“Quanto sei bella , Roma ! . Stanotte , guardarti dormire è un gran piacere ! . Stanotte , è una notte d’autunno , ma non tira nemmeno un po’ di vento ; il cielo è sereno : le nuvole , finalmente, sono andate a nascondersi dietro i sette colli . Le stelle sembrano tanti occhi spalancati sulle tue rovine , sulle tue basiliche , sui tuoi giardini e , la luna, infida , sfiora Trinità dei Monti e bacia il Colosseo . Da tempo, Roma mia , non venivo a farti compagnia , ma ora sono tornata : Nannarella tua , vuole farti un ‘altra serenata . Dal Pincio , in questa serata chiara chiara , si vede l’Altare della nostra Patria , che custodisce le spoglie di un suo figlio ignoto , caduto , combattendo una guerra non sua ma : dei ” Più” . Qualche metro in là , anvedi chi c’è ? : il Quirinale , con il suo palazzo presidenziale e , tra i tetti di travertino delle case , fa capocetta pure il Cupolone di S. Pietro . Che spettacolo , Roma bella, ancora ti ricordo : non ti posso dimenticare e , non un fiore ti voglio dare , ma cento . Roma , gli anni passano e di me chi si interessa ? : ‘sti giovani , li vedi ? , vanno di fretta ; non si fermano per capire , per chiedere chi è questo o chi è quello ? , se no, gli pare di morì !. Guarda ‘sti due ragazzetti : sono carucci ; lei ha un visino delicato , da ninfetta e , lui, tutto serio e impostato sembra un vecchio soldato . Eh , l’amore ! ; Roma mia : lontana è ,per me, la eco della sua dolce malìa. Come gli vorrei parlare di me , della vita e di tanto altro ! : chissà, se mi ascolterebbero . Roma , ho deciso : ci provo ; interrompo l ‘idillio e comincio a conferire . A ragazzì , dico a voi , sì voi due : venite qua ! ; vi devo raccontare una storia antica, una storia che non ha età ; la sua protagonista , eccola , sono io , mi chiamo Anna . Sono Anna, Nannarella Magnani ; ‘sti occhi cerchiati , ‘sto sorriso sofferto e ‘ sta voce profonda , non vi diranno niente , ma a mamma e a papà , a nonna e a nonno : sì , di certo. Dicono di me , che sono stata una grande attrice : l’ interprete della romanità insieme con Aldo Fabrizi e Alberto Sordi . Troppe cose, si dicono, sul mio conto e non tutte vere!. Lo vedete quel mucchio di case, là in fondo? : si chiama Porta Pia ; lì nacqui il 7 Marzo del 1908 . L’ amaro , non mi è stato risparmiato : appena venni al mondo , i miei genitori si diedero alla fuga . Mio padre non lo conobbi mai : pare fosse un calabrese , il cui cognome era Del duce ; potevo essere figlia del duce , io ? . Mia madre Marina , era una sarta di Fano : si gettò tra le braccia di un egiziano , in realtà , un austriaco miliardario che la condusse ad Alessandria d’ Egitto per sposarla , regalandole un’ altra famiglia . Io rimasi a Roma e crebbi con cinque zie : zia Dora , zia Maria, zia Italia, zia Rina e zia Olga e c’era anche uno zio , zio Romano. L’infanzia procedè tra la scuola di suore francesi e gli studi di pianoforte : senonchè un giorno , fattami grandicella , a quindici anni , decisi di raggiungere la mamma. Quell’ esperienza fu dolorosa ; tra di noi : non un gesto d’ affetto , per lei ero solo un impiccio e , così , fatto ritorno a Roma, smisi di suonare il pianoforte e cominciai a recitare. Nel Gennaio del 1927 , a diciannove anni, iniziai a frequentare un attore romano, Paolo Stoppa, che mi portò in una scuola : l’ ” Eleonora Duse” , diretta da Silvio D’amico il quale , vedendomi recitare , disse – Non recita , vive le parti che le vengono assegnate ; è già un ‘attrice , la scuola non può insegnarle molto di più di quello che ha già dentro di sè – . La mia insegnante fu : Ida Carloni Talli e mi seguì , finchè , nel 1929 entrai ,prima nella compagnia Vergani-Cimara di Dario Nicodemi e , poi, in quella di Antonio Gandusio . Eh, gli inizi ! ; il teatro, il palcoscenico…. quanta polvere su quelle tavole !, quante risate e quanti applausi ! : rieccheggiavano dalla sala fino in strada , come il fragore delle bombe sganciate su di noi dagli aerei alleati e tedeschi durante la seconda guerra mondiale! . Poi , l’ avanspettacolo, il varietà , la rivista accanto ai fratelli De