Genova. E’ il 30 Dicembre del 1932 , quando Ettore e Maria Villaggio, rispettivamente un geometra di origine palermitana e un ‘insegnante di lingua tedesca nativa di Venezia, mettono al mondo due gemelli : Paolo e Piero. L’Italia guarda al fascismo come ad una forza rigeneratrice della politica e della società italiane . Mussolini è il duce “pacificatore” , capace ,con la sua incorruttibilità e forza morale, di riunire, sotto la sua egida, le due istituzioni in sempiterna lotta : lo Stato e la Chiesa . L'” homo novus “, appronta un piano di riforme per risollevare il Belpaese dalla crisi economica seguita al crollo della Borsa americana del ’29 : dapperttutto si costruisce , si bonifica , si risana . Gli istituti finanziari , IMI ( Istituto mobiliare italiano) e IRI (Istituto di ricostruzione industriale ) sono chiamati ad assolvere il ruolo delle banche fallite , elargendo ed erogando , in prestito, capitali alle imprese e ai privati cittadini . Il grande capo che , da tempo, la Nazione aspettava , in grado di placare i venti sovietici soffiati sul mondo dal bolscevico Lenin e, di sedare , con l’azione dei suoi squadroni armati, ogni fermento socialista condito con una manciata di sindacalismo anarchico, è arrivato. ” Lo Stato è al di sopra degli individui : è un valore supremo in cui la collettività deve rispecchiarsi ” , bandisce il filosofo di regime , Giovanni Gentile ; ” Il fascismo è una perversione della ragione” , gli fa eco l’oppositore liberale , Benedetto Croce ; ” Il fascismo è un fenomeno radicato nell’ insoddisfazione della classe piccolo-borghese ” , chiosa dal carcere ” il rosso ” , Antonio Gramsci . Nel Paese di “fresca ” unificazione in cui crescono dissidi e fermentano rancori di parte , i bambini e i ragazzi sono costretti a marciare in ridicole parate, scimmiottando soldati adulti e generali di professione. Indottrinati dal verbo della propaganda , tra i banchi della scuola elementare “Diaz” , ritroviamo i nostri due gemelli , alle prese con dei programmi didattici che dichiarano palesi intenti di “fascistizzazione” dell’ istruzione. Paolo è inquieto, ribelle e mal sopporta le regole e le rigide convenzioni dell’educazione borghese . Piero, invece, è timido , riflessivo, pacato , ubbidiente . L’infanzia scivola via veloce : finiscono i giochi ; la condivisione della fantasia lascia il posto alle incomprensioni dell’adolescenza e agli orrori della guerra . Il secondo conflitto mondiale depreda gli individui della loro umanità e ,affermando la legge di una bestiale spietatezza , baratta i privilegi con privazioni e ristrettezze. La famiglia Villaggio , come tante, affronta il sopruso e l’abuso quotidiano della follia , aspettando che “la nottata” , di eduardiana memoria , passi. Un carro armato americano, un giorno, si ferma davanti alla loro abitazione , distribuendo bottiglie di Coca Cola e cibi in scatola , al grido di : ” Peace and freedom ( pace e libertà ) ! ” . Mentre gli abitanti dello Stivale intraprendono il miracolo della Ricostruzione , Paolo si cimenta negli studi classici terminati i quali, inizia , senza concluderli, quelli di Giurisprudenza . Gli anni Cinquanta , sono gli anni dell’amicizia con Fabrizio de Andrè , così, quest’ultimo la descriveva : ” Ho incontrato Paolo , per la prima volta a Pocol , sopra Cortina ; io ero un ragazzino arrabbiato che parlava sporco ; gli piacevo perchè ero tormentato e lui lo era altrettanto , solo che era più grande di me e allora subito si investì della parte del fratello maggiore e mi diceva di non dire le parolacce per mettermi al centro dell’attenzione ” . Un ‘amicizia scandita dalle sonorità di un ‘intesa complice , artefice di scherzi terribili , veri e propri manifesti di genio e sregolatezza . Un legame affettivo che diventa , presto, canzone : da ” Il fannullone” , che sembra delineare , in modo ironico , l’esistenza dissipata condotta dai due ( ” Senza pretese di voler strafare / io dormo al giorno quattordici ore/ anche per questo nel mio rione / godo la fama di fannullone ) , a “Carlo Martello ritorna dalla battaglia di Poitiers ” , incisa dal cantautore genovese nell’ album del 1967, ” Volume 1″ . Dopo aver conosciuto nei pressi del lido di Genova la futura moglie, Maria Albites e ,aver fatto diverse esperienze lavorative come cameriere e speaker della BBC , Villaggio approda al mestiere di intrattenitore e cabarettista sulle navi da crociera , al fianco dell’ introverso , amico cantastorie , Faber . Negli anni Sessanta , finalmente , conquista l’agognato posto fisso : è assunto, in qualità di impiegato , presso l’Italsider ( nota industria siderurgica italiana ) . Lo scenario aziendale , animato da personaggi da tragicommedia e , costellato di soprusi e di arrivismi, fornisce al Nostro lo spunto per la creazione di storie ruotanti intorno ad un personaggio, prototipo dell’uomo -medio , perseguitato dalla sfortuna e beffato da un’ insanabile mediocrità . Nasce così , negli uffici di un’azienda , la maschera di : ” Fantozzi . Ragionier Ugo” . Ma procediamo con ordine. Villaggio, nonostante l’impiego sicuro , continua ad esibirsi nei piccoli teatrini della sua città con la Compagnia teatrale di Mario Baistrocchi, composta da attori e ballerini non professionisti , in spettacoli di satira che prendono di mira i politici locali e nazionali. Da qui alla televisione il passo è breve : è il 4 Febbraio del 1968 , quando l’attore genovese , grazie all’intuito del giornalista romano Maurizio Costanzo conosciuto nel 1967 in un Cabaret romano , esordisce sul piccolo schermo , conducendo il varietà : ” Quelli della domenica ” e , prestando corpo e voce, sia al sadico e aggressivo Professor Kranz , pseudo prestigiatore teutonico che coinvolge il pubblico in sala , in trucchi di magia puntualmente svelati , sia al goffo e impacciato impiegato , Giandomenico Fracchia . La sua è una conduzione insolita per l’epoca , caratterizzata da una comicità cinica e scorretta , imperniata su di un lessico surreale e impietoso con il quale è solito raccontare, in terza persona , attraverso dei monologhi , le sciagurate e infauste peripezie di un imbranato ragioniere , tale Fantozzi. Nel 1969 è ancora” Domenica , ma senza impegno ” , trasmissione televisiva nella quale rinterpreta il personaggio di Giandomenico Fracchia ,portandolo alla sua forma definitiva di fratello nevrotico e timoroso del più triviale e istintivo Fantozzi . L’aria e la mimica incerte ,il tono della voce “sfiatato” e una serie di ” feticci ” scenici e verbali quali : la poltrona a sacco in cui non riesce a sedersi e i tortmentoni verbali , del tipo ” Com’è umano, lei! ” , ” Mi si sono intrecciati i diti “, “Mi ripete la domanda? “, determinano il successo della parodia . Negli anni Settanta , Villaggio decide di pubblicare su giornali quali : ” L’Europeo ” e ” L’Espresso ” , i monologhi di Fantozzi e , nel 1971 , di trasformare gli stessi in un libro , dal titolo : ” Fantozzi” , divenuto , nel giro di poche settimane , un best seller tradotto in molte lingue ( vince , infatti, in Russia , il premio Gogol come “Migliore opera umoristica”) . Nel 1974 pubblica il secondo capitolo della “saga Fantozziana” : ” Il secondo tragico Fantozzi ” in cui perfeziona la vis comica del personaggio e in cui si scorgono molteplici influenze letterarie (“Le miserie di Monsù Travet” – 1863 , del giornalista e scrittore piemontese Vittorio Bersezio , le grige sagome di impiegati dello scrittore russo Gogol e il “Candido “sventurato del francese Voltaire ). Soltanto nel Marzo del 1975 , Fantozzi e le sue gesta irrompono sul grande schermo, con la pellicola prodotta dalla “Rizzoli film “: ” Fantozzi” , diretta dal regista Luciano Salce, in tandem con gli sceneggiatori Leo Benvenuti e Piero de Bernardi che replicheranno nel 1976 , dati gli incassi sbanca – botteghino , con “Il secondo tragico Fantozzi ” . Il ragioniere tozzo e sgraziato , con la pelle color topo e i capelli giallo sabbia, vestito in modo improbabile : giacca infeltrita , con mutandoni e pantaloni ascellari e un basco in testa, accanto al quale compaiono una serie di familiari e di colleghi di lavoro strampalati , vedasi la poco avvenente moglie Pina ( Liù Bosisio poi sostituita da Milena Vukotic) , la figlia ” babbuina” e ottusa, Mariangela ( Plinio Fernando) , il Ragionier Filini ( Gigi Reder) , l ‘avvenente segretaria , donna -amante ideale , Signorina Silvani ( Anna Mazzamauro) , il ruffiano e guascone geometra Calboni ( Giuseppe Anatrelli), accompagna Villaggio fino al 2000 ( la serie dei Fantozzi degli anni ’80 e ’90 vedono, però, un cambio di regia con Neri Parenti e Domenico Saverini subentrati a Salce e, svariate defezioni del cast originale ) . Il comico genovese , tuttavia , nella sua carriera , ancora in corso, ha alternato al” Cinema commerciale” e ai” film di cassetta” , produzioni “impegnate ” per le quali