litteram, ricco proprietario terriero con le fattezze di Alberto Sordi che ,nella Roma papalina del 1809 ,sconvolge con la sua condotta e il suo atteggiamento ribelle, la parentela conservatrice e autoritaria . Grande è l’ abilità dell’attore romano nel costruire, con la mimica, delle maschere popolari ciniche e grottesche, come grande è il talento del regista nell’articolare giochi di puro intrattenimento teatrale ( grazie ai quali viene premiato con l’Orso d’argento al Festival di Berlino del 1982). Nel 1985 l’esaltazione della figura femminile in ” Speriamo che sia femmina ” , spazza via il maschilismo di molte pellicole del passato. Nel 1991 la caustica rappresentazione della famiglia media italiana, culminante nel finale scioccante di : ” Parenti serpenti” , svela e mette in risalto la difficoltà dei rapporti intergenerazionali. Gli ultimi anni di Mario Monicelli sono scanditi dall’attivismo politico ,al fianco del PCI ( nel 2010 ,poco prima di morire , realizza il cortometraggio di protesta contro i tagli alla cultura : ” La nuova armata Brancaleone” ), dalle regie teatrali , dai film per la televisione ( ” Come quando fuori piove del 2000) e dai documentari (” Un amico magico : il maestro Nino Rota ” del 1999). Uomo anticonformista , ha difeso il diritto alla libertà, opponendosi alle prepotenze e agli abusi del potere ,rifiutando i luoghi comuni di una morale logora , traboccante di modelli esistenziali vuoti e stereotipati . Questa, la sua voce : ” Quello che in italia non c’è mai stato , è una bella botta, una bella rivoluzione , rivoluzione che non c’è mai stata in Italia . C’è stata in Francia, in Russia , in Germania. Dappertutto meno che in Italia . Quindi ci vuole qualche cosa che riscatti questo popolo che è sempre stato sottoposto , sono trecento anni che è schiavo di tutti .” Che cos’è un uomo in rivolta? . Lo scrittore e giornalista francese Albert Camus , in un suo saggio del 1951 , così sentenziava : ” L’uomo in rivolta è un uomo che dice no “, questo era Mario Monicelli.