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Camusso: il Paese non si salva se non si salva il lavoro

ROMA-E’ il Lavoro il protagonista di questa grande giornata di mobilitazione in Piazza San Giovanni a Roma, indetta dalla CGIL. E’ il lavoro che migliaia di uomini e donne hanno visto svanire sotto i loro occhi dal 2008 ad oggi e che altri vedono in bilico perchè le loro aziende chiudono o riducono la produttività, oppure decidono di lasciare l’Italia. Ma è anche il Lavoro che bisogna rimettere al centro della vita del Paese con una politica industriale che assicurari un futuro di innovazione all’industria e ai servizi, sostenendo gli investimenti. E’ il Lavoro che bisogna creare con un intervento straordinario per favorire, in particolare, l’occupazione giovanile e femminile. E’ il Lavoro che non può vedersi ridurre i diritti in nome di una recessione di cui non si intravede la fine.
La storica Piazza San Giovanni a Roma si è trasformata, in occasione della manifestazione nazionale della CGIL, in un ‘villaggio del lavoro’ in cui per tutta la giornata, fino alle 17.30, si è alzata la voce delle lavoratrici e dei lavoratori di ogni settore, dal metallurgico al pubblico impiego, provenienti da ogni regione d’Italia, perchè la crisi non risparmia nessun settore e territorio. Le loro storie si sono alternate sul palco e nei circa trenta gazebo che colorano la piazza.
“Una piazza straordinaria e una mobilitazione insolita per dimostrare che siamo ancora una volta al fianco dei lavoratori e delle lavoratrici che pagano lo scotto della crisi e di cattive politiche”. E’ con queste parole che il Segretario Generale della CGIL, Susanna Camusso ha aperto il suo intervento a conclusione della grande giornata di protesta che la CGIL ha promosso per oggi in Piazza San Giovanni a Roma. “Le immagini di questa piazza – ha proseguito – rimarranno impresse nel tempo per contrastare il silenzio e la solitudine in cui i lavoratori si trovano ad affrontare il problema dell’occupazione. Tra di loro – ha insistito Camusso – non ci deve essere solitudine ma lavoro da rivendicare”. Le voci e i volti che oggi hanno animano la piazza sono quelli della “parte sana che ha costruito il nostro paese”. Quella di oggi è stata una manifestazione, che nella sua modalità, ha voluto far vedere i volti della crisi a chi li ignora.
“Assistiamo ad una straordinaria ingiustizia di un paese in cui non vengono fatti provvedimenti che guardano al lavoro”. A questo proposito Camusso ha richiamato l’attenzione sulle difficili condizioni che vivono i lavoratori cassaintegrati delle aziende in crisi, che non possono essere considerate “aziende decotte” ma “patrimonio del nostro paese”. Ha ricordato chi il lavoro l’ha già perso e chi è nel limbo come gli ‘esodati’, chi è schiavo del lavoro sommerso, e i tanti giovani che “ci guardano perchè il loro guardarci è la risposta per il futuro”. Ma Camusso ha citato anche le tante donne lavoratrici che hanno perso il lavoro perchè hanno scelto di diventare madri e si sono viste presentare il foglio delle dimissioni in bianco. Per la CGIL la speranza è che le numerose vertenze ancora aperte al Ministero trovino una soluzione perchè “rinvio, dopo rinvio si avvicinano le chiusure. Il 3 novembre non si spengano i forni dell’Alcoa, ma si elaborino misure sull’energia per far continuare la produzione”.
Inoltre, il Segretario Generale della CGIL è tornata a ribadire la forte contrarierà ad una politica di solo rigore che non ha fatto altro che peggiorare la situazione già critica del nostro Paese, “per fare ciò che è stato fatto – ha detto – non c’era bisogno di mettere dei professori al governo”. In quanto alla legge di stabilità, Camusso ha sottolineato come le modifiche dovranno essere “molte e profonde”, poiché “solo qualche modifica non riduce l’iniquità”. “Il Governo – ha proseguito la leader della CGIL – ha condizionato il presente e se con la legge di stabilità crede di condizionare anche il futuro, noi lo impediremo e non ci arrenderemo”.
Infatti, dal palco Camusso ha annunciato che la mobilitazione non si fermerà. Il 14 novembre la CGIL sarà di nuovo in piazza insieme ai sindacati europei per cambiare le politiche nazionali e non solo, perchè “non c’è modo di salvare il Paese se non si salva il lavoro. E’ necessario innanzitutto – ha insistito – curare il lavoro”. E’ forte il messaggio lanciato dal Segretario Generale a conclusione del suo intervento: “se le persone non hanno il lavoro non riescono più ad avere una vita tranquilla, noi siamo qua per farle tornare a sorridere. Non ci rassegnamo, questo paese lo cambieremo!”.

Redazione

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