ha ottenuto riconoscimenti in prestigiosi Festival da : ” La voce della luna “( 1989) del regista Federico Fellini ( David di Donatello 1990) , film elogio del silenzio , nemico del frastuono contemporaneo a “Il segreto del bosco vecchio ” del regista Ermanno Olmi ( Nastro d’argento 1994) .Da segnalare , inoltre, è il Leone d’oro alla carriera assegnatogli nel 1992 alla Mostra del cinema di Venezia ,in quanto unico” attore leggero” ad averlo ricevuto . Come pure significativi sono i suoi lavori teatrali ( l’ ” Avaro ” di Moliere con la regia di Giorgio Strehler del 1996 e i soliloquii Cechoviani /Pirandelliani di matrice autobiografica , ” Delirio di un povero vecchio ” del 2000-2001 e ” La Corazzata Potemkin è una cagata pazzesca” del2012 ) ; le sue pubblicazioni narrativo-giornalistiche ( tra le altre “Storia della libertà di pensiero del 2008) e gli editoriali curati dal 1968 al 2009 per i quotidiani ” Paese sera ” , “L’ Unità ” e ” L’Indipendente “) . Ma è , senza dubbio , Fantozzi , il personaggio che ha segnato la vicenda artistica di Villaggio, come Charlot ha segnato quella di Chaplin e, Totò , quella del Principe de Curtis e, insieme, il nostro immaginario . La sua esistenza infelice , la sua debolezza remissiva , l’ arrendevolezza di fronte ad un Destino avverso , che non si può cambiare : lo rendono più vicino a noi spettatori . Chi di noi, del resto, non si è mai sentito ,almeno per un momento , l’ultimo della classe o l’ultima ruota del carro ?; chi non ha mai provato l’urgenza di ribellarsi alla cultura preconfezionata e agli stereotipi di una moda imposta dal “Sistema” , urlando a squarciagola :” La corazzata Potemkin è una cagata pazzesca” ? ; chi non si è sentito , per un’ora o per un mese , impotente al cospetto di un potere meschino , qualunquista , baldanzoso delle sue reità lasciate impunite , delle sue scaltre furbizie inevase , perchè compiute , sempre, dalle medesime facce note alla compiacenza omertosa ?. Ma siamo davvero sicuri che Fantozzi sia un perdente?; e ,se , invece, gli sconfitti fossero i vari Megadirettori e le varie Contesse Serbelloni Mazzanti Vien dal mare ? Se quella del Ragioniere più tartassato d’Italia , non fosse un imbecille servilismo , ma l’intelligenza di chi ha capito che il segreto dell’esistenza sta nel desiderare ciò che si ha e non nell’avere ciò che si desidera ? . In fondo Fantozzi , dopo una giornata di umiliante lavoro ,nella sua casa in affitto , nel suo salotto dozzinale , sul suo divano avvolto nella plastica, trova comunque ad attenderlo un’ amorevole e comprensiva compagna di iattura , disposta a prendere per mano e a perdonare la sua immatura viltà , mentre il potente di turno , all’interno della sua lussuosissima suite d’albergo , su di un divano in pelle umana : è solo o ,forse , in attesa di una finta compagnia , reclutata a pagamento ,perchè assecondi ogni suo disdicevole capriccio . Un pensatore ignorato dai consessi della filosofia ufficiale ,Paolo Martinetti , nel suo” Breviario spirituale” ,a proposito della vanità del potere, ha scritto : “Il ricco vanitoso fa , di ciò che è soltanto un segno , un particolare accessorio , il fine essenziale della sua vita : ciò che gli sta a cuore non è di essere potente, generoso , influente , ma di parere , parere ad ogni costo, anche a prezzo dell’essere. Pur di aspirare il fumo gradito della lode, egli sacrifica a questa vanità anche gli stessi beni reali ,la salute , la ricchezza , la buona coscienza . Trascinato dalla passione tirannica ,egli finisce per sacrificare ciò che dovrebbe essere in cima alle sue aspirazioni , il buon nome : accecato dalla sua debolezza , avido della lode ad ogni costo , chiude gli occhi sull’oggetto della lode o sulla qualità di coloro che lo lodano e finisce per cadere nel ridicolo . Una quantità considerevole dell’attività umana è spesa per acquistare la considerazione pubblica. Per apprezzare al suo giusto valore l’opinione altrui basta riflettere sulla superficialità e futilità dei pensieri , sulla bassezza dei sentimenti , sull’assurdità delle opinioni che si riscontrano nella maggior parte dei cervelli . E allora impareremo a vivere più per noi che per gli altri , con maggiore sicurezza e naturalezza , con maggiore preoccupazione per i beni e i mali reali : così guadagneremo non soltanto in tranquillità d’animo , ma anche in saggezza e in felicità”.
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