Nord e Sud senza lavoro: per questo la casta sta per finireIn evidenza
ROMA-La matrice del fallimento della casta ce l’hanno i cittadini in mano. I politici di vecchia generazione incominciano ad avere paura. Comprendano che il popolo non li segue più, gli sta

ROMA-La matrice del fallimento della casta ce l’hanno i cittadini in mano. I politici di vecchia generazione incominciano ad avere paura. Comprendano che il popolo non li segue più, gli sta voltando le spalle, questo significa che nel 2013 può esserci quel colpo fatale all’indirizzo di quella casta che fino ad oggi ha pensato ai propri privilegi boicottando gli interessi degli italiani.
Purtroppo è troppo tardi, il tempo è scaduto, porre rimedio a trent’anni di inefficienze non c’è tempo. Le elezioni per il rinnovo delle due camere è alle porte, creare posti di lavoro in questo frangente è impossibile. Quindi la chiave di sconfitta dei politici sta nel fatto che oggi l’Italia dal nord al sud è senza lavoro. Se prima il problema riguardava esclusivamente il sud del paese, cosa voluta dai politici, perché il sud doveva essere sempre quell’incubatore di voti per sostenere le cause dei partiti, oggi non è più così: è morto proprio il nord che produceva maggiore ricchezza economica per il paese. Gli agglomerati industriali non ci sono più. Il nord si sta desertificando come è già un deserto il sud. Gli imprenditori preferiscono delocalizzare le aziende in paesi dove ci sono condizioni migliori. Le imprese soffrono l’enorme pressione fiscale determinata dalle scure del governo Monti. I consumi sono ai minimi termini, quasi siamo giunti ai primi anni del dopoguerra. Quindi ragionare in termini di crescita in un paese dove non c’è più produzione, significa raccontare favole che la gente non comprende più. Il lavoro oggi manca dappertutto, purtroppo questa classe dirigente inefficiente continua a parlare di cose irrealizzabili, quando basterebbe portare la pressione fiscale delle imprese al 20% e assicurare a chi inizia nuove imprese una esenzione per cinque anni in modo da consentirgli di portare avanti la nuova attività, compresi i contributi previdenziali, che sono il primo strumento che invoglia a chiudere una nuova attività. Purtroppo oggi nessuno vuole più fare impresa e quelle che ci sono chiudono, andando avanti così non ci sarà mai crescita e mai l’Italia esce da questa situazione. L’austerità non serve a nulla quando non c’è lavoro.