rege e a Totò e l’esordio al cinema : il grande schermo fu una lusinga . Dai ruoli secondari in ” Scampolo ” ( 1928) del regista Augusto Genina e in ” La cieca di Sorrento ” (1932) di Nunzio Malasomma , passai , in breve tempo, a quelli di protagonista in ” Teresa venerdì “( 1941) di Vittorio de Sica e in ” Campo de’ fiori” ( 1943) di Mario Bonnard , con Aldo Fabrizi . Ma la gioia più grande fu quella di diventare madre : il 23 Ottobre del 1942 , infatti, venne alla luce mio figlio Luca . Del padre non mi importava nulla ; era un attorucolo : un certo Massimo Sterato con il quale tradì l’uomo che avevo sposato il 3 Ottobre del 1935 , il regista Goffredo Alessandrini . Il giovanotto , scapricciatosi, mi abbandonò con la creatura in grembo e , Amen! ; la storia terminò . L’ amore , ragazzì, si può rivelare una vera fregatura! ; voi , adesso, vi amate , ma domani ? . In quel periodo , nel 1942 , per crescere Luca mio, che a tre anni si ammalò di poliomelite , rinunciai a girare la pellicola del raffinato regista Luchino Visconti : ” Ossessione” e, fui sostituita da Clara Calamai ; quello che si fa per un figlio, non si rinnega! . Nel 1945, avvenne l’incontro che cambiò la mia esistenza : il regista Roberto Rossellini mi scelse come protagonista per il film , manifesto del Neorealismo, ” Roma città aperta” in cui recitai ancora una volta , al fianco di Aldo Fabrizi . Che emozione , fu , per me, interpretare l’ultima scena, rimasta nella storia del cinema : in una tetra Capitale , giunta alle soglie della Liberazione, ma ancora umiliata dalla follia hitleriana , la corsa disperata di una donna dietro ad un camion di soldati tedeschi , che trasporta dei prigionieri antifascisti , tra cui il suo compagno, destinati alla fucilazione e che, oppostasi con urla disperate , viene uccisa , senza pietà dalla ferocia di un mitra nazista . Vinsi il mio primo Nastro d’argento con questo film , cui sarebbe seguito anche quello per : ” L’onorevole Angelina” (1947), di Luigi Zampa con cui mi aggiudicai poi, un Leone d’oro alla Mostra Internazionale del cinema di Venezia e la Coppa Volpi . Gli anni condivisi con Rossellini furono intensi ,ma il rapporto si interruppe bruscamente nel 1948 e , con esso, la nostra collaborazione : gli concessi un ‘ultima interpretazione nella pellicola in due atti “L’amore” ; il primo era un lungo monologo al telefono di una donna abbandonata dal compagno , tratto dal dramma ” La voce umana” del francese Jean Cocteau , mentre il secondo era la storia di una popolana invaghitasi di un giovane, (Federico Fellini ), credendolo S. Giuseppe . Ottenni il terzo Nastro d’argento , ma rimasi nuovamente sola e, consapevole che, l’uomo che più di tutti avevo amato, amava , ricambiato , un ‘altra donna , un’altra attrice : la bellissima e ,più giovane di me di qualche primavera , Ingrid Bergman . Terribile, fu girare alle Eolie , nel 1949, il film : ” Vulcano” , sapendo che , dappresso , lui e la sua novella Musa ispiratrice, stavano lavorando alla pellicola ” Stromboli , terra di Dio “. La stampa , allora , ricamandoci su , parlò di ” Una guerra tra vulcani”. Nel 1951 e nel 1956, mi riappropiai della mia dignità di donna e di attrice, strappando ancora altri due Nastri d’argento , con i film : ” Bellissima ” di Luchino Visconti , sceneggiato da Cesare Zavattini e ” Suor Letizia : il più grande amore” di Mario Camerini . Un insuccesso clamoroso fu, invece, la pellicola che interpretai con la regia del mio ex marito , Goffredo Alessandrini : ” Camicie rosse” in cui impersonavo la indomita consorte dell’ “Eroe dei due mondi”, Anita . Una leggenda dice che chi lancia una moneta nella Fontana di Trevi o in un’altra delle vasche della città, è costretto a farvi ritorno . Io, non sono mai allontanata da qui nemmeno quando , nel 1956, vinsi l’ Oscar come migliore attrice protagonista per il film di Daniel Mann, con Burt Lancaster : ” La rosa tatuata” ; mi chiesero di andare a ritirare quel premio in America , ma rifiutai e , quest’ultimo, fu consegnato dal comico del momento Jerry Lewis , all’ attrice Marisa Pavan , lì presente , poichè candidata per lo stesso film , nella categoria ” miglior attrice non protagonista” . Vinsi anche : il “Bafta” e il “Golden Globe” : non potei , però, cullarmi sugli allori e ,nel 1958, mi rimisi all ‘opera , interpretando la pellicola ” Selvaggio è il vento” di George Cukar grazie alla quale conquistai un David di Donatello e la seconda nomination all ‘ Oscar. Agli attori , capita spesso di immedesimarsi in un personaggio a tal punto da viverlo nella carne : è il caso della mia Egle , un ‘antieroina , una detenuta che , in carcere detta regole di cinica sussistenza all’ingenua compagna di reclusione, Lina ( la trasognata Giulietta Masina ) , protagonista del film di Renato Castellani , del 1959 ” Nella città , l’ Inferno”. Arrivò puntuale , il secondo David di Donatello . Nel 1960 poi, rincontrai il ” Principe della risata”, Totò per vestire , accanto a lui, i panni di una attrice di varietà sul viale del tramonto , coinvolta , suo malgrado, in una truffa ,nella pellicola di Mario Monicelli , ” Risate di gioia” . Nel 1962, mi imbattei nello scrittore , regista e sceneggiatore bolognese Pier Paolo Pasolini il quale mi offrì il ruolo di protagonista nel film : ” Mamma Roma” ; il nostro, fu un rapporto conflittuale ; lui disse di me – “E’ stata troppo borghese ! , una romantica che vede la figura nel paesaggio , è come il pittore Pier August Renoir ; io , invece, sono sulla strada del Masaccio – . Io,dissi di lui : ” Mi ha usata ! ; il film ne risentì e, in Italia, fu un mezzo fiasco , in compenso , piacque molto ai francesi. Nonostante tutto continuammo a stimarci. Negli anni Settanta , il cinema si dimenticò di me , mettendomi da parte : mi offrivano parti inadeguate, non cucitemi addosso . La televisione fu una scaltra tentatrice e realizzai per la Rai un ciclo di tre mini- film dal titolo complessivo ” Tre donne” ovvero : ” La sciantosa , 1943 ” , in cui proposi un ‘intensa versione della canzone napoletana ” O surdato ‘nnammurato ” scritta ,nel 1915, dal poeta Aniello Califano ; ” Un incontro” e , ” L’automobile” , diretti da Bruno Nicolai e da Alfredo Giannetti . Dopo , fu il nulla : l ‘ennesimo abbandono di fronte al quale la vita mi poneva . Un giorno del 1973, però, l ‘amico Federico Fellini , mi coinvolse nel progetto : ” Roma” , un film nel quale la sua voce fuori campo mi parlava ,mentre , di notte, percorrevo le strade e i vicoli della mia città . L’uscita di scena e il congedo più giusto dal mio pubblico di estimatori fu la sequenza finale : un portone richiuso alle mie spalle , davanti alla macchina da presa . Il 26 Settembre del 1973 mi spensi per un tumore al pancreas nella clinica” Mater dei”, ai Parioli, assistita da mio figlio Luca e dall’unico uomo che volevo stringesse la mia mano nell’istante che congiunge all’ eternità : Roberto Rossellini. Non ho rimpianti : ho vissuto e , quando si vive restano , forse, soltanto dei rimorsi . L’amore mi ha ferito , ma la fama che mi sono guadagnata, ha raggiunto le menti e i cuori lontani , di chi, per vigliaccheria ed egoismo, mi ha sempre rifutato . A ragazzì, embè , che so ‘ste facce? ; vi siete annoiati , eh? ; beh , perdonatimi , ma ancora una cosa ,ve la voglio dire ! . Ascoltatemi! : se i vostri coetanei vi chiederanno chi era ‘sta Magnani ? , voi rispondetegli così – Era una donna che ha capito di essere nata attrice e ha deciso di diventarlo nella culla , tra una lacrima e una carezza di meno . Una che, per tutta la vita ha urlato con tutta se stessa per quella lacrima e ha implorato quella carezza . Poi, un giorno ci ha rinunciato , ma le ci sono voluti tanti anni e tanti errori. E adesso , andate a dormire , che è tardi ! . Oh, ora che ci penso, è tardi pure per me !. Ciao , Roma ci rivedremo tra altri cento anni : mi raccomando , non smettere di cantare la mia canzone – Anna verrà e sarà un giorno pieno di sole , Anna verrà col suo modo di rubarci dentro , di sorridere per questa libertà , noi che abbiamo un mondo da cambiare , noi che guardiamo indietro cercando di non sbagliare – ” .
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