Stia è un comune italiano di 2.990 abitanti della provincia di Arezzo. Il nucleo principale del centro abitato sorge alla confluenza del torrente Staggia con il fiume Arno.
Nel passato ha svolto un ruolo importante nell’economia locale la produzione del panno casentino, per la fabbricazione del quale venne costruito e più volte ampliato un importante lanificio.
Dal 1973 si tiene a Stia la Biennale europea dell’arte fabbrile, alla quale si è successivamente aggiunto anche il Campionato del mondo di forgiatura.
Secondo i dati ISTAT al 31 dicembre 2009 la popolazione straniera residente era di 325 persone. Le nazionalità maggiormente rappresentate in base alla loro percentuale sul totale della popolazione residente.
Il borgo è stato una delle location del film di Leonardo Pieraccioni “Il ciclone”
Stia è gemellato con: Kolbermoor (GERMANIA); Olbernhau (GERMANIA); Mynämäki (Fillandia); Bad Hall (AUSTRIA); Ybbsitz Oude (BASSA AUSTRIA) Ijsselstreek (PAESI BASSI)
La pieve di Santa Maria Assunta è un edificio sacro che si trova in piazza Tanucci, a Stia.
Si può considerare come uno degli edifici romanici più interessanti del Casentino. La sua costruzione risale al XII secolo.
Il più antico documento pervenutoci in cui viene menzionata la Plebe di Sancta Maria sito Stagia risale al 1017.
L’attuale pieve venne riedificata sopra a quella primitiva intorno al 1150 dai Conti Guidi che nei pressi vi fecero costruire il loro sepolcreti. In occasione di alcuni lavori di restauro effettuati nel 1956 venero alla luce due tombe in pietra, situate sotto un grande arco a tutto sesto. Sul sepolcreto era riportata la data del 1298.
Della struttura originaria rimangono, all’esterno, soltanto i muri laterali. L’abside e la facciata furono demolite nel XVIII secolo. Nel 1776 per ingrandire la piazza antistante fu demolita la prima delle sette campate della chiesa e ricostruita l’attuale facciata settecentesca. L’interno a tre navate, spartite da colonne monolitiche di arenaria, conserva lo stile romanico. La navata centrale ha il tetto a capriate visibili, le laterali hanno la copertura a vela di epoca settecentesca.
Molto interessanti i capitelli, tutti diversi tra loro, di forma rozza e primitive, nei quali si alternano figure di animali e figure umane con motivi floreali stilizzati.
Tra il 1970 e il 1974 vennero effettuati altri lavori di restauro che riportarono l’edificio alle originarie forme romaniche. Durante quei lavori sono venute alla luce la zona presbiterale e l’abside con parte dell’altare ad ara di una chiesa preesistente di dimensioni più piccole; nella navata centrale vennero in luce i resti di due colonne cilindriche in murature di oltre un metro di diametro, reperti che furono catalogati come opere di epoca etrusco – romana.
Tali resti si possono osservare dalle grate situate sul pavimento ai lati dell’altare maggiore.
Fonte dati Wikipedia
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